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UNIRE NELLE DIVERSITÀ: ECCO LA “DOC SICILIA”, CHE PER I PRODUTTORI NON È UN TRAGUARDO, MA LA PARTENZA PER UNA NUOVA CRESCITA IN QUALITÀ E SUI MERCATI DELL’ENOLOGIA SICILIANA, CON UN BRAND FORTE, “SICILIA,” CHE ESALTI LE PECULIARITÀ DEL “CONTINENTE”

Unire nelle diversità: ecco l’obiettivo della “Doc Sicilia”, approvata dal Comitato Nazionale Vini. Uno strumento che, grazie al brand “Sicilia” in etichetta, anche affiancabile, su richiesta, alle Doc già esistenti, aiuterà i produttori a valorizzare i tanti vini diversi di quello che è un vero continente enoico. La nuova Doc, inoltre, dà anche un’indicazione precisa: i vini che vorranno sfruttare la denominazione dovranno avere almeno il 50% di vitigni autoctoni siciliani. Perché la tipicità è quello che chiede il mercato. “Non è una soluzione, ma uno strumento eccezionale da usare bene - spiega Alessio Planeta, della celebre cantina siciliana - per comunicare le diversità dei nostri vini con un brand forte, condiviso e riconosciuto. Fare una Doc Sicilia vuol dire fare una stratificazione della qualità dei vini siciliani, comunicare un brand forte e poi, con le Doc esistenti, dei territori più specifici che potranno decidere anche se utilizzare il nome Sicilia accanto oppure no. Ci sono delle Doc che in Sicilia hanno lavorato bene in passato e potrebbero camminare sulle proprie gambe, come Pantelleria ed Etna, e altre, delle piccole che invece possono essere più forti con Sicilia accanto, come Menfi. Inoltre la Doc ci consente un maggiore regime di controlli per chi fino ad ora ha prodotto “Sicilia fuori dalla Sicilia”, comprando lo sfuso e portandolo via, e questo consentirà di lasciare più valore aggiunto e salvaguardare il vigneto Sicilia. Siamo passati da 10 milioni di ettolitri a 4, un salasso, e penso che la Doc Sicilia possa invertire questo trend, la guardo con grandissimo ottimismo. Si è arrivati ad una mediazione che rende più facile il confronto fra tutti che mi sembra una gran cosa”. Sulla stessa linea Alberto Tasca di Tasca d’Almerita: “non canto vittoria, perché trovo che questo sia un inizio. Il potenziale è quello di poter promuovere il nome Sicilia che nel vino sta facendo un gran bene per la quantità di energie, territori, varietà che si stanno scoprendo. Sta a noi iniziare a lavorare per sfruttarne tutte le potenzialità. È una buona opportunità, ma se non seguita con la giusta volontà non funzionerà. È importante soprattutto perché permetterà di valorizzare le peculiarità e i piccoli territori, perché la Sicilia viene spesso vista come un insieme produttivo unico, ma in realtà è un continente di micro territori. Ci può far fare un gran salto. Servirà un consorzio di tutela, il miglioramento delle regole, insomma, credo che sia un inizio, bisogna creare un gruppo di lavoro e dedicarci tutte le energie possibili”.

“Finalmente siamo arrivati, riusciamo a fare qualcosa di nuovo e concreto - aggiunge Antonio Rallo, alla guida della griffe Donnafugata - dobbiamo stare uniti e impegnarci tutti nella tutela di questo grande nome e valore che è la Sicilia. La cosa più importante è la valorizzazione qualitativa: se pensiamo solo alle rese, per esempio, quelle permesse dalla Doc saranno inferiori a quelle della attuale Igt, e già questo aiuterà a migliorare la qualità dei vini che vanno sotto il nome Sicilia. Sulla promozione dipenderà dai produttori far quadrato, per sfruttare il messaggio che possiamo dare al mercato. Sarà ancora possibile imbottigliare fuori dall’isola, perché la Doc non prevede l’imbottigliamento in zona, ma con i nuovi meccanismi di controllo la qualità di tutto quello che andrà sotto il nome Sicilia sarà superiore rispetto al passato”.

Il riconoscimento della Doc Sicilia è la tappa di un percorso che da fiducia anche a chi non era convinto fin dall’inizio che fosse la via da seguire: “ero un pò scettico sul fatto di individuare con un’unica Doc un territorio così grande - spiega Diego Cusumano - ma così come è arrivata invece porta dei vantaggi enormi, perché possiamo menzionare il nome Sicilia anche nelle Doc esistenti. Come nel nostro caso, Monreale non è conosciuto nel mondo come siciliano, Doc Monreale Sicilia ha più forza, e si possono individuare anche delle sottozone del Doc stesse che possono essere valorizzate con il nome ombrello “Sicilia”. Aiuterà la nostra enologia ad allargare il mercato soprattutto nella fascia medio-alta”.

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