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TERRA MADRE 2008 - ECCO IL MESSAGGIO DI SUA ALTEZZA REALE IL PRINCIPE DI GALLES

Da Slow Food … “Ecco il messaggio di Sua Altezza Reale il Principe di Galles Registrato a Palazzo St James, Londra II il 9 settembre 2008 per “Terra Madre” 2008 …

“ … Sembra impossibile che siano passati 4 anni da quando ero con voi a Torino, ma ricordo ancora quel giorno straordinario in cui mi avete riservato il più caloroso dei benvenuti. Mi ha fatto sentire subito tra amici con una passione condivisa per il buon mangiare, per l’agricoltura famigliare e per le comunità rurali. Inutile dire che sono particolarmente dispiaciuto di non poter essere di nuovo con voi oggi e mi auguro che il caro Carlo Petrini vorrà perdonami, ma sono lieto di potervi inviare questo messaggio da lontano.
Tutta la questione della produzione del cibo e delle carenze alimentari è ovviamente molto seguita dalla stampa in questi giorni, e molte persone sostengono che il solo modo per nutrire la popolazione mondiale sempre più in aumento sarà attraverso un’intensificazione senza precedenti dell’agricoltura con una diffusa adozione dei coltivazioni Ogm. In ogni caso, io credo che queste argomentazioni non reggano, in particolare quando all’equazione viene aggiunto il cambiamento climatico. L’agricoltura intensiva trasforma petrolio in cibo, operazione che non ci possiamo permettere di portare avanti a lungo, e le più recenti colture geneticamente modificate in realtà hanno una resa inferiore e non superiore rispetto ai loro corrispettivi convenzionali.
Invece di fare pressioni sempre maggiori per superare i limiti della natura e di introdurre fonti completamente nuove di potenziali danni ambientali, credo che dovremmo essere consapevoli che dal momento che la contaminazione transgenica è ormai riconosciuta come ineluttabile, non ci può essere coesistenza tra agricoltura con Ogm e quella senza. Mi sono convinto che dovremmo concentrare i nostri sforzi nel migliorare le tecniche sostenibili che lavorano in armonia con la natura.
Mi permetto di affermare che dovremmo anche prestare maggiore attenzione alle proiezioni relative al numero delle persone che il mondo si troverà a dover nutrire, e domandarci se sono inevitabili come appaiono.
La crescita della popolazione, ne sono consapevole, è un tema gravoso e difficile, ma va sicuramente affrontato.
La dura realtà è che in un Paese africano, ad esempio, quest’anno saranno spesi circa 480 milioni di sterline per la lotta all’Hiv Aids, a fronte dei soli 7,7 milioni di sterline destinati alla pianificazione delle nascite e alla salute riproduttiva. La spesa per l’Hiv è cruciale e assolutamente necessaria, ma quanta sofferenza umana potrebbe essere alleviata aumentando la consapevolezza di tematiche legate alla pianificazione delle nascite?
Dobbiamo sicuramente chiederci: quando si stabilizzerà la popolazione mondiale e quali saranno le conseguenze, e a quale livello, per quanto riguarda la capacità del nostro pianeta di sostenerla quella popolazione?
Il gravoso problema di affrontare il cambiamento climatico diventa sempre più pressante, e potrebbe anche rappresentare un’ulteriore ragione per riesaminare l’intera questione della crescita della popolazione. È indubbio che ogni individuo dei Paesi industrializzati debba trovare il modo di ridurre la propria carbon footprint, che è molto superiore rispetto a quella del mondo in via di sviluppo. Tuttavia, ogni essere umano contribuisce al cambiamento climatico, non ultimo attraverso l’agricoltura. Nell’analisi dei legami tra la rapida crescita della popolazione e l’accelerazione del cambiamento climatico, è sicuramente importante non ignorare, ad esempio, la questione del forte incremento nel consumo di acqua, le cui scorte sono in costante diminuzione a causa della deforestazione, e della perdita di terreno coltivabile. Abbiamo anche bisogno di trovare nuovi modi per ottenere di più da sistemi agricoli sostenibili. Questa è una delle conclusioni del recente rapporto Onu su Agricoltura, conoscenza, scienza e tecnologia, n rapporto identifica molti dei problemi dell’agricoltura globale e parla in modo appropriato di ciò che è necessario. Questo, cito, comprende sistemi “che accrescano la sostenibilità, e allo stesso tempo mantengano la produttività in modo da proteggere le risorse naturali di base e le provvigioni ecologiche dei sistemi agricoli”.
Il rapporto, inoltre, fa riferimento ad un’ulteriore questione che mi sta a cuore, e credo sia così anche per molti di voi, quando dichiara che “i saperi tradizionali e locali costituiscono un ampio regno di conoscenze pratiche accumulate e di capacità di creare conoscenze, necessario se vogliamo raggiungere l’obiettivo della sostenibilità e dello sviluppo!”. Si tratta di parole tra le più sagge che io abbia sentito negli ultimi anni e ognuno di voi, se mi posso permettere, Signore e Signori, è testimone di quanto siano vere.
Tutto questo, naturalmente, sembra molto lontano dai problemi quotidiani di piccoli produttori di cibo, di cuochi, e di docenti universitari, ma è cruciale, se posso dirlo, che le vostre voci possano essere sentite nell’ambito di questi dibattiti globali.
La soluzione al problema delle carenze alimentari globali è da trovarsi per lo più tra i contadini davvero sostenibili, e sono molto incoraggiato dal fatto che così tante persone ora riconoscano i benefici derivanti dal lavoro con la natura e con la valorizzazione di forze positive attraverso un suolo sano, colture sane e animali sani al fine di produrre cibo salutare.
Conservo molti ricordi affettuosi della mia ultima visita a Terra Madre. Mi dispiace solo non essere lì a visitare il mercato e a partecipare alle vostre discussioni, mentre imparate gli uni dagli altri come produrre in modo migliore, commercializzare e cucinare alimenti sostenibili. Questo è certamente quello che mi sto sforzando di fare attraverso le mie iniziative, sia nel regno Unito che, ad esempio, in India. Purtroppo, sarà per un’altra volta.
Permettetemi, in chiusura rendendo un caloroso e appassionato omaggio a uno dei miei grandi eroi, Carlo Pettini, e di salutare ognuno di voi che, Carlo in primis, state facendo così tanto per sfidare le imponenti forze dell’agricoltura industrializzata e dell’omogeneizzazione del cibo.
Posso solo concludere esprimendo la mia più grande ammirazione per tutto quello che rappresentate. Siete i garanti della nostra sicurezza alimentare a lungo termine, che si basa sulla vostra cura appassionata dell’ambiente naturale …”.

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