Si è aperta sotto l’egida dell’“Anno del cibo italiano del mondo” l’edizione n.37 della Borsa Internazionale del Turismo (www.bit.fieramilano.it), in un anno che vedrà uno dei settori più importanti dell’economia italiana, il turismo, direttamente collegato con l’altra attrattiva irresistibile del nostro Paese, insieme a cultura e paesaggi, ovvero lo sterminato patrimonio agroalimentare tricolore. E quanto sia davvero rilevante il “made in Italy” agroalimentare per il prosperare del comparto turistico lo ha sottolineato un’analisi di Coldiretti, secondo la quale almeno il 33% della spesa di italiani e stranieri in vacanza in Italia è destinato alla tavola, sia per consumare pasti in ristoranti, pizzerie, trattorie o agriturismi che per cibo di strada o specialità enogastronomiche da portare con sé al ritorno.
Il wine & food, prosegue la ricerca, ha scavalcato l’alloggio come voce principale per l’allocazione del budget dei turisti, e complessivamente, prosegue l’analisi, si stima che tra il consumo di pasti nella ristorazione (14 miliardi) e l’acquisto di prodotti alimentari nei negozi e nei mercati (12 miliardi), i turisti italiani e stranieri spendano per cibo e bevande circa 26 di quei 75 miliardi di euro che compongono il fatturato turistico complessivo annuale. L’offerta enogastronomica, sottolinea Coldiretti, rappresenta una motivazione primaria per un viaggio in Italia, con quasi uno straniero su quattro (23%) che riconosce nell’Italia il Paese della buona cucina: per un ulteriore 16% il tratto distintivo sono invece i suoi monumenti a pari merito con la moda, e per il 15% degli intervistati da Ipsos per Enit lo è invece l’arte, con design (7%) e musica e teatro (5%) a chiudere. Un amore indiscutibile e “incurabile”, quello dei turisti stranieri per i piaceri della tavola “made in Italy”, dato che quasi sei visitatori su dieci (59%) continuano a comprare prodotti italiani una volta rientrati in patria; una tendenza che, nel dettaglio, coinvolge il 25,9% dei visitatori francesi, il 22,5% di quelli tedeschi e il 16,9% di quelli del Regno Unito, stando ai dati della ricerca Bit/Bocconi.
Un panorama lusinghiero per l’industria agroalimentare nazionale, e che sicuramente riceverà nuovo stimolo dall’istituzione, annunciata sul finire del 2017 dai Ministeri dei Beni Culturali e del Turismo e delle Politiche Agricole e Forestali, del 2018 come “Anno del cibo italiano del mondo”, con un fitto calendario di eventi dentro e fuori i confini nazionali che puntano a legare indissolubilmente arte, paesaggio e cultura enogastronomica nazionali come parte di un unicum inscindibile, con al tempo stesso il proposito di far conoscere e promuovere i paesaggi rurali storici, coinvolgere e promuovere le filiere del “made in Italy” agroalimentare e con un focus aperto sulla lotta allo spreco alimentare.
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