“C’è chi si sta dando da fare per ottenere una legge che riduca l’invecchiamento del Brunello di Montalcino da quattro a tre anni: ci sono stati cauti “sondaggi di opinione” che preludono ad una richiesta ufficiale. Vorrei, quindi, portare allo scoperto questa discussione per me molto importante”. A parlare così è una delle aziende più famose di Montalcino, la Fattoria dei Barbi, oggi guidata da Stefano Cinelli Colombini, che non approva assolutamente la ventilata ipotesi del Consorzio di ridurre l'“invecchiamento” del Brunello (e la proposta di portare ad un solo anno - oggi è di due anni - l'affinamento in botte del Brunello) e che, anche per questo motivo, si è dimesso dal Consorzio di tutela e di promozione (la notizia è stata anticipata nei giorni scorsi da WineNews).
“Nel 1790, il conte Pieri scriveva del suo Brunello, un vino di solo Sangiovese di Montalcino invecchiato in botte quattro o cinque anni. Da quella data in poi - commenta Stefano Cinelli Colombini, con il preciso scopo di chiarire la sua opinione - alcuni viticoltori di Montalcino mandarono Brunelli così fatti a mostre e gare enologiche in Francia e Italia, e ottennero premi e medaglie. La nostra prima medaglia per un Brunello è del 1842. Dal 1790 al 1980 le famiglie che hanno prodotto il Brunello sono state una dozzina e poi, in questi ultimi venti anni, ne sono arrivate molte altre; oggi ci sono più di 200 aziende. Questa espansione veloce ha avuto molte conseguenze positive, ed una caratteristica curiosa; più del 90% delle aziende di Montalcino ha vissuto meno di vent’anni di storia del Brunello. Lo stesso è vero per molti degli enologi che oggi fanno il Brunello, e per molti dei giornalisti che ne scrivono. Ma il Brunello è nato 210 anni fa, e se si indaga tra i documenti pubblicati si vede che molte delle pretese “novità” sono già state provate e poi scartate, perché non hanno dato risultati positivi”.
"Dopo questa premessa d’obbligo ed utile per far capire la conoscenza di questo vino da parte della mia azienda, vorrei proporre ulteriormente un’altra osservazione, che sembra banale: se quello che si vuole ottenere è un Brunello prodotto dalle stesse vigne e dalle stesse uve, la cui unica differenza con il prodotto attuale sia un più breve periodo in legno e una messa in commercio anticipata di un anno ... bene questo vino - esclama Stefano Cinelli Colombini - esiste già: è il Rosso di Montalcino doc. Molte aziende producono rossi di Montalcino affinati in legno e invecchiati due o tre anni, ma nessuno di questi vini è mai risultato superiore ai migliori Brunelli in commercio. E non è vero che tutte le migliori uve sono riservate al Brunello, perché è evidente che c’è chi usa ciò che ha di meglio per essere “il primo in Gallia” ed avere “Tre Bicchieri” sul Rosso di Montalcino, dove la competizione è minore”. “Dire poi che ridurre l’affinamento - conclude Cinelli Colombini - serve ad evitare che siano posti in commercio Brunelli già “seduti” è una grossa bischerata: si è sempre affermato che il Brunello vive cent’anni, o almeno venti nelle annate peggiori, per cui se un Brunello di quattro anni non è fresco allora non ha la struttura per essere un Brunello, punto e basta”.
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