Opera di land art tra le più rivoluzionarie e grandi al mondo, simbolo della rinascita della comunità della Valle del Belìce, dopo la devastazione del terremoto del 1968, al “Grande Cretto” di Alberto Burri, uno degli artisti più importanti del Novecento, a Gibellina è dedicato anche un vino grazie alle Tenute Orestiadi (come abbiamo raccontato in uno dei tanti viaggi di WineNews in Sicilia).
Un legame bellissimo quello tra la città siciliana e l’arte contemporanea che si rinsalda ancora una volta grazie alle Tenute con la nascita di Opificio Gibellina, nuovo progetto che trasforma cinque bottiglie di vini rossi Sicilia Doc Riserva in edizione limitata, le cui uve sono coltivate in prossimità del Cretto, in opere d’arte con etichette d’autore firmate da Stefano Pizzi, Gaetano Grillo, Nicola Salvatore, Pietro Coletta ed Enzo Esposito, cinque artisti dell’Accademia di Belle Arti di Brera.
Il nuovo progetto che unisce il vino all’arte di Tenute Orestiadi - con la direzione di Stefano Pizzi, responsabile relazioni esterne dell’Accademia di Belle Arti di Brera, e presentato nei giorni scorsi da Rosario Di Maria, ad delle Tenute e presidente Cantine Ermes, e dagli artisti, nell’hub di Identità Golose a Milano - promuove finalità di sviluppo e di responsabilità sociale d’impresa. Rappresentare il territorio di Gibellina, infatti, un luogo di rilevanza nazionale e internazionale per l’arte contemporanea, attraverso la creatività delle etichette delle bottiglie è l’obiettivo di Opificio Gibellina che vuole affermare la centralità del territorio della cittadina distrutta dal terremoto del Belìce, non solo come esperienza di produzione artistica e culturale, ma come luogo in cui vivere e sperimentare un modello di resilienza storica, di rinascita urbana e socio-economica. Un processo di ricostruzione in cui l’agricoltura, in particolare la coltivazione della vite e la produzione del vino, hanno segnato la scommessa di Gibellina sul suo futuro, all’insegna del continuo rinnovamento.
Una profonda testimonianza, quella di Opificio Gibellina, sul potenziale della città belicina come destinazione centrale dell’arte contemporanea, nel quale poterne scoprire il più grande giacimento mai realizzato in Italia, tra opere sia esposte all’esterno sia custodite presso le due grandi istituzioni culturali locali: la Fondazione Orestiadi e il Mac, Museo d’Arte Contemporanea.
Le cinque bottiglie, ciascuna con un’opera d’arte distintiva di Opificio Gibellina, saranno messe all’asta in un importante evento a Palermo ad inizio 2024 (con data da definire, ndr). Il ricavato, sarà devoluto a un’organizzazione con un forte impegno etico e sociale. Un’iniziativa che vuole quindi rappresentare la fusione tra le eccellenze dell’arte contemporanea, dell’enologia e dell’impegno sociale.
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