Con l’aumento record del 29,2% del commercio elettronico nel 2020 è allarme per il rischio truffe nella spesa on line, soprattutto in arrivo delle feste di Natale e Capodanno, durante le quali lo scorso anno sono stati spesi 5 miliardi di euro per imbandire le tavole. A lanciare l’allarme è la Coldiretti, promotrice con Fondazione UniVerde e Asacert - Assessment & Certification della web conference “#NoFakeFood. Stop agropirateria: difesa del Made in Italy e del patrimonio agroalimentare da contraffazioni e italian sounding”, patrocinata dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. Il problema dell’agropirateria e della contraffazione, con gli acquisti che passano sempre più sul web, è diventato ancora più serio, con rischi potenziali anche per la salute, come dimostra il rapporto dell’Istituto per la tutela della qualità e repressione frodi (Icrqf), che, nei quattro mesi della prima ondata dell’emergenza Covid (febbraio-maggio 2020), ha effettuato ben 558 interventi per la rimozione di inserzioni irregolari di prodotti alimentari sui siti Alibaba, Amazon e Ebay. Tra i prodotti più taroccati, sottolinea la Coldiretti, c’è certamente l’olio di oliva extravergine che ha il 45% dei casi di irregolarità ma sotto attacco ci sono anche i formaggi più prestigiosi come Parmigiano Reggiano e il Gorgonzola, i salumi dalla Soppressata al Capocollo, dalla salsiccia alla pancetta di Calabria fino al prosciutto Toscano ed anche i vini a partire dal Prosecco (5%).
Se la minaccia, per il mercato interno, arriva da fuori, guardando al mondo, diventa importante garantire, sin dalla sua partenza, la qualità e l’italianità delle produzioni agroalimentari nazionali, come spiega Marcello Minenna, dg Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. “In passato siamo stati incaricati dall’autorità giudiziaria che un certo carico di pomodori arrivasse effettivamente dalla Spagna, scoprendo invece che proveniva dalla Cina ed era tossico. O che un carico di pesce arrivasse realmente dal Mediterraneo. Da agosto - spiega Minenna - Qualitalia, società dell’Agenzia delle Dogane, mette al servizio e a disposizione del sistema produttivo nazionale strutture e competenze per garantire non solo le importazioni, ma anche la qualità delle nostre esportazioni, aspetto importantissimo in ottica futura. Potremo dare il nostro marchio, Qualitalia, in colori diversi: se la filiera è interamente sarà verde completamente, altrimenti solo in parte. Un bollino per rappresentare origine e filiera, ma anche un semaforo verde al circuito doganale internazionale: un prodotto con il bollino verde è scevro da ipotesi di contraffazione, con la garanzia delle Dogane Italiane”.
Proprio la “globalità del mercato e la dimensione transnazionale delle dinamiche economiche”, sono al centro della critica di Gian Carlo Caselli, presidente Comitato Scientifico Fondazione Osservatorio Agromafie, che sottolinea come gli strumenti di contrasto all’italian sounding e all’agropirateria siano “fermi ai tempi in cui la minaccia più grande era l’oste che mischiava l’acqua al vino. Occorre mettere al passo con i tempi il sistema normativo. Non possiamo pensare di combattere con armi spuntate reati nuovi, tutti individuati nel nostro disegno di legge presentato a febbraio e che adesso farà il suo iter in Parlamento, con al centro la definizione di agropirateria. L’obiettivo non è solo punire, ma anche tutelare il patrimonio agroalimentare italiano. Il marchio ha la sua importanza, ma ancora di più valgono le caratteristiche intrinseche del prodotto, che ci dice come il consumatore giochi un ruolo decisivo. La novità sta nel fatto che l’identità del cibo ha assunto una centralità nell’identità e nella cultura dei territori e delle comunità locali, elemento costitutivo e fondante del patrimonio alimentare italiano. Contro questa normativa ci sono delle resistenze, è normale, ma chi boicotta, e lo dico senza voler criminalizzare niente e nessuno, si preoccupa più che del bene comune, del proprio”.
