Il racconto del lungo e virtuoso cammino delle cooperative nate sui terreni confiscati alle mafie e le storie di chi è riuscito nella grande impresa di realizzare prodotti di qualità eccellente come il vino Centopassi, la pasta, i legumi, l’olio d’oliva extravergine, il miele, le conserve dolci e salate, la mozzarella di bufala ed il limoncello. Cooperative che portano i nomi di vittime innocenti delle mafie come Placido Rizzotto, Rosario Livatino, Don Peppe Diana, Rita Adria, Beppe Montana. E che oggi sono luoghi di libertà in Sicilia, Campania, Puglia e Calabria. Ecco “Le mani in pasta-I prodotti dei terreni confiscati alle mafie”, il film di Daniele Biacchessi dedicato alle vittime delle mafie con protagonisti i prodotti dei terreni confiscati, tratto dal libro di Carlo Barbieri, “Le mani in pasta. le mafie restituiscono il maltolto” (Jaca Book-Editrice Consumatori, 2021), una storia di coraggio, grano e legalità sull’esperienza delle cooperative che coltivano le terre confiscate alle mafie e che sarà presentato stasera alla Festa Nazionale dell’Unità, a Bologna, con il saluto del fondatore di Libera Don Luigi Ciotti, insieme all’autore ed al regista, e, tra gli altri, Marco Pedroni, presidente Ancc Coop e Coop Italia, e Francesco Citarda, presidente della cooperativa Placido Rizzotto di Libera Terra. Un film illustrato da Giulio Peranzoni, con le voci narranti e recitanti di Daniele Biacchessi, Tiziana Di Masi, Paola Roccoli, Francesco Gerardi, le musiche di Gaetano Liguori, Gang, Modena City Ramblers, Andrea Sigona, Daniele Biacchessi, e le fotografie di Giorgio Salvatori. E, soprattutto, una produzione realizzata in crowdfunding sulla piattaforma “Produzioni dal basso”, in collaborazione con Jaca Book, Editrice Consumatori, Libera Terra Mediterraneo, Agenzia Cooperare con Libera Terra, Associazione Ponti di memoria, che è possibile sostenere (fino al 2 aprile 2022).
“Le mani in pasta - I prodotti dei terreni confiscati alle mafie”: l’incipit del film
È il 1948 e siamo a Corleone, vicino a Palermo. Placido Rizzotto è segretario della Camera del Lavoro. Partigiano, socialista, sindacalista. È una vita intensa quella di Placido. Passa in breve tempo dalle battaglie della Seconda Guerra Mondiale con il reggimento cavalleggeri “Lucca” di stanza a Tivoli alla lotta partigiana nella Resistenza Italiana a Roma, nella banda clandestina del “Gruppo Napoli” comandata dal col. Barbara, poi al ritorno nei campi a fianco dei contadini che occupano le terre. Quelle che mette in campo sono idee di giustizia e libertà. In quei luoghi significa scontrarsi con la mafia. Ma Placido non piega la testa, non guarda in basso in segno di resa, incrocia le braccia e non è solo. Accanto a lui ci sono migliaia di altre braccia incrociate, le stesse che ogni giorno muovono gli aratri e le zappe in Sicilia e ne trasportano i frutti. Però quei prodotti non appartengono ai contadini, ma ai ricchi proprietari terrieri collusi con i boss. È un uomo che dà fastidio al potere, alla proprietà, al latifondista, che getta il seme della rivolta in un territorio da sempre dominato dalla mafia. Placido Rizzotto diviene così il nemico principale di Michele Navarra, capo della cosca che controlla Corleone. Un giorno umilia un picciotto di Navarra davanti a tutti, in segno di sfida: lo appende ad un’inferriata. E dopo la sfuriata consegna una sorta di testamento ideale …
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