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Sondaggio Winenews/Vinitaly - Gaja e Antinori: ecco gli ambasciatori del vino italiano. Che ha anche i volti di Petrini, Farinetti, Gardini & Martini e una squadra di top brand ... Wine Lovers: la cantina del cuore? Tante ... Silvia Marzucchi

L’“artigiano del vino”, sinonimo della lunga tradizione del know how italiano, e la grande griffe, simbolo di storia plurisecolare: Gaja e Antinori, ecco gli ambasciatori del made Italy enoico per i wine lovers, due tra i pilastri del nostro sistema produttivo. Perché il vino italiano di volti ne ha mille, come quelli del fondatore di Slow Food Carlo Petrini e del patron di Eataly Oscar Farinetti, dei “super sommelier” Luca Gardini e Luca Martini, e di Vinitaly, alfieri di Bacco, per gli amanti del buon bere, portavoce della sua cultura nel mondo, ognuno nel proprio raggio d’azione. E poi c’è una vera e propria “squadra” di top brand, tra le cantine preferite dagli appassionati: accanto a Gaja e Antinori, si va da Bellavista a Ornellaia, da Sassicaia (Tenuta San Guido) a Biondi Santi, Ferrari, Tasca d’Almerita, Planeta, Donnafugata, da Cà del Bosco a Castello Banfi, Giacomo Conterno (Monfortino), Allegrini. A dirlo è un sondaggio di www.winenews.it, uno dei siti più cliccati dagli amanti del buon bere, e Vinitaly (www.vinitaly.com), appuntamento enologico di livello internazionale, a cui hanno partecipato 1.250 “enonauti”, ovvero appassionati già fidelizzati al mondo del vino e del web, dedicato ai marchi del vino che, come quelli della moda, rendono celebre il made in Italy nel mondo. La cantina del cuore? Non una, ma tante, perché nella ricchezza del Belpaese, impossibile eleggerne una sola, con i wine lovers che ne fanno una questione “molto personale”, spaziando in tutto lo Stivale.
Ma la bandiera tricolore non viene tenuta alta solo dai grandi produttori Gaja e Antinori: nella lista degli ambasciatori stilata dagli “enonauti” compaiono, infatti, altri nomi eccellenti del made in Italy nel mondo. Tra i portavoce del wine & food, c’è Carlo Petrini, fondatore di Slow Food, l’associazione no-profit della chiocciolina che conta 100.000 membri in 150 Paesi e che ha l’obbiettivo di promuovere una cultura gastronomica basata sul cibo buono, pulito e giusto. E nell’Olimpo dei top manager enogastronomici, troviamo anche Oscar Farinetti, patron di Eataly, la catena degli store del gusto dedicata all’acquisto, alla degustazione e alla vendita di soli cibi di alta qualità italiana, presenti in tutto lo Stivale, da Torino a Roma, da Firenze a Bari, e nei quatto angoli del Pianeta, da New York a Tokio. Ma il mondo enoico italiano viene esportato e reso celebre anche dalla sommelliere: ecco allora che, nella lista degli ambasciatori, compaiono Luca Gardini, eletto miglior sommelier del mondo nel 2010 e ambasciatore mondiale dell’enologia nel 2013, e Luca Martini, il più bravo sommelier al mondo secondo la Worldwide Sommelier Association. Una “menzione d’onore”, come polo aggregante del made in Italy enoico, anche a Vinitaly-Veronafiere, la vetrina più importante al mondo del vino italiano.
Tra le cantine preferite, la squadra eletta dagli eno-appassionati si compone di veri e propri top brand. Oltre ad Antinori, cantina toscana dalla storia secolare, Bellavista, una delle più note realtà della Franciacorta fondata da Vittorio Moretti, e Tenuta dell’Ornellaia, fascinosa griffe toscana sinonimo di grandi vini; poi troviamo la Tenuta San Guido a Bolgheri dei Marchesi Incisa della Rocchetta, che vuol dire Sassicaia, nato relativamente di recente (nel 1968), ma che ha dato vita ad un vero e proprio modello enologico, diventando un fenomeno di culto a livello internazionale. Quindi, Biondi Santi, il “capostipite” di tutti i Brunello, nato alla fine dell’Ottocento nella Tenuta Greppo grazie alle geniali intuizioni di Ferruccio Biondi Santi, e Ca’ del Bosco e Ferrari, sinonimi di metodo classico di alta qualità. Ed ancora, Gaja, accanto a Tasca d’Almerita, Planeta, Donnafugata, Giacomo Conterno (Monfortino). Sempre tra i più gettonati, ci sono anche Castello Banfi, Allegrini, Berlucchi, Frescobaldi, Masi ed anche i big come Zonin, Santa Margherita, Rotari (Mezzacorona), Marchesi di Barolo, Ruffino, Cavit, Cecchi, Barone Ricasoli, Rocca delle Macìe, Duca di Salaparuta, le tante aziende del Gruppo Italiano Vini ... Nel votare la “cantina del cuore”, gli “enonauti” si sono, invece, decisamente frammentati, arrivando ad indicare oltre 100 marchi: un segnale che conferma anche l’attuale segmentazione dell’offerta enologica nazionale, oltre a ribadire che la scelta enoica del cuore resta una questione soggettiva, ma, soprattutto, che la qualità è diffusa e interessa molte realtà produttive. E, così, accanto ai grandi produttori, ai top brand ed ai big del vino italiano, le preferenze dei wine lovers vanno anche alle tante realtà, da nord a sud, da est ad ovest del Belpaese, quotate e “stellate”, incluse nel gotha del panorama enoico nazionale, come Caprai e Masciarelli, Terlano e Castello di Ama, Nino Negri e Valentini, Voerzio e Mascarello (sia Giuseppe che Bartolo), Poggio di Sotto e Venica, San Michele Appiano e Bertani, Mastroberardino e Altare, Sandrone e Felsina, Chiarlo e Argiolas.

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