É passato un anno e mezzo da quel 22 aprile 2021, giorno in cui è nata ufficialmente la Slow Food Coffee Coalition: un’iniziativa ambiziosa nata per unire i tanti attori della filiera del caffè, dai coltivatori ai consumatori, passando per torrefattori e distributori. A Terra Madre Salone del Gusto si fa il primo bilancio del progetto con il convegno “Slow Food Coffee Coalition. L’impegno per un caffè buono, pulito e giusto e l’esempio di Cuba”, con il presidente di Slow Food Edward Mukiibi e il vicepresidente di Lavazza Giuseppe Lavazza.
I numeri de17 mesi di attività sono eloquenti: sono nate 29 nuove Comunità Slow Food legate alla produzione del caffè in 9 paesi del mondo: Cuba, Filippine, Honduras, India, Malawi, Messico, Perù, Timor Est e Uganda. In otto di queste nuove Comunità Slow Food è stato avviato un percorso di certificazione del caffè buono, pulito e giusto. Si tratta del Participatory Guarantee System (PGS, in italiano Sistema di Garanzia Partecipativa), cioè un meccanismo che consente ai diversi membri della comunità di valutare il frutto del loro lavoro. Non è un’autocertificazione, ma un processo di valutazione condiviso, che unisce i produttori e gli altri stakeholders, e che si fonda sulla fiducia e su norme, standard e procedure stabilite insieme, a priori. Questo tipo di certificazione, inoltre, a differenza di molte altre non rappresenta un costo per i produttori, proprio perché frutto di un confronto interno e non della valutazione di un ente terzo.
Questo tempo non è servito soltanto a gettare le basi: sono già disponibili i primi sei caffè-pilota della SFCC. Provengono da cinque Comunità Slow Food diverse che hanno scelto di avviare il percorso PGS (Cuba, Honduras, India, Messico e Perù) e sono espressione di 11 diverse torrefazioni (dieci italiane e una danese). I nomi dei sei caffè? Reserva de Tierra Cuba, Rio Colorado, Dona Elda, La Chacra d’Dago Armonia, Wild Robusta, Café Cooperativo Familia Oltehua Vásquez. A proporli al pubblico sono le torrefazioni che hanno aderito alla SFCC, scommettendo su caffè il cui significato va ben oltre alla mera carica di energia assicurata da una tazzina, assumendo invece il vero e proprio ruolo di prodotti ricchi di significato e di valori.
Ma c’è un’altra novità significativa: la blockchain, ovvero il sistema di tracciabilità che consente, nel caso della filiera alimentare, di registrare in modo affidabile ogni step nella produzione. Grazie alla partnership con Trusty, startup italiana basata in Abruzzo, alcuni lotti di caffè della SFCC presenti a Terra Madre sfruttano questa tecnologia. Significa, in altre parole, che i caffè in blockchain consentono a chiunque di verificare le informazioni sulla materia prima e sulle trasformazioni subite dal prodotto in ogni fase della lavorazione, dalla coltivazione fino all’arrivo sul tavolo del consumatore. Uno strumento a disposizione di chi vuole conoscere, sapere e impegnarsi.
Copyright © 2000/2024
Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit
Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024