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SLOW FOOD A FIANCO DEI VITICOLTORI PIEMONTESI OGGI IN “COMIZIO ENOICO” AD ASTI. MA PER L’ORGANIZZAZIONE DELLA “CHIOCCIOLA” PER “COMBATTERE LA CRISI NON SERVONO MISURE D’EMERGENZA ...”

Le cantine e i consorzi piemontesi (uomini e donne di campagna custodi della biodiversità) si sono riuniti ad Asti in piazza (la notizia era già stata anticipata da WineNews che, tra i primi, ha dato conto di questa grave situazione) per richiamare l’attenzione del Governo e delle istituzioni locali sulla grave crisi economica che sta avendo gravi ripercussioni sul mercato del vino piemontese. Una crisi che coinvolge le famiglie di oltre 12.000 agricoltori e, purtroppo, questi sono solo dati parziali. Le cantine sono ancora piene delle giacenze degli anni precedenti (in particolare di Barbera d’Asti, non ancora a docg, e, quindi, di valore commerciale bassissimo) e la situazione non pare volgere al meglio.

Anche Slow Food, in prima linea, nell’evento, con Silvio Barbero, vice presidente di Slow Food Italia, che ha così spiegato la sua partecipazione: “portare la solidarietà di tutto Slow Food ai contadini e alle loro famiglie che ancora una volta vedono deprezzato il loro lavoro. Siamo in presenza di una crisi pesante che ormai da due anni coinvolge tutto il settore agrario e non risparmia la viticoltura. Ma siamo convinti che per uscire da questa grave situazione non servano iniziative d’emergenza, come per esempio distillare tutte le eccedenze: un provvedimento che tampona ma non risolve. Riteniamo, invece, necessario avviare una battaglia politica e culturale di sensibilizzazione affinché non si produca troppo per poi buttare o svalutare. Sarebbe opportuna una selezione che privilegi la produzione dei vitigni autoctoni e blocchi le produzioni estensive, nuovi impianti e l’ingresso di vitigni alloctoni che abbassano la qualità, moltiplicando le giacenze”.

I produttori sono costretti a svendere il vino sfuso, obbligati a svuotare le cantine per far posto al nuovo raccolto. Una situazione di cui il mercato si approfitta richiedendo vini a costo sempre più basso e penalizzando fortemente le produzioni di qualità. E per alcuni vini questo si traduce in un prezzo all’ingrosso tra i 20 e i 30 centesimi di euro al litro, una cifra che mette in dubbio la vendemmia stessa, così come i prezzi delle uve sono penalizzanti per quei viticoltori che orientano il proprio lavoro alla ricerca qualità e al rispetto dell’ambiente e del territorio.

“Purtroppo il mondo agricolo in generale e quello vitivinicolo in particolare sono ancora guidati dal logiche esclusivamente commerciali che da sole non consentono di uscire dalle difficoltà. E ancora non riusciamo a intravedere un nuovo orientamento che metta in primo piano la valorizzazione dei produttori e della qualità dei loro prodotti. Siamo convinti che questa sia invece la strada giusta, tutelando le peculiarità del territorio e riconoscendo ai contadini il giusto prezzo” spiega Barbero che conclude: “le viti dovrebbero essere piantate solo nelle zone più vocate, limitando i nuovi impianti al fine di diminuire le rese e migliorare la qualità del prodotto”.

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