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DALLA VIGNA AI MERCATI

Tra vendemmia e promozione, l’Italia del vino si rimette in marcia

I primi grappoli, le prime stime dei grandi territori (dal Chianti al Prosecco al Soave), il ritorno degli eventi internazionali (con il Barolo in Uk)
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La Garganega, uva del Soave (Ph: Consorzio del Soave)

È ancora decisamente presto per iniziare a parlare in modo concreto di stime qualitative per la vendemmia 2021. Che, però, pian piano sta prendendo piede, dal Nord al Sud d’Italia, con i primi grappoli già tagliati da tempo in Sicilia, per esempio, la raccolta in corso in Franciacorta, e qualche filare di varietà precoce vendemmiato anche nel Bolgherese, in Toscana, così come, in Sardegna, in Puglia, in Umbria, in Friuli-Venezia Giulia e così via, come raccontano tante aziende anche via social.
Ma ancora siamo lontani dal “grosso”, tanto che, dopo una prima ricognizione fitosanitaria del 30 luglio firmata da Assoenologi, Unione Italiana Vini ed Ismea, le stesse organizzazioni presenteranno le prime vere e proprie previsioni sulla vendemmia 2021 mercoledì 8 settembre, in streaming,
con Ernesto Abbona e Paolo Castelletti, presidente e segretario generale Unione Italiana Vini, Riccardo Cotarella e Paolo Brogioni, presidente e direttore Assoenologi, Fabio del Bravo (Ismea) e Ignacio Sanchez Recarte, Segretario Generale Ceev - Comitè Européen des Entreprises Vins. Ma, da qualche Consorzio di denominazioni che pesano sul mercato, inizia ad arrivare qualche prima stima. Come da quello del Chianti, per esempio, la più estesa denominazione rossista del Belpaese. “Un po’ di meno, ma molto buono. La produzione 2021 del vino Chianti sarà ridotta, a causa della gelata di primavera. Ma la qualità dell’uva è ottima. E ci aspettiamo un vino che può entrare nel novero delle migliori annate”, spiega il presidente del Consorzio Vino Chianti, Giovanni Busi. “Dopo la gelata - spiega - le prime stime indicavano una riduzione della produzione del 30-40%. Per fortuna, le piante hanno reagito bene e, alla fine, il dato effettivo parla di un calo ma non così importante. Insomma, il danno è minore di quello che pensavamo. Possiamo tirare un piccolo sospiro di sollievo. Ancora però non possiamo festeggiare. Le prossime settimane saranno decisive, specie dal punto di vista climatico. Dobbiamo sperare che comincino le piogge, perché un periodo di perdurante siccità manderebbe le viti in sofferenza, con ricadute negative sulla quantità. Dobbiamo quindi augurarci che la stagione segua il suo naturale evolversi. Il 2021 dovrà essere un anno di ripartenza anche per il comparto vino. Incrociamo le dita, confidando in un normale passaggio dall’estate all’autunno”. In attesa dell’annata 2021, per il vino Chianti arrivano buone notizie sul fronte delle vendite: a giugno sono cresciute del 15% rispetto allo stesso mese del 2020. “Per la vendemmia 2021 - spiega Busi - abbiamo deciso una riduzione delle rese del 15% per mantenere in equilibrio la produzione e il mercato. Per fortuna il mercato sta riprendendo e il prodotto in magazzino c’è, quindi con questa decisione garantiamo un ritorno economico maggiore per la fase della produzione. L’obiettivo è quello di consolidare la crescita al fine di garantire alla fase della produzione una marginalità che prima non c’era”.
Meno quantità ma qualità buona è anche, in sintesi, la previsione in terra di Prosecco Doc, la più grande denominazione spumantiera del Belpaese. Come spiegato qualche giorno fa da Andrea Battistella del Consorzio del Prosecco Doc a “Veneto Agricoltura” (che presenterà le previsioni di vendemmia della Regione Veneto il 31 agosto), “le uve dell’area Prosecco Doc sia veneta che friulana, sono in piena fase di invaiatura; per le varietà destinate al taglio, come Pinot e Chardonnay, l’invaiatura è in uno stadio avanzato. È importante ricordare - continua Battistella - che anche quest’anno i nostri viticoltori hanno dimostrato tutta la loro bravura e professionalità, affrontando nel migliore dei modi una campagna molto complicata, iniziata con le gelate di aprile, proseguita con le forti grandinate che hanno interessato alcune zone e con l’alternanza di periodi siccitosi e piovosi”. Fatto sta che ad oggi lo stato sanitario delle uve nel grande comprensorio del Prosecco Doc è assolutamente soddisfacente. Gli operatori hanno saputo contenere le principali fitopatie della vite, anche se - come rilevano i tecnici del Consorzio di Tutela - quest’anno si sono ripresentate come nel 2020 alcune criticità che un po’ preoccupano gli operatori, vale a dire il mal dell’esca e ancor più la flavescenza dorata. “Sotto il profilo quantitativo - conclude Battistella - si stimano per quest’anno rese inferiori rispetto ai massimali indicati dal disciplinare. Ed è proprio per questo motivo che, sentiti gli uffici preposti di Regione Veneto, Regione Friuli-Venezia Giulia e le Organizzazioni delle Imprese, saranno attivate le misure idonee (attingimento temporaneo e stoccaggio) per far fronte alla carenza di uva per Prosecco Doc e di conseguenza soddisfare nei prossimi mesi la richiesta dei mercati”. Per la qualità delle uve destinate a diventare Prosecco 2021, gli operatori sottolineano che è ancora presto per fare proclami, in quanto tutto si deciderà durante la lunga e delicata fase di maturazione, però i presupposti sono buoni, in particolare per le aree rimaste indenni dalle grandinate.
