“Nel 2009 il Pil italiano è sceso di 5 punti. Come mai? Perché le nostre esportazioni si sono contratte del 20%. Ad ogni punto di Pil corrispondono 4 punti di crescita dell’export. E nel 2010 se il prodotto interno lordo salirà dell’1% lo si dovrà solo alla forza delle nostre esportazioni che aumenteranno del 4%”. Parole chiare come il sole, quelle del vice Ministro allo Sviluppo Economico, con delega al Commercio Estero, Adolfo Urso, oggi, nell’assemblea di Fedagri-Confcooperative. Un pensiero in netta controtendenza a chi vede nella vendita diretta e nel “km 0” la soluzione principale dei problemi dell’agricoltura.
“Se vogliamo accelerare la crescita dell’Italia - ha proseguito Urso - non abbiamo altra strada che accelerare la ripresa delle esportazioni, se queste raddoppiano, raddoppierà anche il Pil, perché i consumi interni sono fermi, stagnanti oramai da anni, anche a causa di una società anziana come la nostra”. Il Vice Ministro ha tracciato anche il quadro sui Paesi su cui puntare nel prossimo biennio. “Dal Marocco alla Turchia - ha spiegato - passando per i paesi del Golfo persico fino al sud est asiatico, Cina, India e Australia, unico paese dell’area Ocse a non aver subito la recessione economica. Per fare questo occorre favorire i processi di integrazione tra imprese, agevolare la capitalizzazione delle aziende e incentivare l’innovazione e la tracciabilità dei prodotti”.
Ma sull’export internazionale pesa sempre il blocco degli accordi del Doha Round: “sono pessimista - ha detto Urso - il Doha Round è fermo proprio sul nodo agricolo oramai da due anni e, difficilmente, ripartirà a breve. Per questo stiamo spingendo la Commissione Europea a finalizzare in questo semestre di presidenza spagnola alcuni fondamentali accordi bilaterali di libero scambio che rilancerebbero i commerci e le esportazioni in modo significativo. Accordi che sarebbero delle vere e proprie autostrade che eliminerebbero i dazi e faciliterebbero la moltiplicazione del commercio, compreso quello agricolo. In particolare siamo in una fase finale con la Corea del sud, i paesi dell’Asean, l’America Centrale, Canada e Golfo persico. Raggiungere l’intesa significa anche imporre tematiche come la tutela delle indicazioni geografiche, la lotta alla contraffazione e ai fenomeni di pirateria agroalimentare, così come, ad esempio, abbiamo ottenuto con l’accordo di libero scambio tra Ue e Cile”.
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