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Terremoto e solidarietà: sostenere il tessuto agricolo ed enogastronomico dei territori colpiti dal sisma per guardare oltre l’emergenza e provare a salvare i borghi come Norcia, Castelluccio e tutti gli altri da un abbandono altrimenti senza ritorno

Cercare di acquistare i prodotti enogastronomici dei territori colpiti del sisma dei giorni scorsi, che, per fortuna, nella tragedia, senza vittime, ha messo in ginocchio, questa volta, soprattutto il territorio di Norcia e dintorni. È una delle iniziative, oltre alla solidarietà diretta con donazioni e così via, che si può fare per sostenere un territorio a forte vocazione agricola ed enogastronomica, celebre per la sua arte norcina, da cui appunto prende il nome, e per i tanti prodotti d’eccellenza, dal prosciutto di Norcia Igp alla lenticchia di Castelluccio di Norcia, dal pecorino dei Sibillini al Vitellone Bianco Igp alla patata rossa di Colfiorito, ma anche tartufi, zafferano, anice e così via, solo per citarne alcuni. Un po’ come successo (e come è auspicabile che continui ad accadere, visto che la situazione è sempre difficilissima) per Amatrice, la sua amatriciana ed i suoi prodotti agroalimentari. Perchè al di là di quello che ci sarà da fare per la ricostruzione che, dove possibile, sarà ovviamente lunga, ora è fondamentale aiutare quel territorio a mantenere vivo quel poco di tessuto economico che si è salvato, ed a ripristinare il prima possibile quello che si è fermato dopo il sisma. Che con Norcia, “ha colpito un modello di sviluppo economico del futuro per l’Appennino, che ha messo insieme, artigianato di qualità, commercio, strutture ricettive di qualità, agricoltura di qualità e turismo religioso - spiega il produttore di vino dell’Umbria e presidente Confagricoltura Umbria, Marco Caprai - un modello del futuro per l’Appennino italiano. Ora dobbiamo accorciare la catena di comando per far fronte all’emergenza, anche perchè l’inverno incombe e il tempo è poco. Ma dobbiamo anche pensare a chi in quel territorio c’è e vuole restarci”.
Perchè per i piccoli borghi italiani è fondamentale rimanere in vita da subito, con ogni mezzo possibile, anche dopo eventi così catastrofici, perchè il rischio è che, una volta drammaticamente abbandonati e disabitati, la loro esistenza cessi per sempre senza possibilità di rinascita.
E questo passa, appunto, dal recupero di un tessuto economico, che è molto legato all’agricoltura e all’agriturismo, nella grandissima maggioranza fatto di piccole aziende familiari.
In Umbria e non solo visto che, ricorda la Coldiretti, tra la Regione “cuore verde” d’Italia, ma anche Marche, Lazio e Abruzzo, tra il sisma di questi giorni e quello del 24 agosto che ha devastato Amatrice e le zone limitrofe, “ci sono 3.000 aziende agricole a rischio, soprattutto allevamenti, con oltre 100.000 animali tra mucche pecore e maiali”. Intanto, è positiva - dopo un incontro tra il Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina con gli assessori regionali all’Agricoltura Carlo Hausmann (Lazio), Anna Casini (Marche), Fernanda Cecchini (Umbria) e Dino Pepe (Abruzzo) - la notizia delle risorse stanziate per sostenere gli allevatori, portate da 1 a 10 milioni di euro, oltre al raddoppio delle forniture di stalle temporanee per gli animali e di moduli abitativi che sono già state messe a bando dalle Regioni.

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