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SOSTENIBILITÀ, NUOVO APPROCCIO MENO “EDUCATIONAL” E PIÙ “EMOZIONAL” CON CONSUMATORI DEL MONDO, “NEW MEDIA”: ECCO I TOPIC DEL VINO DI DOMANI PER WINEFUTURE HONG KONG (6-8 NOVEMBRE), CON OPINION LEADER DI LIVELLO MONDIALE. WINENEWS “INVITATO SPECIALE”

Italia
Pancho Campo con Jancis Robinson e Francis Ford Coppola

“Far passare il concetto che per godersi il vino ci sia bisogno di “studiare”, o di “educare” il consumatore, è rischioso, può tagliare fuori una grossa fetta di possibili consumatori, e non solo nei mercati emergenti, ma anche in quelli storici, a cui piacerebbe semplicemente bere vino, ma che potrebbero essere “spaventati” da un approccio simile. Meglio pensare ad educare il “trade” a comunicare e a diffondere meglio il vino, in maniera più spensierata e gioiosa e in linea con quello che vogliono soprattutto i giovani, che faranno il mercato di domani”. Parola di Pancho Campo, primo master of wine spagnolo e ideatore di WineFuture (www.winefuture.hk), di scena ad Hong Kong (6-8) novembre.
Appuntamento che riunisce tutti i più importanti wine writer, critici, e opinion leader del pianeta, da Robert Parker a Jancis Robinson, da James Suckling a Steven Spurrier, solo per citarne alcuni. Per capire il presente e intercettare le sfide del prossimo futuro per il vino mondiale. Prima fra tutti quella delle sostenibilità della filiera vinicola, di cui ancora, forse, si parla meno del dovuto. “A partire dal peso delle bottiglie” spiega Jancis Robinson, giornalista e master of wine “con produttori anche importanti che ancora non trovano il coraggio di investire in materiali alternativi che pure ci sono e garantiscono risultati qualitativi importanti con un minor impatto per l’ambiente”. Tema che ha toccato anche la sensibilità del grande regista e produttore Francis Ford Coppola: “dal Rubicon 2009 in poi useremo bottiglie più leggere, e invece di una cantina che richiede tanta energia per essere refrigerata, pensiamo ad una “grotta” con meno dispendio energetico conservare il vino”. E quello del cambiamento climatico è un fatto con cui tutti, prima o poi, dovranno fare i conti. “E non è per forza una questione di global warming - aggiunge Pancho Campo - ma di incertezza del clima. È il momento di un grande cambiamento, nell’economia, nella società e anche nel rapporto dell’uomo con l’ambiente. Dobbiamo renderci conto che i danni che stiamo facendo sono irreversibili e irreparabili. Ma l’industria del vino ha un grande appeal, e se cambia in questo senso può essere promotrice del cambiamento più grande. In questo senso, per me, Miguel Torres è un visionario. Mi ha detto: ho investito 10 milioni di dollari negli ultimi anni per migliorare l’impatto ambientale delle mie cantine. E so che non avrò mai un ritorno economico adeguato. Ma dovevo farlo, dobbiamo parlo. Per noi e per i nostri figli”.
Riflessione che arriva proprio da un mercato la cui crescita affascina e al tempo spesso spaventa. Anche dal punto di vista dei “fine wines”, i grandi vini da investimento e protagonisti delle aste di cui Hong Kong è ormai la capitale mondiale. Con l’hub asiatico che ha visto spingere in alto e ad una velocità impressionante i prezzi delle etichette più prestigiose per collezionisti e investitori cinesi e asiatici (per James Miles, fondatore del Liv-Ex, il 95% di queste bottiglie arriva da Bordeaux e in 5 anni, dal 2005 al 2010, nonostante la crisi, il loro valore è cresciuto del 220%, con un valore medio di 400$ a bottiglie). “Quanto Hong Kong sia diventato rapidamente il mercato più importante per i vini di Bordeaux è impressionate, fa quasi paura. E ha spinto i prezzi incredibilmente in alto” dice Jancis Robinson. E con le economie europee e Usa in crisi, c’è il “rischio” è che l’Asia monopolizzi questo particolare segmento di mercato. Che, però, non è quello su cui il vino mondiale deve puntare: “troppe persone a cui non interessa nulla del vino ci stanno investendo come fosse una qualunque commodity. Ma invece bisogna investire e tanto per creare quel mercato che ancora non esiste in questa parte del mondo, ovvero quello della fascia media che si baserà soprattutto sui “Millennials”, i giovani”. Il che vuol dire guardare a quelli che si continuano a chiamare “nuovi media”, come internet e le sue tante declinazioni (siti web, blog, social media e via dicendo), che per i giovani sono ormai un punto di riferimento consolidato di scambio di esperienze, e che il 64% di loro sceglie come prima fonte di informazione sul vino.

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