L’Italia del vino sta entrando sempre più nel vivo di una vendemmia 2024 anticipata, da più parti. In Sicilia la raccolta è già iniziata a metà luglio, in alcune aziende ed in diversi territori dell’isola, e qualche grappolo si è già tagliato anche in Salento, in Puglia, nella Maremma Toscana, e non solo. E da lunedì 12 agosto, il primo distretto ad entrare in vendemmia in maniera organica e massiccia, sarà quello della Franciacorta, territorio tra i più importanti d’Italia ed eccellenza della spumantistica Metodo Classico, con tanti produttori pronti con le forbici in mano, per una vendemmia che arriva in un contesto abbastanza buono per il territorio lombardo.
Ma, in generale, è una vendemmia, quella di quest’anno, che arriva in un’estate “strana”, per l’Italia, per effetto del clima, con un Paese di fatto diviso in due, tra le grandi precipitazioni al Nord e la siccità al Sud, come hanno raccontato, a WineNews, anche alcuni dei consulenti enologi ed agronomi più affermati ed esperti del Belpaese, come Riccardo Cotarella, Carlo Ferrini, Lorenzo Landi e Leonardo Valenti. E, come evidenzia anche Confagricoltura, la più grande organizzazione datoriale dell’agricoltura italiana, che parla di “un avvio di vendemmia anticipato in alcune regioni, principalmente al Centro e in Meridione, e in linea nelle altre; buona qualità generale delle uve, benché in balia dell’evoluzione climatica, sempre più determinante. Al Nord, si segnalano difficoltà per i produttori bio a mantenere alti livelli produttivi a causa delle abbondanti piogge primaverili. A Nord-Est, le grandinate o, al contrario, la siccità, contribuiscono a dipingere un quadro a macchia di leopardo. In Centro Italia, la situazione è differente da zona a zona per l’andamento meteorologico disuguale. In alcune regioni la vendemmia è già iniziata con le basi spumanti e con un lieve calo dei volumi, in altre regioni il quadro è stazionario e le operazioni di raccolta si avvieranno la prossima settimana. Luci e ombre al Sud, dove la siccità ha inciso sulla quantità, ma non dappertutto. La situazione fitosanitaria è buona, soprattutto se paragonata al 2023, quando la peronospora aveva devastato oltre la metà della produzione”. Per il presidente della Federazione Italiana Vino Confagricoltura, Federico Castellucci, “non è un quadro omogeneo quello che si presenta oggi sul fronte viticolo, e mai come quest’anno è difficile fare previsioni generali attendibili, sebbene le premesse siano nel complesso buone. Ciò che accomuna il comparto è, invece, la preoccupazione per l’andamento del mercato, con la conferma dei segnali di flessione di inizio anno che non aiutano a smaltire le giacenze, nonostante gli scarsi volumi della vendemmia 2023”.
Gli operatori, riporta Confagricoltura, definiscono il mercato “freddo”, con costi di produzione in aumento che vanno ulteriormente ad incidere sul prezzo finale e conseguenti ripercussioni sulle vendite. Il rapporto domanda-offerta, gli effetti dei cambiamenti climatici, la questione vino-salute e la promozione del settore, ricorda la Confagricoltura, “saranno i temi al centro del Gruppo di Alto Livello Vino istituito dalla Commissione Ue con l’obiettivo di “affrontare queste sfide ed esplorare possibili soluzioni”. La prima delle tre riunioni si terrà il prossimo 11 settembre”. Per il presidente Castellucci, “la crisi del settore è più strutturale che congiunturale. In vista delle scadenze internazionali, come Fnp (Federazioni Nazionali di Prodotto, ndr) Confagricoltura abbiamo avanzato alcune proposte: auspichiamo, ad esempio, una Pac più attenta al comparto e che possa favorire la stabilizzazione del mercato con azioni volte alla riduzione dell’offerta e concentrate su un migliore posizionamento sui mercati di sbocco”. Ad avviso di Confagricoltura sono necessari una riduzione della concessione delle autorizzazioni ai nuovi impianti ed un allungamento dei tempi per il reimpianto, con una maggiore flessibilità nella gestione degli interventi urgenti di sostegno. Potrebbe, inoltre, essere utile favorire l’abbandono, in maniera puntuale e in ambiti specifici, di una produzione che mostra evidenti difficoltà di mercato. “A questo - conclude Castellucci - si aggiungono la richiesta di pari rilevanza di una politica di promozione da implementare tenendo conto del contesto internazionale e delle difficoltà delle imprese, alle quali va offerto un quadro di opportunità più flessibile e adattabile alle diverse realtà imprenditoriali e a quelle dei Paesi obiettivo”.
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