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Spreco alimentare, italiani bocciati: nel cestino 385 euro di cibo a persona

Il paper del Centro Studi Divulga: i comportamenti meno virtuosi avvengono tra le mura di casa
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Spreco alimentare, italiani bocciati: nel cestino 385 euro di cibo a persona (ph: Freepik)

Mentre in tanti supermercati italiani è già entrato in azione il “carrello tricolore”, l’iniziativa voluta dal Governo incentrata sul contenimento dei prezzi per dare maggior potere di acquisto ai consumatori, nel Belpaese ancora si continua a sprecare troppo cibo. Un problema economico ed ambientale ma anche etico su cui c’è ancora molto da migliorare. A dirlo sono i numeri che parlano di 146 kg di cibo sprecato o perso per ciascun italiano all’anno per un costo (individuale) di 385 euro e un totale di 22,8 miliardi . Uno spreco che ha generato quasi 0,40 kg di emissioni di CO2 a persona. Dati che emergono dalla pubblicazione del Centro Studi Divulga con il paper “Spreco e fame”.
Secondo la rielaborazione di Divulga su dati Eurostat, in Italia vengono gettati o persi 8,65 milioni di tonnellate di cibo l’anno. Non siamo comunque il Paese più “sprecone”: Germania (10,9 milioni di tonnellate) e Francia (9 milioni di tonnellate) ci stanno avanti ma riusciamo a fare più del doppio di Spagna (4,26 milioni di tonnellate) e Polonia (4 milioni di tonnellate). I primi 5 Paesi coprono il 63% sul totale di quasi 59 milioni di tonnellate di cibo sprecato nell’Unione Europea.
C’è un dato che dimostra come gli italiani devono imparare ad attuare comportamenti più virtuosi. Lo spreco maggiore (73%), infatti, avviene in famiglia (107 kg/pro-capite) , di gran lunga avanti alla fase di produzione, trasformazione e commercializzazione (21% con 30 kg/pro-capite) ma anche da quanto avviene nella distribuzione e ristorazione (6% con 9 kg/pro-capite). Divulga ha quindi calcolato che il 79% delle perdite economiche (17,92 miliardi) avviene tra le mura domestiche, mentre il restante 21% è suddiviso tra produzione primaria (11%, corrispondente a 2,4 miliardi), industria alimentare (4%), distribuzione (4%) e servizi di ristorazione (2%).
L’Italia, che registra il dato superiore al 15,6% della media europea pari a 333 euro per abitante, si piazza al quinto posto tra i paesi con i maggiori riflessi economici negativi, in una classifica che vede in testa il Belgio (552 euro pro capite) davanti a Danimarca (518 euro), Portogallo (506 euro) e Grecia (475 euro). Slovenia (188 euro), Croazia (189 euro) e Bulgaria (191) sono i Paesi che registrano le perdite minori. In totale nell’Unione Europea il fenomeno genera un costo di 148,7 miliardi di euro, di cui oltre 33,7 miliardi dal settore della produzione agroalimentare e 88,5 miliardi derivanti dai consumi delle famiglie.

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