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STORIE DI ORDINARIA BUROCRAZIA ... SE LA MAPPA DEL CATASTO E I RILEVAMENTI “GIS” NON COINCIDONO PERFETTAMENTE, O SE IL FASCICOLO AZIENDALE NON È AGGIORNATO AL 100% L’IMPRESA VA IN TILT: BREVE VIAGGIO NEI MEANDRI DELLA BUROCRAZIA VITIVINICOLA ITALIANA

Italia
Un vigneto nel Chianti Fiorentino

Metti che sei un’azienda vitivinicola che ha 10 ettari di terreno complessivi (vitati e non) e vuoi chiedere un finanziamento per espiantare una piccola parte del tuo vigneto, magari un ettaro, o trasferire i diritti di impianto da un terreno ad un altro, o, ancora, stipulare un’assicurazione contro la grandine per una parte dei tuoi terreni. Bene, tutto il tuo fascicolo aziendale, ovvero la carta d’identità dell’azienda (dai dati anagrafici agli immobili, dai dati di produzione all’estensione territoriale), deve essere aggiornato in ogni sua parte. Ovvero, per intervenire su un 10% dell’azienda deve essere aggiornato al centesimo anche tutto il restante 90% della documentazione, anche se con quell’intervento sul quel pezzo di terra non ci entra nulla. Altrimenti si blocca tutto. E per di più, se per l’Agea (l’Agenzia per le erogazioni in agricoltura) la sovrapposizione dei rilevamenti cartografici del catasto agricolo e vinicolo (in molti casi aggiornati a non più del 2007) non combaciano con le rilevazioni fatte con il sistema Gis (che permette l’acquisizione, la registrazione, l’analisi, la visualizzazione e la restituzione di informazioni derivanti da dati geografici e geo-riferiti, una sorta di Gps), dove un errore di millimetri si può trasformare in metri, addio alla possibilità di domande di finanziamenti, misure di sostegno e così via. O addirittura la revoca di finanziamenti o lo stop a procedimenti già approvati. Complicato? Bene, il senso è questo. È uno dei tanti garbugli burocratici che affliggono la filiera del vino (e di tutto il comparto agricolo) italiano, che di sicuro ha a che fare con un problema di sovrapproduzione strutturale, ma su cui pesa anche un lavoro burocratico monstre.

Anche perché aggiornare il celeberrimo fascicolo aziendale non è cosa semplice, soprattutto per le aziende di una certa dimensione, che magari cambiano spesso la destinazione di un terreno, piantano e estirpano colture: prima si faceva direttamente presso le Regioni, oggi si passa quasi sempre per i Caa (Centri di Assistenza Agricola) delle diverse organizzazioni di categoria del territorio. È possibile anche farlo on line sui siti delle agenzie preposte, regionali e nazionali, ma al di là della tempestività con cui può essere fatto, spesso ci si scontra con una farraginosità della rete internet che rende difficoltoso inserire i dati negli orari di lavoro normale.

Quindi, spiegano alcune aziende sentite da WineNews, il lavoro, spesso, viene fatto di sabato o di domenica, quando la rete è meno congestionata, o in tarda serata, che vuol dire un maggiore investimento di risorse umane ed economiche. Insomma, per intervenire anche su una piccolissima parte dell’azienda bisogna che ogni metro di terra si certificato e aggiornato, e per di più con strumenti che oggi, pare, non siano ancora completamente efficienti. E in un comparto dove la competizione è sempre più globale e giocata sul minimo dettaglio, per tutelare la qualità delle produzioni agricole italiane un intervento rapido a livello normativo per sollevare almeno un po’ le aziende agricole e vitivinicole del Belpaese sarebbe quanto meno opportuno.

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