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FINE WINES

Uk, frode commerciale per 37 milioni di sterline legata a investimenti in vini pregiati di Bordeaux

Tre condanne per una complessa truffa vinicola. Garantivano il profitto sulla rivendita, ma poi alzavano i prezzi delle bottiglie per scongiurarla
Bordeaux, COLLEZIONISMO, DECANTER, FINE WINES, FRODI, Mondo
Uk, frode per 37 milioni di sterline su investimenti in vini pregiati di Bordeaux

Convincevano le persone, molti pensionati appassionati di collezionismo, ad investire in vini pregiati di Bordeaux, come Château Mouton Rothschild, dietro la falsa affermazione che i consulenti non avrebbero guadagnato nulla finché il vino non sarebbe stato venduto a un prezzo che generasse un profitto per il cliente. Ma si trattava di una truffa. La società che gestiva l’investimento faceva aumentare il costo della bottiglia a volte anche oltre il 400% in maniera tale da scongiurare la rivendita e far sì che per i clienti non ci potesse essere modo di guadagnarci. Però i soldi investiti transitavano comunque nell’azienda: in 10 anni nei conti dell’attività sono passate 37 milioni di sterline e molti investitori ne hanno perse a centinaia di migliaia, come spiega il magazine Uk “Decanter”. E sebbene la maggior parte del vino esistesse veramente, conservato in depositi doganali, alcune persone non hanno nemmeno mai ricevuto la propria bottiglia. Nel Regno Unito tre persone sono state condannate per frode commerciale nel processo che si è tenuto, nei giorni scorsi, a seguito di un’indagine condotta dell’Hertfordshire County Council, che ha scoperto che 41 vittime hanno perso complessivamente 6 milioni di sterline con questo sistema.
Regista del tutto era Ben Cazaly, fondatore nel 2008 della società “Imperial Wines of London Ltd”, in seguito denominata “Imperial Wine & Spirits Merchant Ltd” e oggi chiusa, che sosteneva di essere una legittima società di investimento a conduzione familiare nel settore dei vini pregiati, con uffici a Londra, Parigi e Hong Kong, e fornitori personali nei castelli e nei vigneti di Bordeaux. Insieme a lui operavano anche Greg Assemakis e Dominic D’Sa, anche loro condannati. L’indagine su questa “complessa frode vinicola” ha scoperto anche che erano all’ordine del giorno tecniche di convincimento e manipolazione come l’utilizzo di taxi di lusso per offrire e invitare gli investitori a cene e pranzi, oppure l’invio di brochure a casa dove l’azienda si spacciava per rispettabile, per esempio utilizzando senza autorizzazione i loghi del “Daily Telegraph” e del “Financial Times”. Sono state anche raccolte prove che i truffatori utilizzassero nomi falsi quando parlavano con le loro vittime, prendendo ispirazione dal film “The Wolf of Wall Street”. In una perquisizione del 2018, inoltre, gli ufficiali del Trading Standards sono entrati nell’edificio in cui operavano i truffatori, a Groveland Court, a Londra, trovando un scritta su una parete che recitava “no significa sì”, oltre a registrazioni di chiamate e oggetti come il libro “Wine for Dummies” (trad. “Vino per principianti), copioni da recitare, fogli di commissione e lettere di reclamo dei clienti, tutti sequestrati e successivamente utilizzati come prove.
“I truffatori hanno sfruttato la passione e l’entusiasmo delle persone, spingendole a investire, privandole al contempo di molti dei loro risparmi di una vita e causando un notevole disagio emotivo - ha raccontato Trish Burls, presidente National Trading Standards Tri Regional Investigations Team - spero che la condanna possa offrire un po’ di conforto alle vittime e alle famiglie coinvolte”.

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