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UE: DA AGRICOLTURA BENI PUBBLICI MA NON SUFFICIENTI. SFIDA FUTURA: PORTARE OBIETTIVI AMBIENTE NEL CUORE DELLA PAC

Dagli alpeggi alpini alle terrazze coltive a fiori e basilico della Liguria, dai campi di girasole della Toscana fino all’estensioni di oliveti millenari della Puglia: 50 anni di politica agricola europea in Italia, come nel resto dell’Europa, hanno preservato il valore culturale e paesaggistico del territorio fornendo una grande varietà di “beni pubblici” alla società europea. Ma questi beni pubblici sono “insufficienti”, dicono i cittadini, e “in futuro sarà necessario un intervento più incisivo”. Tra le prime sfide: portare gli obiettivi generali dell’ambiente nel cuore della Politica Agricola Comune europea (Pac). E’ il profilo che emerge da uno studio realizzato dall’Istituto europeo di politica ambientale, pubblicato oggi dalla Commissione europea a Bruxelles, che sottolinea il ruolo della Pac nella fornitura di beni pubblici: in primo luogo per l’ambiente (dall’utilizzo all’irrigazione dei terreni per evitarne l’abbandono e la desertificazione); quindi il contributo sociale (l’agricoltura ha permesso di evitare l’esodo e l’abbandono di molte comunità diventando presidio del territorio).
Senza dimenticare i numerosi effetti positivi dello sviluppo economico sulle regioni rurali: dall’agriturismo alla produzione di importanti denominazioni d’origine e indicazione geografiche protette (Dop e Igp), salvaguardando anche piccole produzione locali antichissime.
Insomma, per la una volta la riflessione si spinge oltre al mero discorso di “quanto costa la Pac” e mette in luce due novità: in primo luogo i “beni pubblici”, e quindi chi li genera, “sono apprezzati dal pubblico europeo che attribuisce loro una grande importanza”; tuttavia, secondo i dati a disposizione, questi beni “non sono offerti in quantità sufficiente”. Una carenza, che si farà verosimilmente più grave in futuro di fronte “a minacce quali le oscillazioni dei prezzi dei beni-rifugio, i fattori tecnologici, l’impatto dei cambiamenti climatici”.
I risultati dello studio alimentano il difficile dibattito sul futuro del finanziamento della Pac, tema su cui l’Europarlamento e gli Stati membri hanno iniziato a scaldare i motori, e a cui parteciperà a breve la nuova Commissione Ue.
Di fronte ai paesi del Nord Europa - dal Regno Unito alla Svezia - che vorrebbero tagliare in modo netto i finanziamenti alla Pac, le cooperative e i produttori europei ricordano che l’agricoltura contribuisce nelle misura del 3,4% al Prodotto interno lordo dell’economia comunitaria, mentre il sostegno dell’Ue (da cui dipende il 90% delle misure di gestione della Pac) è costituito appena dallo 0,4% del Pil europeo. Non solo. Nei 27 stati membri un posto di lavoro su sei dipende dalla produzione agricola e dalla sua competitività.
Fonte: Ansa - Autore: Patrizia Lenzarini

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