Mentre si avvicina il 19 giugno, in cui saranno svelati i migliori ristoranti del mondo secondo la “The World’s 50 Best Restaurants” 2025, l’evento gastronomico più prestigioso e influente a livello globale, che per la prima volta sarà di scena in Italia, a Torino, sale l’attesa e si svelano i secondi 50 nomi, quelli che vanno dalla posizione n. 51 alla n. 100 che fanno comunque parte di un “gotha” ristrettissimo della cucina mondiale. Dove figura un solo nome italiano, per altro una new entry, Al Gatto Verde di Modena, il ristorante stellato del progetto Casa Maria Luigia di Massimo Bottura (con la chef Jessica Rosval), plurivincitore della classifica e per questo “fuori gara”, poiché inserito nella “hall of fame”. Una presenza risicata, numericamente, quella dell’Italia nelle posizioni da 51 a 100, che fa ben sperare, però, in tanti piazzamenti nella parte alta della classifica per la cucina italiana d’autore, nell’anno in cui, per altro, si compirà (tutti si augurano con successo) il percorso di candidatura della “Cucina Italiana” a Patrimonio Immateriale Unesco (verdetto atteso in dicembre).
Una classifica, la “50 Best”, che nel 2024 ha visto primeggiare la Spagna, con il Disfrutar di Barcellona al n. 1, ma con una buona presenza italiana: il Lido 84 dello chef Riccardo Camanini (1 stella Michelin) a Gardone Riviera, Reale dello chef Niko Romito (3 stelle Michelin) a Castel di Sangro, Piazza Duomo dello chef Enrico Crippa (3 stelle Michelin) ad Alba, con la famiglia Ceretto, e Uliassi dello chef Mauro Uliassi (3 stelle Michelin) a Senigallia, nella metà alta della classifica, ma anche con Le Calandre di Rubano dei fratelli Alajmo, al n. 51, e l’Atelier Moessmer di Norbert Niederkofler a Brunico, al n. 52 (la new entry più alta in questa parte della classifica nella scorsa edizione).
Guardando alle posizioni da 51 a 100 di quest’anno, l’Europa, spiega una nota, vanta in totale 20 ristoranti in classifica, con diverse new entry, tra cui il Koan (n. 91) a Copenaghen, il Cocina Hermanos Torres (n. 78) a Barcellona, il Txispa (n. 85) ad Atxondo, in Spagna, e, appunto, il ristorante italiano Al Gatto Verde (n. 92) a Modena. Il Jordnær, a Copenaghen, rientra nella lista 51-100 al n. 56.
I ristoranti tedeschi presenti nella lista sono quattro: Restaurant Tim Raue (n. 58), Nobelhart & Schmutzig (n. 59) e Coda (n. 79), tutti a Berlino, mentre il Tantris, a Monaco di Baviera, si piazza al n. 73. La Spagna si aggiudica tre posizioni in questa classifica: il Quique Dacosta (n. 65) a Dénia, l’Aponiente (n. 84) a El Puerto de Santa María e il Mugaritz (n. 87) a San Sebastián. Il Belgio è rappresentato da due ristoranti, Willem Hiele (n. 62) a Oudenburg e Bozar (n. 63) a Bruxelles, mentre la Gran Bretagna compare in classifica con due ristoranti: Mountain (n. 74) e The Clove Club (n. 86) di Londra. Nel resto Europa si aggiungono questi ristoranti: lo Schloss Schauenstein (n. 52) a Fürstenau, Svizzera; l’Hiša Franko (n. 69) a Kobarid, Slovenia; Le Doyenné (n. 77) a Saint-Vrain, Francia; e il Neolokal (n. 100) a Istanbul.
Due nuove entrate anche dall’Asia, con il ristorante Chef Tam’s Seasons (n. 72) a Macau e Meet the Bund (n. 94) a Shanghai che si aggiungono alla classifica 2025. Singapore è rappresentata da due ristoranti: Burnt Ends (n. 93) e Labyrinth (n. 97). Tokyo vede due entrate - Den (n. 53) e Sazenka (n. 71) - mentre sempre in lista spiccano anche Onjium (n. 57) a Seoul, Fu He Hui (n. 64) a Shanghai e Masque (n. 68) a Mumbai.
Cape Town, in Sudafrica, invece, conquista tre posizioni nella lista: La Colombe (n. 55), Fyn (n. 82) e Salsify at the Roundhouse, nuovo ingresso alla posizione n. 88.
Ancora, il Nord America si fa notare con tre new entry nella classifica quest’anno, incluso l’Arca (n. 67) a Tulum e lo Huniik (n. 89) a Mérida; l’Atelier Crenn a San Francisco rientra nella lista al n. 96, mentre fa il suo debutto il César (n. 98) di New York. L’Alcalde (n. 51) a Guadalajara e il Pujol (n. 60) a Mexico City entrano nella lista, insieme al SingleThread (n. 80) a Healdsburg, in California e a Le Bernardin di New York che si posiziona al n. 90.
Il Sud America, invece, registra una nuova entrata da San Paolo con il Tuju (n. 70) facendo il suo esordio nella classifica. Inoltre, l’Evvai (n. 95) rientra nella lista 51-100. El Chato (n. 54) e il Leo (n. 76), entrambi di Bogotá conquistano un posto nell’elenco, insieme a l’Oteque (n. 81) di Rio de Janeiro e al ristorante A Casa do Porco (n. 83) di San Paolo. Ecuador e Perù contano ciascuno un ristorante in classifica con il Nuema (n. 61) a Quito e il Mil (n. 75) a Cusco.
Infine, guardando all’Oceania, il Saint Peter a Sydney si piazza al n. 66, mentre, per la prima volta, “The World’s 50 Best Restaurants” include nella lista 51-100 un ristorante neozelandese, l’Amisfield Restaurant a Queenstown al n. 99.
“La classifica 51-100 di quest’anno è una vera celebrazione della gastronomia globale - ha commentato William Drew, direttore dei contenuti “The World’s 50 Best Restaurants” - con ristoranti distribuiti in sei continenti e 25 Paesi, due in più rispetto all’anno scorso. Siamo particolarmente entusiasti di accogliere per la prima volta un ristorante dalla Nuova Zelanda, insieme ad altri 12 nuovi ristoranti che fanno il loro ingresso nella lista 51-100 del 2025. Congratulazioni a tutti i ristoranti e ai team presenti nella classifica di quest’anno. Non vediamo l’ora di celebrare i loro successi insieme durante la cerimonia di premiazione a Torino”.
Quando si conosceranno i migliori ristoranti al mondo, secondo la classifica “stilata da 1.120 esperti internazionali nel settore della ristorazione e da esperti gourmet itineranti, che compongono la “The World’s 50 Best Restaurants Academy”, che garantisce una rappresentanza di genere equa, comprende 28 regioni diverse in tutto il mondo, ciascuna composta da 40 membri, incluso un presidente di giuria. Nessuno sponsor dell’evento ha alcuna influenza sul processo di votazione”, specificano gli organizzatori, sottolineando come la lista sia valutata e verificata in maniera indipendente dalla società di consulenza Deloitte.
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