Restando in Veneto, è ancora lontana, almeno un mese, ma promette molto bene la vendemmia 2021 nel Soave, tra i più importanti territori bianchisti. Come spiega il Consorzio, guidato da Sandro Gini, “i dati delle prime campionature danno risultati più che soddisfacenti. Una primavera molto fresca e piovosa ha rallentato le prime fasi fenologiche della vite e dato un importante apporto d’acqua. Durante l’estate l’alternanza caldo e piogge non torrenziali non ha creato siccità e ha mantenuto alte le acidità. Un’annata quindi che si sta dimostrando di alta qualità, soprattutto sulle zone collinari. Per mantenere l’equilibrio produttivo e per raggiungere l’obiettivo dell’aumento del valore dell’imbottigliato l’assemblea dei soci del Consorzio del Soave ha prudentemente scelto di diminuire le rese per la vendemmia 2021, passando da 150 quintali/ettaro per la Doc a 130 quintali/ettaro (-13%) e da 140 quintali/ettaro a 130 quintali/ettaro (-7%) per la zona Classica e dei Colli Scaligeri. Deroghe a questa decisione verranno date alle aziende che negli ultimi due anni non hanno caricato il Soave oltre il limite previsto senza superi, mentre per le aziende biologiche certificate, il limite rimane a 140 quintali/ettaro, per dare un forte segnale a favore della sostenibilità in vigneto”. Decisione presa per assicurare da un lato il reddito delle imprese agricole e dall’altro la tenuta del sistema dei prezzi. “Una scelta condivisa e presa sentendo tutte le parti - dichiara il Presidente del Consorzio Sandro Gini - l’anno in corso sta dando segnali di ripresa, ma ci sono ancora molte incertezze e questo richiede agire con prudenza. La scelta quindi, oltre ad assicurare il corretto apporto di Soave sul mercato, permetterà di assicurare anche un’ottima qualità anche grazie a un’annata particolarmente favorevole”.
Per i grandi rossi, ovviamente, la vendemmia è ancora lontanissima. E se c’è chi già da tempo ha comunicato la riduzione delle rese, come il Consorzio del Brunello di Montalcino, che ha deciso di lasciare invariata la quantità massima di uva rivendicabile come vino a Brunello di Montalcino Docg per il primo ettaro di vigneto, abbassandola da 80 a 70 quintali per ettaro per quelli successivi, c’è chi punta sul ritorno alla promozione nei grandi mercati internazionali. Come quello del Regno Unito, che, il 15 settembre, vedrà protagonista il Consorzio di Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani, guidato da Matteo Ascheri, del “Vintage Lunch”, guidato da Walter Speller e dalla Master of Wine Jane Hunt alla Church House Westminster di Londra, dedicato al trade, con in degustazione oltre 140 etichette di Barolo 2017, Barbaresco 2018, e con le annate 2018, 2019 e 2020 di Langhe Nebbiolo e Nebbiolo d’Alba.
Ma, intanto, c’è anche chi con le uve ancora lontane dall’essere pronte alla raccolta, guarda al futuro mandando un messaggio chiaro alla filiera, come fatto dal Consorzio per la tutela dei Vini della Valpolicella, oggi, nell’incontro tra rappresentanti del Consorzio, delle aziende e delle associazioni delle imprese, per la valutazione congiunta sui valori delle uve, cioè della materia prima, in vista dell’imminente vendemmia. Sottolineando una volta di più come anche in un territorio ricco, dove il vino, Amarone in testa, muove ogni anno un giro d’affari di 600 milioni di euro, si debba ragionare di insieme, nell’ottica di una sempre maggiore qualità e remunerazione, piuttosto che su una ulteriore crescita quantitativa. “Oggi più che mai il confronto sulle dinamiche produttive e di mercato è fondamentale - spiega Christian Marchesini, presidente del Consorzio dei Vini della Valpolicella - ed, infatti, con le aziende e le associazioni di filiera, dobbiamo spingere sempre di più sulla qualità e sul posizionamento per vincere la guerra contro le speculazioni, a partire dai valori delle uve. Solo così potremo sostenere il sistema Valpolicella e, in generale, il made in Italy enologico. Vogliamo dare un segnale positivo, perchè i dati sugli imbottigliamenti sono buoni per tutte le tipologie di vino, ed è emerso da parte di tutte le componenti della filiera la disponibilità a sostenere un aumento del valore delle uve”, spiega Marchesini, a WineNews. Premiare il prodotto di eccellenza, come nel caso dell’Amarone della Valpolicella Docg, in termini di prezzo e proporre prodotti diversi tra loro e in grado di coprire molti segmenti di mercato, è la priorità, spiega il Consorzio. Per la Valpolicella e per tanti territori del vino del Belpaese.

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