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Uiv: un processo di graduale riqualificazione sta accompagnando l’export di vini italiani nel mondo, con una costante dinamica di aumento del prezzo medo, e quindi del posizionamento, specie per i vini a indicazione geografica (Doc, Docg e Igt)

Un processo di graduale riqualificazione sta accompagnando l’export di vini italiani nel mondo. Lo raccontano le statistiche, che indicano una costante crescita del prezzo medio dei vini italiani per il mondo. Tra i protagonisti di questo upgrade, analizzato dall’Uiv - Unione Italiana Vini (www.uiv.it) su “Il Corriere Vinicolo”, i vini a indicazione geografica (Doc, Docg e Igt), che costituiscono il grosso delle esportazioni di vini fermi in bottiglia.
Per i vini Dop, il cui export dal 2010 al 2014 è cresciuto da 1,5 a 1,8 miliardi di euro, si registra una costante dinamica di aumento del posizionamento: se nel 2010 il 30% dei vini esportati era nella fascia sotto i 3 euro al litro (450 milioni di euro), 4 anni dopo questa fascia è andata asciugandosi, fino a diventare assolutamente marginale (3%). A crescere sono state soprattutto la fascia 3-5, passata da 752 milioni del 2010 al miliardo del 2014, dove ha trovato una sua stabilizzazione attorno al 60%. Ancora meglio la performance della fascia immediatamente superiore (5-7 euro), che ha raddoppiato il proprio peso (dal 17% al 33%), quasi triplicando i fatturati: da 255 a 610 milioni di euro. In crescita anche le fasce top, soprattutto quella sopra i 9 euro al litro, arrivata al 4% di quota, complice il lento posizionamento dei vini italiani su mercati più remunerativi come, ad esempio, Singapore e Hong Kong.
Tendenzialmente simile nelle dinamiche la situazione dei vini Igp: qui però, al contrario dei vini Dop, la crescita nel 2014 non si è arrestata, ma anzi si è arrivati al record del miliardo e 300 milioni di euro, contro i 979 del 2010. La fascia basic (sotto i 2 euro al litro), pur restando stabile sopra i 200 milioni, ha perso di peso: dal 26% al 17%. Un peso guadagnato a cavallo del 2012 dai vini prezzati tra 2 e 3 euro, al record di 442 milioni nel 2012, ma poi ridiscesi nel 2014 a 363, per pesi percentuali sbalzati dal picco del 38% al 28%. La crescita, quindi, sta tutta nella fascia superiore, quella tra 3 e 4 euro al litro: 200 milioni in due anni, per una quota sul totale passata dal 20% al 32%. In crescita, anche se meno tumultuosa, le fasce al vertice: la 4-5 euro è al 13%, con un guadagno, nel quadriennio, di 40 di milioni di euro, mentre quella top, sopra i 5 euro, guadagna, nello stesso periodo, 30 milioni, per un peso percentuale rimasto stabile, attorno all’11%.

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