Terra Madre 2006 chiude i battenti, per dare l’arrivederci all’edizione 2008: ieri all’Oval di Torino si è svolta la cerimonia finale, alla presenza del presidente della Camera dei Deputati Fausto Bertinotti, del ministro degli Affari Esteri Massimo D’Alema, del presidente di Slow Food Internazionale Carlo Petrini e di molti altri nomi noti italiani e internazionali. Facendo un bilancio rispetto alle precedenti edizioni del Salone del Gusto e di Terra Madre, Carlo Petrini ha ricordato che molte cose sono cambiate. Al Salone inizialmente il 75% degli espositori era composto da commercianti, il 25% da produttori: oggi queste percentuali sono invertite. Quando Slow Food ha iniziato a premere maggiormente sulle questioni etiche e politiche del cibo, qualcuno pensava che il pubblico si sarebbe allontanato dal Salone, cosa che invece è stata smentita dall’alta affluenza di questi giorni. Terra Madre ha voluto riproporre la centralità del cibo come elemento primario della vita, l’importanza delle radici contadine in contrasto con una gastronomia quasi folcloristica, sempre più lontana da questi temi. Petrini ha poi spronato i delegati a continuare anche nei propri Paesi la ricerca di alleanze e di confronto con i cuochi e gli uomini di scienza: «Ricordatevi che siete produttori di cultura, la difesa del pianeta è nelle vostre mani e solo voi potete rafforzare le economie locali. La rete delle comunità di Terra Madre non è strutturata e gerarchica come una società. Guai a chi pensasse di trasformarla in un’associazione o un partito, la sua forza è nella sua libertà, nella sua anarchia, nel far prevalere l’intelligenza affettiva su quella razionale. Qui si impara a praticare l’impossibile: quando si è svolta la riunione dei delegati del Medio Oriente, all’inizio erano tutti molto ingessati, ma poi hanno capito di far parte di un’unica grande famiglia. I gesti, più delle parole, hanno un ruolo simbolico, sacro. Auguriamoci – ha chiosato Petrini – che l’edizione 2008 di Terra Madre possa restituirci la dignità e il valore del gesto».
Fausto Bertinotti ha ricollegato l’emozione di Terra Madre a quella provata durante l’assemblea dei Sem Terra, il movimento che ha dato voce e forza ai contadini brasiliani. Citando Il mondo dei vinti di Nuto Revelli, il presidente della Camera ha asserito che, nell’arco di trent’anni, i contadini delle Langhe che in quel libro sembravano sconfitti dalla Storia, hanno avuto una grande rivincita. Molti cibi che un tempo erano considerati alimenti di scarto oggi si ritrovano nelle mense dei ricchi e nei menù dei grandi ristoranti. Bertinotti ha poi ricordato un aneddoto riguardante il padre dei fratelli Cervi che in Urss si ritrovò a discutere con gli agricoltori locali: quando gli chiesero come avesse fatto a farsi capire, rispose: «I contadini hanno una sola lingua in tutto il mondo». Massimo D’Alema, vicepresidente del Consiglio e ministro degli Affari Esteri, ha sottolineato come a Terra Madre convivano civiltà, cultura e storia. I produttori, secondo il ministro, sono i difensori della qualità della vita e devono contrastare due grandi bugie del nostro tempo: l’omologazione non è né progresso, né democrazia. Oggi il messaggio di Slow Food non è più elitario, però bisogna puntare in alto, coinvolgendo, per esempio, Paesi importanti come la Cina. A nome del Governo si è impegnato a ripensare un’agricoltura basata su qualità e sostenibilità, senza il protezionismo del passato. In conclusione ha anche dichiarato che la stagione dell’unilateralismo è finita e bisogna aprire i mercati a un’economia multilaterale. D’Alema ha concluso auspicando che buono, pulito e giusto non rimanga slogan solo del cibo, ma si allarghi anche alla politica.
Hanno poi ricoperto l’arduo ruolo di rappresentare dal palco tutte le comunità, i cuochi e i docenti protagonisti di Terra Madre, fissando gli obiettivi e tracciando le battaglie da oggi al 2008.
