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“Terra Madre Salone del Gusto” - I primi visitatori a Torino? I bambini! Primi a “Voler bene alla Terra” ora e in futuro, leitmotiv dell’evento Slow Food, che tra nasi nei barattoli e mani nell’orto, ha raccolto le loro voci e quelle degli insegnanti

Mettono il naso nei barattolini e si illuminano con aria interrogativa, nella speranza di essere i primi a distinguere l’olio di oliva da quello extra vergine. I bambini non sanno cosa stanno annusando e inspirano fiduciosi, ma quando viene loro chiesto quale olio preferiscono tutte le mani si alzano per l’extravergine. Gli alunni e le maestre sono stati i primi a popolare “Terra Madre Salone del Gusto”, il grande evento di Slow Food, da oggi fino al 26 settembre a Torino, per dare inizio al meglio all’edizione 2016. Del resto, saranno loro, le nuove generazioni, a produrre, cucinare e mangiare il cibo del futuro. Saranno loro a voler bene alla terra, e questa avventura comincia da oggi, dice Slow Food.
“Io sono convinta che imparare in modo teorico non sia sufficiente per far sedimentare le conoscenze nei bambini, perciò partecipo sempre alle attività educative di Slow Food con le mie classi. Quando assaggi qualcosa acquisti più consapevolezza, a maggior ragione se sei ancora piccolo, e puoi diventare un consumatore più attento - racconta la maestra Maria Grazia Vincoletto - ogni volta cerco di approfondire argomenti diversi e mi ha fatto molto piacere l’introduzione di questo nuovo laboratorio sull’olio. È la perfetta conclusione di un percorso iniziato in prima elementare parlando di frutta e verdura e facendo l’orto: così i bambini conoscono il ciclo completo del cibo”.
L’olio può essere piccante? O amaro? E qual è la differenza di odore? Il nocciolo va tolto quando si spremono le olive? Gli alunni di Maria Grazia, entusiasti quanto lei, scoprono questo e molto altro a Goccia a goccia, attività di Slow Food Educazione al Borgo del Valentino: “ho imparato che devo mangiare l’olio che produce mio nonno”, esclama Beatrice. “L’olio extravergine fa anche bene - le fa eco Elena - come il Parmigiano, che è duro e granuloso e carnoso”. “Sui libri è tutto più noioso - dice Giorgio - mi piace di più imparare divertendomi, mi interessa parlare di cibo perché è prezioso e ci serve per vivere. Ma ho imparato che dobbiamo alternare quello che mangiamo perché tutti i cibi hanno proprietà diverse e tutte servono per stare bene. Se il gusto si abitua è noioso, è bello cambiare e ci sono tanti cibi da scegliere: è una cosa che si chiama biodiversità!”.
Si mette alla prova il naso anche nel laboratorio “I cinque sensi”, in scena a “Xkè? Il laboratorio della curiosità”. I bambini scoprono che il piccante non è un gusto ma una percezione sensoriale, che umami significa saporito, e che è proprio il gusto della salsa di soia. E poi inizia il gioco: non è facile riconoscere a occhi chiusi l’odore di una foglia di pomodoro, della cola o dell’anice stellato.
“A scuola facciamo un percorso che dura tutto l’anno per parlare con i bambini di cibo e alimentazione, proponendo frutta per merenda invece delle solite merendine confezionate. È importante che sappiano cosa significa avere un’alimentazione corretta e la scuola deve avere un ruolo in questo, visto che un pasto al giorno lo consumano qui”, racconta Stefano Bolognesi, maestro d’italiano. E anche grazie ad attività come queste si riscopre l’importanza della mensa scolastica, al centro delle polemiche in questi giorni. Una mensa che deve recuperare il suo valore inclusivo e di scambio fra culture: “nella nostra scuola - prosegue Stefano - inclusione è la parola chiave e una mensa dove tutti mangiano la stessa cosa è uno dei migliori modi di stare insieme”.
Info: www.salonedelgusto.com

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