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“SONO SOLO 30 LE DOC CHE FUNZIONANO IN ITALIA … ". PAROLA DI EZIO RIVELLA

Italia
Ezio Rivella

“Il vino è prigioniero di infernali meccanismi che ingessano il “sistema Italia” … e gli altri Paesi ci rubano mercati, grazie invece a poche e semplici regole che si sono dati in questi anni. In Italia, per avviare, definire e decidere un programma di intervento anche nel “comparto vino” impieghiamo da 10 a 15 anni; in USA, in Australia e nei Paesi emergenti, sono sufficienti pochissimi anni. Oggi è questo il nostro maggiore problema”. A parlare così non un manager qualsiasi o un viticoltore particolarmente critico o “alle prime armi”, ma è Ezio Rivella, un'autorità internazionale in materia di vino e che a Montalcino ha creato dal nulla l'impero Banfi (una delle aziende più importanti al mondo sia per dimensione di produzione che per la qualità dei vini). Rivella lancia, insomma, una semplice ma indiscutibile accusa “ad un sistema italiano incapace di togliere regole, disciplinari, meccanismi, procedure”. Ed, in effetti, la portata di queste considerazioni di Rivella la possiamo vedere sulla recente riforma Ocm, che per l’Italia, non lo dimentichiamo, è legata all'eterna questione del registro dei vigneti che, come afferma il manager-enologo, "alcune regioni - quelle che funzionano - lo hanno già fatto da tempo" ed altre "non lo faranno mai". Ma Ezio Rivella, nel colloquio con WineNews, spiega anche che "il mercato del vino è sempre più spaccato in due: da una parte i vini d’alto prestigio che tutti vogliono e che non incontrano mai crisi e dall'altra i vini più comuni che invece incontrano problemi sui mercati". Ma il vero e proprio siluro Ezio Rivella lo fa partire sull’affaire “doc” (Rivella è stato a lungo presidente del Comitato Nazionale): “sulle 350 doc d’Italia, funzioneranno al massimo una trentina. Le altre non servono a niente. La doc è infatti soltanto una carta di identità e non vuol dire, di per sé, qualità: la Francia, ad esempio, ha, più intelligentemente dell'Italia, sfruttato bene il regolamento Ue del 1986, puntando a sviluppare le Igt, anzichè le Doc; ed adesso se ne vedono però i risultati”. “Inoltre, c'è da considerare - continua Rivella - anche il fatto che ormai si è affermato sul mercato mondiale del vino il “concetto del varietale" (ovvero merlot, cabernet, syrah …)". Ed a chi obbietta il pericolo del massiccio utilizzo di questi vitigni internazionali in Italia e paventa l’“omologazione del gusto” ? Risponde Ezio Rivella: “ma è il territorio che dà le caratteristiche ad un vino. E, poi, c’è sempre la formula vincente del “blend” (autoctoni-internazionali)". Infine, i disciplinari dei vini: "sono troppi rigidi; servono regole che non massacrino le aziende: in Francia, le percentuali di produzione, le regole di vinificazione, la vendemmia e la sua classificazione sono operazioni davvero con tanti meno vincoli". E per fare decollare un territorio cosa occorre, Rivella ? “Sinergie e collaborazione tra i produttori e …. un’azienda locomotiva”.

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