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UNESCO & TUTELE - CONSORZIO DEL CHIANTI: “OK I REQUISITI PER LISTA, MA NON INTERESSATI”. “NO A RISCHIO FOSSILIZZAZIONI”. IN CORSA LANGHE E PROSECCO ... FOCUS: IL CHIANTI A +14% NELLE VENDITE, MA PREZZO SFUSO NON REMUNERATIVO

Le colline toscane del Chianti ‘‘sono un paesaggio culturale’’, e sono un paesaggio dell’anima per milioni di enoturisti provenienti da tutto il mondo. Ma, pur avendo tutti i requisiti, secondo uno studio dell’Università di Firenze, presentato ieri agli “Stati generali del Chianti” a Firenze, per la candidatura all’ingresso nell’elenco Unesco dei patrimoni dell’umanità, a frenare l’avvio della corsa è proprio il Consorzio del Vino Chianti, che tutela oltre 2.650 aziende vitivinicole, per un totale di 10.500 ettari di vigneto. Lo studio illustrato dall’esperto di storia dei giardini all’Università di Firenze Luigi Zangheri attesta i requisiti di “paesaggio culturale” - riconoscimento Unesco ottenuto finora da sei aree nel mondo, delle quali nessuna in Italia - per le colline toscane vitate a Chianti con testimonianze storiche a partire da un bando mediceo del diciottesimo secolo. “Tuttavia - ha detto il presidente del Consorzio Vino Chianti Giovanni Busi - se andiamo ancor più dietro nei secoli la piantagione prevalente in Toscana era quella dei fichi. Il paesaggio viticolo l’ha fatto l’uomo, ed è stata una felice evoluzione, che dobbiamo rispettare e mantenere in senso estetico. Ma questo paesaggio sarà’ in evoluzione. Non possiamo bloccare tutto senza preoccuparci di creare prospettive. Non fossilizziamoci e facciamo cose belle per il paesaggio toscano perchè Toscana nel mondo è già un bel marchio e per la nostra economia ciò significa turismo’’.
La lista dei riconoscimenti Unesco dei paesaggi patrimoni dell’umanità delinea una geografia di 151 Paesi; per l’Italia, hanno ottenuto il riconoscimento Portovenere e le Cinque Terre (Liguria) e la Val d’Orcia (Toscana) in quanto, ha detto Zangheri, ‘‘paesaggi agrari unici, ma non visti sotto il profilo vino’’. Vino che è, invece, motore delle candidature, già proposte dal Ministero dei Beni culturali, di Langhe, Roero, Monferrato e Valtellina (Piemonte-Lombardia) e più recentemente delle Colline del Prosecco e Valdobbiadene (Veneto). Mentre i sei paesaggi viticoli riconosciuti nella lista Whl dell’Unesco sono: Saint Emilion (Francia); Wachau (Austria); Alto Douro (Portogallo); Tokaj (Ungheria); Isola di Pico nell’arcipelago delle Azzorre (Ungheria); Lavaux nel cantone di Vaud (Svizzera).

Focus - Il Chianti a +14% nelle vendite, ma prezzo sfuso non remunerativo
Nel 2010 un aumento delle vendite del 14% ed un trend favorevole, nei primi mesi 2011, ma che non sono supportati da una crescita dei prezzi che a livello di sfuso rimangono sotto la soglia della remunerazione. Così, a Firenze, agli ‘Stati generali del Chianti’, organizzati dal Consorzio di tutela, presieduto da Giovanni Busi.
“C’é una ripresa nelle vendite, ma non nel prezzo - ha ricordato Busi - e la crisi permane ed é dovuta anche alle giacenze accumulate in cantina in questi anni, circa il 30% della produzione per oltre 200.000 ettolitri. Dal 2010 abbiamo registrato un aumento delle vendite del 14% che ci hanno permesso di smaltire parte delle giacenze che ora sono nell’ordine del 10%. A maggio, sullo stesso periodo 2010, le vendite sono aumentate dell’8%”.
Busi ha spiegato come “il Chianti sfuso viene venduto a 80-90 euro a ettolitro che è sotto la soglia di remunerazione. La situazione è pesante ormai da tempo molte aziende non ce la fanno più e alcune hanno anche iniziato ad estirpare i vigneti senza reimpiantarli”.
Per Busi “questo è un problema, perché noi abbiamo 800.000 ettolitri del nostro vino sugli scaffali di tutto il mondo ma se ne andiamo a vendere meno, disperdiamo i nostri scaffali e perdiamo di immagine. Dobbiamo invece aumentare la domanda e cercare mercati nuovi all’estero per far crescere ulteriormente le vendite”. In quest’ottica, ha ricordato, “abbiamo presentato un progetto da 900.000 euro per la promozione in Stati Uniti, Russia e Svizzera nel 2012. Un progetto reso possibile anche grazie ai contributi che la Regione ha dato ai Consorzi per l’attività promozionale”.

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