Papa Francesco, nelle sue omelie, non perde occasione di fare riferimento al mondo del vino, a cui sono legate sia la storia della Chiesa Cattolica, sia lo stesso Bergoglio, nipote di un vignaiolo piemontese. Un mondo, quello del vino che, grazie al lavoro di intermediazione di Franco Ricci e della Fondazione Italiana Sommelier, il 21 gennaio, verrà ricevuto in Vaticano: 150 tra vignaioli, sommelier, enologi e ristoratori in udienza da Papa Francesco che, come racconta Franco Ricci nell’ultima rivista “Bibenda”, “ama il vino e lo beve a tavola a Santa Marta. Gli ho scritto chiedendo di fargli visita con un vasto gruppo del nostro settore, e Padre Georg mi ha risposto”.
Il legame simbolico che unisce la religione Cattolica al vino, del resto, risale, secondo il racconto dei Vangeli, all’Ultima cena, quando Gesù distribuì ai suoi discepoli il pane ed il vino come suo corpo e suo sangue, offerti come sacrificio per la salvezza degli uomini. Ma il vino è presente continuamente, sia nelle Sacre Scritture che nelle parole degli ultimi due pontefici: Benedetto XVI, appena divenuto Papa, si definì “un semplice ed umile servo nella vigna del Signore”, e, come detto, Papa Francesco è addirittura nipote di un vignaiolo piemontese, e nelle sue omelie usa spesso parabole enoiche, su tutte, “non c’è festa senza vino, immaginatevi finire le nozze di Cana bevendo tè”.
Con questi presupposti, è evidente che regalare una bottiglia di vino al Papa è impresa assai ardua, tanto che il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, già a settembre aveva pensato di affidarsi ad uno dei maggiori conoscitori del vino del Belpaese, Franco Ricci, per selezionare tre bottiglie di Vin Santo toscano (oltre a scegliere i vini per le delegazioni dei Paesi stranieri in visita in Italia, e la carta dei vini delle cene ufficiali). Tutti i vini della cassetta del premier al Papa appartengono alla Doc Vin Santo del Chianti Classico: il primo dell’azienda Fontodi di Giovanni Manetti, Malvasia e Sangiovese affinati per 5 anni in piccole botti; il secondo di Vignamaggio (Malvasia del Chianti e Trebbiano che di anni ne trascorre 4 nelle botticelle), nel 1300 di proprietà della famiglia della Monnna Lisa; la terza bottiglia viene dall’azienda Felsina della famiglia Poggiali, Trebbiano, Malvasia e Sangiovese, che evolvono per 7 anni nella vinsantaia.
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