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UN CODICE ETICO CHE FACCIA EMERGERE L’INTERAZIONE POSITIVA CHE ESISTE TRA L’IMPRESA VINICOLA E L’AMBIENTE. ECCO LA PROPOSTA DI LUCIO MASTROBERARDINO, PRESIDENTE UNIONE ITALIANA VINI

Italia
Lucio Mastroberardino, presidente Unione Italiana Vini

“Il punto forte del codice etico dovrà essere quello di fare emergere l’interazione positiva che esiste tra l’impresa e l’ambiente in cui si trova: ambiente inteso non solo geograficamente, ma anche come ambiente sociale, perché un’azienda sana, gestita con responsabilità, è un’azienda che consente al territorio di progredire”. Un codice etico, perché il mondo del vino faccia di temi importanti, come Ocm vino, Pac e liberalizzazione impianto vigneti, occasioni per una crescita intelligente, sostenibile e competitiva della filiera: da qui passa il futuro del vino, secondo Lucio Mastroberardino, presidente Unione Italiana Vini, intervistato da WineNews. “La ricerca della qualità deve passare per una riduzione dei costi, specie per l’ambiente, quindi da una migliore efficienza ed una migliore efficacia dell’azione quotidiana - spiega Mastroberardino - che punti sul rispetto per l’ambiente circostante e sul miglioramento delle condizioni di benessere dei propri collaboratori e della collettività. È questo - conclude il presidente Mastroberardino - l’impegno verso il codice etico a cui l’Unione Italiana Vini sta ragionando, non un elenco di norme, ma la volontà di sancire la consapevolezza del ruolo dell’impresa nel contesto in cui agisce”.

Focus - L’intervento del presidente Lucio Mastroberardino, su Ocm e Pac, all’Assemblea Generale dell’Unione Italiana Vini

Preparandosi alla verifica dell’Ocm vino, nel 2012 le proposte di revisione devono fornire capacità di crescita intelligente, basata sullo sviluppo di una filiera capace d'innovazione; sostenibile ed efficiente nell’utilizzo delle risorse, quindi, competitiva; inclusiva cioè basata su una sempre maggiore coesione economica, sociale e territoriale. Basandoci sul caposaldo di un’Ocm fatta da politiche di valorizzazione della qualità dei prodotti agricoli, fattore strategico per l’Italia, questa deve premiare una produzione fondata sull’eccellenza e la specificità territoriale. E’ nostro interesse che la politica agricola europea sia sempre più orientata al mercato, all’innovazione di prodotto e di processo, alle infrastrutture, alla ricerca secondo una visione omogenea e d’insieme degli interessi in gioco. Non si sviluppa la crescita della cultura agricola se non cresce la capacità degli imprenditori e delle Associazioni di confrontarsi con gli attori di filiera più vicini alle esigenze e alle attese dei consumatori, che hanno tutto l’interesse a valorizzare i prodotti agricoli nazionali, mettendone a valore l’esperienza e la professionalità maturate sul campo.

Siamo contrari all’ipotesi di pagamento unico, che non risolve alcuno dei problemi degli agricoltori. E’ come pagargli una cena: “L’ultima cena”, con la beffa che il valore, ai prezzi correnti, neanche basta a pagarsi la cena. Mantenere gli interventi diretti al sostegno delle produzioni, rivedendo la composizione delle misure di mercato, può garantire una minor volatilità dei prezzi e un maggior equilibrio tra domanda e offerta. Il sistema dei meccanismi a sostegno del mercato deve creare una rete di sicurezza, che permette di superare in maniera tempestiva ed efficace le eventuali crisi di mercato, come strumento congiunturale e non strutturale. Le misure di mercato sottendono a una vera e propria politica industriale, nel rispetto della vocazione delle produzioni e dei territori di origine e di un’agricoltura sostenibile, e pertanto devono essere flessibili e riprogrammabili annualmente secondo necessità e nei casi in cui, nell’ambito del mercato, si manifestano particolari situazioni critiche. Fissata la posizione nazionale, fermamente contraria alla liberalizzazione dei diritti, insieme a un ben nutrito blocco di paesi Europei, e che richiede la proroga del mantenimento dell’attuale sistema di diritti oltre il 2015, è necessario un confronto ampio e libero da pregiudizi sul futuro della Pac dopo il 2013. E’ necessario elaborare un insieme di strumenti articolati, integrati e complementari tra di loro che complessivamente concorrano a una corretta e alternativa valorizzazione delle produzioni vitivinicole nazionali e alla diversificazione degli sbocchi di mercato per le stesse. Misure che, consentendo la gestione di eventuali crisi di mercato congiunturali, in ogni caso, non creino distorsioni di mercato. Per questo è indispensabile “allargare gli orizzonti” e valutare nuovi approcci e nuove soluzioni rispetto alle debolezze strutturali del settore.

La “Vendemmia verde”, che dal 2013 resterà unica misura di gestione del mercato, da sola non è sufficientemente funzionale, intervenendo in un periodo troppo antecedente la vendemmia e in un momento dove l’effettiva quantificazione della produzione è ipotetica; non incide sul miglioramento della qualità reale dell’annata. In ottica di mercato, è necessario altrettanto implementare le misure del Piano Nazionale di Sostegno riguardanti gli investimenti strutturali affinché si possano intraprendere nuovi percorsi virtuosi nella creazione di reti di vendita e distributive di proprietà delle imprese e nell’aggregazione per sviluppare la competitività nell’eccellenza viticola. Condizioni, entrambe, fondamentali per stare sul mercato.

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