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SEMINARIO BERLUCCHI - L’UOMO AL CENTRO DELLA PRODUZIONE VITIVINICOLA: DECIDE TEMPI E MODI DI INTERVENTO SU VITE E VINO, DEVE SAPER INTERPRETARE IL CLIMA CHE CAMBIA E TRASFORMARE “IL VINO DEL FILOSOFO, BUONO DA PENSARE” IN UN VALORE COMUNE E CONDIVISO

Tra andamento climatico, sostenibilità ambientale, monitoraggio della qualità e gestione agronomica del vigneto, è sempre l’uomo l’elemento decisivo, il soggetto consapevole di un processo di interazione fra se stesso e la natura: è l’atout eìvenuto fuori dal seminario internazionale “Nuovi obbiettivi per il vino di qualità. Sostenibilità e rapporti con l’ambiente in un clima mutabile”, organizzato dallo Studio di consulenza agronomica Sata (www.agronomisata.it), con la collaborazione della Guido Berlucchi, una delle più affermate griffe italiane di “bollicine”, nel Relais Franciacorta a Corte Franca, il 5 maggio 2008.
Joël Rochard dell’Institut Français de la Vigne et du Vin non ha dubbi: “anche in cantina, la gestione delle acque assumerà sempre più rilevanza sociale, oltre che ambientale e tecnica, ma bisognerà ridurre l’inquinamento delle acque provocato dalle aziende vinicole, con tecniche specifiche, che stanno già impegnando le aziende nel trattamento dei reflui in cantina.
Il professor Luigi Mariani, agrimetereologo della Facoltà di Agraria dell’Università statale di Milano, ha spostato l’accento sui cambiamenti climatici veri o presunti, introducendo una sorta “revisionismo climatico”. “I cambiamenti climatici che hanno condizionato la viticoltura in tempi antichi e recenti - ha spiegato Mariani - rientrano nella variabilità climatica naturale, e talvolta vengono esageratamente trattati con toni allarmistici. I tempi e le evoluzioni del clima possono essere anche interpretati come mutamenti ciclici, la cui conoscenza può permettere all’uomo di operare in modo ragionato, restando ferma, però, la necessità di una migliore gestione delle risorse naturali, specialmente idriche per il bene di tutti”.
Bernard Seguin della Unité Agroclimatique Inra e membro dell’Intergovernmental Panel on Climate Ch’ange, ha illustrato “gli effetti del riscaldamento globale sulla produzione vitivinicola, europea in particolare, che per lui sono già evidenti, prospettando interventi agronomici di rimedio”. Una tesi diametralmente opposta a quella di Mariani, ma concordando con lo studioso milanese sul fatto che l’uomo deve saper interpretare il clima, adottare strategie di basso impatto e adeguare le tecniche produttive in modo da guidare la vite ed il vino in situazioni anche diverse dalle attuali”.
Leonardo Valenti, docente di viticoltura alla Facoltà di Agraria dell’Università statale di Milano, ha affrontato la discussione sia dal punto di vista agronomico che enologico e territoriale, ricordando che “l’uomo è l’elemento portante e decisivo della produzione, egli ha la responsabilità di decidere tempi e modi degli interventi su vite e vino, nella consapevolezza che queste azioni influenzano sia l’ambiente che la tipicità del prodotto”.
Pierluigi Donna di Sata, Gruppo di consulenza in viticoltura, ha descritto un innovativo sistema elaborato da Sata per la valutazione della qualità dei lavori aziendali e dell’impatto ambientale delle operazioni: attraverso un rigoroso processo di attribuzione di valori a ogni passaggio della filiera (sono stati individuati oltre 100 descrittori): “si riesce a descrivere oggettivamente il comportamento dell’azienda ed a classificarne le qualità - ha spiegato - in modo da poter fornire all’azienda un quadro preciso dei propri punti di forza e debolezza operativa, ambientale, economica, strategica”. Giacomo Mojoli, docente dell’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo e portavoce nazionale di Slow Food, ha ricordato che “è giunto il momento che “Il vino del filosofo, buono da pensare” non sia solo un valore aggiunto, ma divenga un prerequisito fondamentale per tutte le aziende: un vino compatibile con la natura e il paesaggio, sostenibile e in sintonia con l’evoluzione e la crescita delle nuove figure di Produttore e di Consumatore, sempre più consapevoli degli aspetti non solo economici ed edonisitici”.

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