Se ne parla tanto, soprattutto quando al centro del dibattito c’è il vino, il prodotto che più di altri, è indissolubilmente legato al suo territorio di cui è da sempre ambasciatore del mondo, ma poi, in sostanza ed in cifre, quanto incide il valore del territorio nella scelta della meta di viaggio? La presenza di bellezze naturalistiche e paesaggistiche incide per il 55%, più di cultura, arte e storia (49%), cui seguono il relax (33%), il divertimento (22%) e la gastronomia (21%). A tirare queste somme è una ricerca condotta da Swg - di scena alla tavola rotonda “Qualità, potenzialità e bellezza dei territori italiani” di scena l’altro ieri a Milano, promossa dal Touring Club Italiano e Coldiretti - che ha fatto una valutazione quantitativa del valore aggiunto che apporta il territorio ai pacchetti turistici. E che dimostra come il paesaggio è quindi un elemento al quale i turisti non vogliono rinunciare: togliendo la componente ambientale da un ipotetico pacchetto turistico, infatti, il valore cala di 46 punti (passando dal valore iniziale di 100 a 54).
“Il nostro tempo - sottolinea Franco Iseppi, presidente del Touring Club Italiano - è, ormai da molti anni, contrassegnato da uno squilibrio, quasi una rottura del rapporto tra città e campagna che era stato, per secoli, espressione di un equilibrio funzionale e naturale. Ultimamente registriamo segnali di moderata, parziale e ragionevole inversione che, senza utopici ritorni al passato, può creare nuova armonia salutistica, culturale e anche economica. La componente agricola del paesaggio italiano - continua Iseppi - è importante per il viaggiatore “di conoscenza” perché il bello o il brutto che egli osserva e percepisce sono l’immagine di una armonia o disarmonia che testimonia e comunica il grado di benessere e di civiltà di una comunità. Il paesaggio è il fondamentale archivio della nostra vicenda umana, che non è solo un valore estetico, pur prezioso, ma è anche il racconto che continuamente si aggiorna e muta del nostro grado di civiltà”.
“Città e campagna - afferma il presidente della Coldiretti Sergio Marini - nella nostra storia sociale ed economica non vanno viste separate e distanti; sarebbe un errore perché da sempre rappresentano dei componenti della società in continua connessione e mutuo rapporto. Una interrelazione che ha permeato abitudini e vita quotidiana della gente che oggi più che mai riconosce i primati dell’agricoltura italiana che è divenuta leader nel mondo con primati assoluti sul piano qualitativo, ambientale e sanitario. È questa l’agricoltura - continua Marini - che Coldiretti rappresenta nella nuova stagione caratterizzata da rapporti più stretti tra agricoltori e consumatori. Un’agricoltura che vive una nuova centralità nel Paese, al servizio del bene comune”.
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