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TENDENZA MINIMALISMO: ANCHE TRA GLI AMANTI DEL BUON BERE SI FA STRADA UNO STILE DI DEGUSTAZIONE, PIÚ SEMPLICE E ESSENZIALE. CON UN OCCHIO ALL’AMBIENTE E AL PORTAFOGLIO, GLI ENO-APPASSIONATI PRENDONO LE DISTANZE DAI TROPPI RITUALI DEGLI ULTIMI ANNI

Less is more: anche tra gli eno-appassionati si fa strada la tendenza al minimalismo. Tramontata la rincorsa al lusso ed all’apparenza, nel mondo del vino come in quello della moda, del design e dei consumi in generale si diffonde uno stile più semplice ed essenziale, che punta al contenuto piuttosto che al contenitore. Un nuovo trend presente anche a Vinitaly, a Verona dall’8 al 12 aprile 2010, una degli eventi più importanti dell’enologia internazionale.

Troppa ritualità intorno al vino, che negli ultimi anni ha visto crescere a dismisura il mondo di gesti, oggetti, luoghi e comportamenti legati all’atto del degustare, che, se al loro primo apparire, grazie alla spettacolarizzazione mediatica, potevano suscitare curiosità, adesso rischiano di essere piuttosto una sorta di ostacolo ad un rapporto più semplice ed immediato con il vino. Passata la fase iperbolica, ora vino fa rima con semplicità. Gli eno-appassionati “less” ripiegano su stili di degustazioni più essenziali, anche se non necessariamente banali: tendono al meno, ma vogliono il massimo. Colti, raffinati, con un occhio di riguardo per l’ambiente e uno per il portafoglio, non amano l’ostentazione e preferiscono di gran lunga puntare alla sostanza.

Basta dunque con l’overdose di oggettistica, che ha fatto sembrare indispensabili il decanter, proposto nella più svariate forme per garantire una ideale areazione al prezioso nettare, i cavatappi progettati con un sistemi degni dell’ingegneristica spaziale, i bicchieri dal formato più vario adatti ai vini di Borgogna, di Bordeaux, al Barolo, al Brunello, allo Champagne e così via. In realtà sono sufficienti un ottimo cavatappi dalla solida punta d’acciaio (tutti i maggiori produttori ne hanno uno in catalogo) e un bicchiere universale (anche in questo caso tutti i marchi più importanti ne hanno uno in catalogo), per garantire una degustazione ottimale.

Si fa così strada un nuovo approccio alla degustazione, fatta con i propri sensi più che con riti, oggetti e amenità varia. Una richiesta che arriva direttamente dalla clientela che punta decisamente alla valorizzazione delle proprie sensazioni non più, o non solo, “filtrate” dalla guida degli esperti, ma, piuttosto, indotte da una vero e proprio percorso esperienziale. In fin dei conti, nell’apparentemente semplice gesto del bere, il vino italiano, forse più di tutti, racchiude in sé senso, profondità, originaria ricchezza e perfino storia.

Tutti elementi solo in apparenza lontani, perché al contrario di quanto siamo spesso indotti a pensare, il vino è una cosa relativamente semplice, non è la musica o la letteratura. E’ sempre possibile fare la prova, rapida, diretta e senza mediazioni: bere e verificare se esiste un minimo di consuetudine con quel gesto e se quel gesto stimoli un discorso, una riflessione, capace di scavalcare il confine ristretto del bicchiere. Un approccio al vino più easy, dunque, in cui anche l'assaggio si trasformi da un momento sensazionalistico ad un esperimento del piacere. L'uso consapevole dei sensi, vista, olfatto e gusto, daranno la misura ad un'emozione e riporteranno il vino su un piano più immediato e universale, che, in un periodo in cui i mercati non sembrano essere così vivaci, potrà aiutare anche una vendita più concreta e meno mediata da elementi che sfuggono al controllo diretto degli stessi consumatori.

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