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SFUGGONO AL MARKETING, AMANO IL FRESCO, PROVANO I PRODOTTI E POI CONDIVIDONO. SONO I “FOOD E-VANGELIST”, CONSUMATORI “INFLUENTI”, IN GRADO DI INFLUENZARE PIÙ DI ALTRI LE SCELTE DI COSA ACQUISTARE, DETTANDO LE MODE ALIMENTARI DEL MOMENTO

Non Solo Vino
Arrivano i consumatori influenti, in grado di orientare più di altri le scelte di cosa acquistare, dettando mode alimentari

Sfuggono al marketing, amano il fresco, provano i prodotti e poi condividono. Sono i “Food e-Vangelist”, i nuovi “profeti”dell’alimentazione, in grado di influenzare più di altri le scelte di cosa acquistare, grazie alla capacità di prendere voce sui temi che riguardano il modo di coltivare, produrre, confezionare e vendere i prodotti. In Italia, patria del buon cibo, rappresentano addirittura un terzo della popolazione. I risultati emergono dalla ricerca “Food 2020”, realizzata dalla società di consulenza “Ketchum”, in Italia, Regno Unito, Germania, Cina, Stati Uniti e Argentina.

“Food e-Vangelist” è un piccolo ma potente segmento di veri e propri attori del cambiamento, preparati a “convertire” l’opinione pubblica a seguire le loro idee rispetto a cibi, marchi e aziende nel settore agroalimentare. I ’missionari del palato fine e del mangiar bene’ dedicano regolarmente il proprio tempo per coinvolgere gli altri in conversazioni sul cibo (sia online che di persona) condividendo e raccomandando prodotti e alimenti, almeno quattro volte alla settimana o anche di più. Con sistematicità, pazienza e impegno, raccolgono informazioni attraverso il proprio filtro di credibilità e valori personali, creando veri e propri movimenti di opinione.


Focus - Il profilo dei “Food e-Vangelist”

Sono soprattutto giovani donne (il 48% dei Food e-Vangelist sono sotto i 35 anni), molto attive online, finanziariamente stabili, con famiglia. Ciò che però risulta unico è che questo gruppo non è definito dal suo profilo demografico, ma dai suoi giudizi così similari che le consuete pratiche del marketing non riescono ad influenzare. Inoltre, mentre i semplici “Food Involved” sono attivi nel cercare e raccogliere informazioni sul cibo, gli “e-Vangelist” credono che sia una loro precisa responsabilità influenzare le opinioni degli altri e cambiarne i comportamenti. Dal sondaggio è emerso che tracciano il loro successo e si sentono incentivati proprio dal numero di individui che sono riusciti a raggiungere. E quale migliore strumento di predicazione se non la rete? In aggiunta all’utilizzo di blog e social media per condividere le loro opinioni, gli “e-Vangelists” si aspettano che le aziende creino coinvolgimento con i consumatori attraverso i social media come strumento di comunicazione diretto e aperto.

Insomma, cosa mangiano questi evangelisti 2.0? Il prodotto fresco regna sovrano. I due terzi affermano che hanno aumentano l’acquisto di prodotti freschi rispetto all’anno precedente. Più della metà (59%) sono sempre meno propensi all’acquisto di cibi confezionati e preparati. Quindi le aziende, per guadagnarsi la loro fiducia, devono puntare su ricerca e innovazione di prodotti che rispondano ai loro “criteri salutistici”, fornendo la massima trasparenza sull’intera filiera produttiva e maggiore accessibilità per le famiglie bisognose. Gli “e-Vangelist” - rileva l’indagine - oggi rappresentano circa il 22% del totale del campione analizzato nei vari mercati. I numeri sono da vera e propria multinazionale, con circa 1.7 miliardi di conversazioni sul cibo ogni settimana. In alcuni paesi, il gruppo rappresenta un significativo segmento della popolazione.

In Italia sono più di un terzo, in Argentina e Cina circa un quarto. Gli “e-Vangelisti” nostrani, in particolare, mostrano più consapevolezza sui temi della sostenibilità rispetto ai consumatori a livello globale, e si aspettano dalla aziende trasparenza nelle informazioni sugli ingredienti in etichetta. Per concludere, il galateo culinario non ha più confini, o almeno così sembra, e ce lo ricordano gli ’evangelisti’ del cibo scesi tra i mortali consumatori di scatolette a diffondere la loro parola.

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