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Sul rapporto tra cucina e politica si potrebbero scrivere romanzi, specie in Italia, dove l’intreccio è inestricabile. Una tradizione che si rinnova stasera, con la cena tra Renzi ed Hollande all’Osteria Francescana di Modena, ospiti di chef Bottura

Sul rapporto tra cucina e politica si potrebbero scrivere romanzi, specie se si parla di Italia, che vive da sempre quest’intreccio inestricabile. Già nel 1859, il 26 aprile, dopo aver deciso di dichiarare guerra all’Austria, pare che il conte di Cavour, che nel 1861 diventerà il primo Presidente del Consiglio della Storia d’Italia, abbia esclamato: “oggi abbiamo fatto la storia, adesso andiamo a mangiare”.

Da allora, è cambiato tutto, ma non la capacità dei leader del Belpaese di trovare accordi e convergenze davanti ad un buon piatto. Come proveranno a fare, stasera, il Presidente del Consiglio Matteo Renzi ed il Presidente della Repubblica francese François Hollande, in un incontro ad alto contenuto enogastronomico, vista la location, il miglior ristorante d’Italia, l’Osteria Francescana di Modena, dello chef tre stelle Michelin Massimo Bottura. Menu su cui qualche indiscrezione l’ha lasciata trapelare lo stesso Bottura: saranno sei portate, strettamente legate ai prodotti italiani ed alla tradizione italiana. “Se venissero Renzi e Hollande? Preparerei un piatto di tortellini a base di crema di Parmigiano - ha raccontato dalla Sagra del tortellino di Castelfranco - proseguendo con baccalà condito con il sapore del golfo di Sorrento”. Massimo riserbo, invece, sui vini, anche se le scelte del sommelier Giuseppe Palmieri cadranno senza dubbio esclusivamente sulle bottiglie italiane. Ci sono meno dubbi, invece, sugli argomenti che verranno trattati, con al centro la grande, e difficile, emergenza profughi, che sta impegnando da settimane la diplomazia del Vecchio Continente.

Si rinnova, così, una tradizione particolarmente viva negli ultimi decenni della vita politica del Belpaese, anche se dai tempi in cui Cavour si divideva tra il ristorante “Del Cambio” ed il mitico “al Bicierin” nel centro di Torino, si è passati alla lunga stagione dei “patti del ...”, spesso siglati tra le mura domestiche, più che ai tavoli dei ristoranti, anche se con pochi risultati. Dal “Patto della Sardina”, che nel 1994 segnò l’accordo tra D’Alema, Buttiglione e Bossi (che ospitò il “vertice” nel suo appartamento all’Eur) per far cadere il primo Governo Berlusconi, al “Patto della Crostata”, che nel 1997 mise di fronte, a casa di Gianni Letta, i leader dei due poli, Berlusconi e Fini da una parte, ancora D’Alema e Franco Marini dall’altra, per la riforma della Costituzione che avrebbe dovuto portare al semipresidenzialismo, arenatasi, nonostante la crostata della signora Letta, poche settimane dopo. È dello stesso anno, il “Patto della Frittata”, come Fini ribattezzò, scherzosamente, il tentativo fallito di Berlusconi e Veltroni di trovare un accordo sulla legge elettorale, mentre risalgono al 2008 ed al 2009 i ben due “Patti della Spigola”, il primo tra D’Alema e Fini, il secondo tra lo stesso Fini e Berlusconi, che portò, dopo pochi mesi, al divorzio politico tra i due.

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