A dar voce all’India e alle donne, Vandana Shiva, fisica e economista, da sempre in prima linea nelle lotte per il riconoscimento dei diritti dei contadini asiatici. È stata lei a presentare con orgoglio alla platea il “manifesto sui semi”, definito «primo documento ufficiale della Repubblica dei contadini di Terra Madre e alternativa alla falsa democrazia di Washington». Il modo d’agire delle multinazionali del seme è fascismo del cibo, attuato con la complicità del Wto e della Banca Mondiale. Nel mio Paese ogni anno ci sono 120 000 suicidi di contadini indebitati con la Monsanto e altre holding agricole. Nessuno se ne cura, perché il profitto è diventato più importante della stessa vita umana! In agricoltura manca la libertà di distribuire gratuitamente le sementi. Si ha paura dei piccoli e decentrati produttori, che vengono annientati con assurdi brevetti e licenze. Terra Madre è lo strumento per evadere dalle prigioni del cibo, esaltando la biodiversità e rispettando tutte le culture; qui inizia la rivoluzione agricola, senza ibridi, rispettando la natura e il lavoro».
A rappresentare i cuochi sudamericani ancora una donna, la brasiliana Teresa Corçao: «I cuochi nel Medioevo erano tra le figure più rispettate della corte, poi il nostro è diventato un mestiere per poveri migranti, fino all’avvento dei francesi, considerati i numi tutelari della cucina. Grazie a loro ci siamo resi conto della nostra importanza, però oggi occorre compiere un ulteriore passo in avanti diventando ecochef, persone interessate non solo alla tecnica, ma anche alla cultura del cibo».
Si è alzata anche la voce dei vignerons rappresentati dal francese Marc Parcé: «Basta alle ipocrisie dei falsi difensori dei terroir, che credono il consumatore un ignorante. Il futuro è nel “commercio equo”, cioè bilanciato secondo le esigenze di chi compra e di chi produce e nella qualità etica, rispettando le tradizioni e i saperi che il vino nasconde».
Dall’Africa è arrivata la testimonianza appassionata di Samuel Karanjia Muhunyu, coordinatore delle comunità del cibo keniote: «È emozionante pensare che il seme piantato a Terra Madre 2004 sia oggi germogliato, grazie alle cure di docenti e cuochi che condividono i nostri ideali. Ora all’appello mancano soltanto i governanti, con i quali discuteremo durante il Forum mondiale di gennaio in Kenya a nome di tutta la grande famiglia Terra Madre».
Applausi scroscianti per uno dei nomi più noti della grande cucina mondiale: Ferran Adrià, cuoco spagnolo, approdato a Terra Madre grazie all’amicizia con Carlo Petrini. «Questa manifestazione ha permesso a noi cuochi di entrare in contatto con realtà che dalle nostre cucine non possiamo conoscere e apprezzare. Ormai siamo diventati uomini di spettacolo e nelle nostre apparizioni televisive dovremo diffondere lo spirito di Terra Madre. E poi dobbiamo aiutare i produttori: è paradossale che siano costretti a esportare i loro prodotti perché non vengono inseriti nei menù dei ristoranti locali. L’alimentazione oggi è gravemente malata, manca l’educazione e il risultato è l’allarmante obesità infantile: il modello occidentale è perdente, perché non pone al centro la cura dell’ uomo, ma quella del denaro…Non omologatevi a noi, ma siate orgogliosi delle vostre diversità».
Il docente di Berkeley Frjtof Capra ha concluso gli interventi tecnici, parlando del rapporto tra cibo e vita, riproponendo il binomio tra saperi e sapori.
Nel finale grande emozione e tutti in piedi per le ultime battute di Carlo Petrini, che ha chiamato sul palco, ringraziando, il segretario della Fondazione Terra Madre Paolo Di Croce e i rappresentanti delle 1500 famiglie ospitanti e degli 800 volontari. «Ora, cari delegati, siete entrati nella rete di Terra Madre: starà a voi coltivare i contatti di questi giorni. Purtroppo non vi diamo né soldi, né prestigio, ma tanta autostima. Se l’avrete sarete voi a muovere il mondo. Arrivederci al 2008!».
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