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IDEE DI FUTURO

Sostenibilità: etica, paura e qualità sono i driver. La case history del vino è il modello

I dati e i messaggi della ricerca di Ipsos e Symbola, insieme a Federdoc. Ermete Realacci: “la sostenibilità è necessità, ma anche opportunità”

Etica, paura e qualità sono i tre driver che spingono il consumatore ad una maggiore attenzione verso la sostenibilità. La qualità motiva il 56,5% degli intervistati ad acquisti più responsabili, la paura, in particolare per i cambiamenti climatici e il futuro del pianeta, è il traino del 37% degli interpellati e l’etica del restante 6,5%. Questo forte interesse del consumatore verso la qualità fa sì che il 71% sarebbe disposto a pagare di più per un prodotto di qualità nel settore vitivinicolo, con il valore della sostenibilità che pesa su questa scelta per il 44%. In particolare, la sostenibilità è sinonimo di qualità nel settore vitivinicolo quando coniuga la bontà-gusto (48% intervistati), la presenza di certificazioni ambientali (40%), i principi etici nell’agire dell’impresa (33%). È forte l’equazione percepita dal consumatore in ambito vitivinicolo tra sostenibilità e qualità, tanto che il 60% degli intervistati si dice molto o abbastanza d’accordo sul fatto i prodotti di maggiore qualità sono quelli più sostenibili. E il 56% degli “sondati” si considera un consumatore etico e sostenibile quando si tratta di vitivinicolo. Questa grande attenzione posta dai consumatori sul concetto di qualità dei beni prodotti in modo sostenibile, che rappresenta peraltro una vera e propria svolta culturale considerato che, fino a pochi anni fa, ciò che era associato alla sostenibilità rappresentava un prodotto meno “efficace” e soddisfacente, emerge dalla ricerca “Il contesto e l’approccio alla sostenibilità” by Ipsos e Symbola (qui il download integrale) e presentata oggi presso la sede di Federdoc a Roma alla presenza di Ermete Realacci, presidente Fondazione Symbola, Giangiacomo Gallarati Scotti Bonaldi, presidente Federdoc e Riccardo Ricci Curbastro, presidente Equalitas.
Il forte interesse del consumatore sulla qualità dei prodotti sostenibili si spiega - sottolinea l’indagine, illustrata da Ilaria Ugenti, Service Line Leader Corporate Reputation Ipsos - con il graduale processo di comprensione dei valori e concetti alla base della sostenibilità percorso negli ultimi anni dai consumatori. Se nel 2018 per i 74% degli intervistati era infatti abbastanza o molto difficile comprendere la reale sostenibilità di un’azienda, nel 2022 tale percentuale è scesa di 14 punti, portandosi al 60%. E oltre la metà degli intervistati, il 58%, afferma di essere molto o abbastanza d’accordo sul fatto che le aziende vitivinicole fanno abbastanza in ambito di sostenibilità ed etica. Alla domanda su quali sono gli aspetti a cui le aziende vitivinicole dovrebbero prestare più attenzione in termini di sostenibilità, il 55% degli intervistati ha indicato le tecniche di coltivazione. Ma sono importanti anche la lavorazione (45%), il confezionamento (40%) e lo smaltimento (42%).
“La sostenibilità non è solo necessaria per affrontare la crisi climatica ma è una straordinaria opportunità per rilanciare la nostra economia e produrre lavoro, come dimostra l’indagine condotta da Fondazione Symbola e Ipsos - ha osservato Ermete Realacci, presidente Fondazione per le Qualità Italiane, Symbola - la percezione di qualità dei beni prodotti in modo sostenibile spinge il consumatore verso acquisti più responsabili. Il vino è un formidabile ambasciatore italiano nel mondo e l’indagine conferma il rapporto che c’è nel nostro Paese tra produzioni di qualità, paesaggio, innovazione e cultura”.
Il presidente della Fondazione Symbola ha ripercorso poi, ai microfoni di Winenews (che è socio di Symbola, ndr), il cammino percorso negli ultimi decenni dal mondo del vino verso la sostenibilità. “Se vogliamo dare una data di questo passaggio - ha detto Realacci - é la crisi del metanolo, da cui si è ripartiti cambiando paradigma: qualità legata al territorio e sempre più sostenibilità. La biodiversità del vino italiano é un biglietto da visita del futuro, abbiamo centinaia di vitigni autoctoni che sono figli del fatto che da noi il vino lo facevano gli Etruschi, i Romani, i Greci, i Cartaginesi e questo ci ha permesso di difenderci e affermarci rispetto all’enologia emergente, australiani, neozelandesi, sudafricani, cileni, californiani che fanno pure buoni vini ma non hanno il richiamo simbolico dei nostri vini”. “E questo - ha osservato Realacci a Winenews - si collega a sua volta con l’idea di Italia, Obama disse una volta che quando va cena con Michelle ordina un vino italiano. Lì conta sicuramente la qualità del vino ma anche il richiamo simbolico dell’Italia: bevendo vino italiano pensi a dei posti in cui ti piacerebbe andare, ti piacerebbe vivere, e questo è una forza che spesso viene sottovalutata”.
Il presidente Federdoc, Giangiacomo Gallarati Scotti Bonaldi, ha osservato come “la risposta che arriva dai consumatori e che vede la qualità come elemento base anche di un discorso legato alla sostenibilità é un messaggio fondamentale per il mondo produttivo del nostro settore. Preme sottolineare come il mondo del vino, prima di molti altri, si era già mosso in tal senso, ponendo la ricerca della qualità ai vertici della propria attività”.
“L’analisi che viene dalla ricerca - ha aggiunto il presidente di Federdoc - è importante perché spiega come si evolve il tema della sostenibilità nel consumatore e questo ci aiuta a promuovere attività sempre in evoluzione per permetterci di capire bene le esigenze del consumatore. E’ un’attività che naturalmente promuoviamo come Federazione all’interno del Consorzio di tutela che rappresentiamo, vediamo che c’è una grande adesione a questi temi, adesione peraltro non semplice perché dimostrare di essere sostenibile è molto impegnativo, determina una serie di attività importanti da parte dei consorzi e delle singole aziende agricole, obiettivi che impongono anche costi, ma il fatto di vedere che nel consumatore c’è una percezione che cambia e che la qualità viene percepita come valore aggiunto ci dà una spinta in questo senso”.
Cosa rappresenti lo standard Equalitas nella sostenibilità, l’ha spiegato Riccardo Ricci Curbastro, presidente Equalitas: “quando nel 2015 Federdoc ed i suoi partners hanno dato vita allo standard Equalitas per la sostenibilità del settore vitivinicolo l’argomento sembrava futuribile, un volo pindarico. Oggi, dopo solo otto anni, questa ricerca ci restituisce una analisi delle aspettative di un mercato del vino a Do che comincia a chiedere esattamente quello che Equalitas certifica: etica, attenzione ai dipendenti, collaborazione con le comunità sono richieste da oltre il 30% dei consumatori. Affiancati alle richieste di gusto, certificazioni ambientali, origine e certificazioni abbiamo esattamente il quadro della sostenibilità Equalitas, risposte concrete e certificate a domande che ogni consumatore si pone circa il proprio impatto sulla terra e sul suo futuro”.

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