“Con l’emergenza Covid più di 8 italiani su 10 (82%) cercano sugli scaffali dei supermercati e vogliono portare sulle tavole di casa i prodotti del vero made in Italy per sostenere l’economia ed il lavoro degli italiani”, aggiunge il presidente della Coldiretti Ettore Prandini, ricordando che “la voglia di 100% made in Italy è una tendenza confermata dal successo della campagna #mangiaitaliano promossa da Coldiretti e Filiera Italia che ha coinvolto industrie e catene della grande distribuzione ed i mercati degli agricoltori di Campagna Amica per promuovere le produzioni del territori e combattere il fake food”.
Sulle tavole di tutto il mondo, con l’emergenza Covid e la frenata del commercio internazionale, i falsi made in Italy a tavola hanno superato, secondo l’analisi della Coldiretti, l’astronomica cifra di 100 miliardi di euro sottraendo risorse e opportunità di lavoro all’Italia. Infatti dalla lotta alla contraffazione e alla falsificazione dei prodotti alimentari italiani di qualità potrebbero nascere trecentomila nuovi posti di lavoro. Il consiglio della Coldiretti anche in vista dell’appuntamento con il Natale a tavola è quello di verificare l’identità del venditore on line privilegiando chi ha un legame diretto con la terra o appartiene ad una rete strutturata di agricoltori, ma anche di assicurarsi che il prodotto in vendita sia realmente tipico della zona da cui proviene, magari stando attenti che il nome del prodotto non sia “storpiato” come spesso accade quando ci si trova davanti delle imitazioni delle più note specialità made in Italy. Sulle immagini dei prodotti vanno cercate, se possibile, le indicazioni in etichetta relative all’origine. I prodotti a denominazione di origine (Dop e Igp) devono avere ben evidente il logo che li contraddistingue. In caso di prodotto venduto come biologico, occorre anche qui controllare che riporti in etichetta il logo europeo che certifica che la produzione sia stata effettuata con metodi bio. Ma bisogna pure diffidare dei prezzi troppo bassi per prodotti agroalimentari di particolare pregio.
È anche grazie al pressing della Coldiretti che in Italia c’è l’obbligo di indicare in etichetta l’origine per la carne impiegata nei salumi, entrato in vigore proprio lo scorso 15 novembre, ma anche quella per pelati, polpe, concentrato e degli altri derivati del pomodoro grazie alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale 47 del 26 febbraio 2018, del decreto interministeriale per l’origine obbligatoria sui prodotti come conserve e salse, oltre al concentrato e ai sughi, che siano composti almeno per il 50% da derivati del pomodoro. Il 13 febbraio 2018 era entrato in vigore l’obbligo di indicare in etichetta l’origine del grano per la pasta e del riso, ma prima c’erano stati già diversi traguardi raggiunti: il 19 aprile 2017 è scattato l’obbligo di indicare il Paese di mungitura per latte e derivati dopo che il 7 giugno 2005 era entrato già in vigore per il latte fresco e il 17 ottobre 2005 l’obbligo di etichetta per il pollo Made in Italy mentre, a partire dal 1° gennaio 2008, vigeva l’obbligo di etichettatura di origine per la passata di pomodoro. A livello comunitario, il percorso di trasparenza è iniziato dalla carne bovina dopo l’emergenza mucca pazza nel 2002, mentre dal 2003 è d’obbligo indicare varietà, qualità e provenienza nell’ortofrutta fresca.
Focus - I consigli anti frode per la spesa online
- Verificare l’identità del venditore on line privilegiando chi ha un legame diretto con la terra o appartiene ad una rete strutturata di vendita diretta.
- Fare attenzione a storpiature, anche minime, del nome del prodotto, che spesso rivelano che si tratta di imitazioni.
- Verificare nelle immagini dei prodotti a denominazione di origine (Dop e Igp) che ci sia il logo che li contraddistingue.
- In caso di prodotto venduto come biologico, controllare che riporti in etichetta il logo europeo corrispondente.
- Leggere attentamente tutte le indicazioni presenti in etichette, a partire da quelle relative all’origine.
- Diffidare dei prezzi troppo bassi per prodotti agroalimentari di particolare pregio.
Copyright © 2000/2024
Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit
Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024