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Vendemmia 2025, stime a ribasso: 44 milioni di ettolitri, secondo Legacoop Agroalimentare

Il presidente Cristian Maretti: “dato più realistico rispetto alle aspettative pre-vendemmia, con il 75% della raccolta completata in Italia”
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Vendemmia 2025, stime a ribasso: 44 milioni di ettolitri, per Legacoop Agroalimentare

Come diciamo sempre, i conti della vendemmia si fanno a uve in cantina, con le previsioni che, per quanto accurate, più sono “precoci” e più rischiano di essere smentite. E oggi che in tutta Italia buona parte delle varietà bianche sono state raccolte, e con quelle rosse in fase inoltrata, a ritoccare a ribasso le stime di qualche settimana fa (come quelle di Unione Italiana Vini - Uiv, Assoenologi e Ismea, che parlavano di 47,4 milioni di ettolitri, ma anche quelle di Coldiretti, addirittura di fine luglio, che indicavano 45 milioni di ettolitri), è Legacoop Agroalimentare, che parla di 44 milioni di ettolitri. Un risultato quantitativo che, se confermato, non dispiacerebbe poi troppo a livello generale, viste le difficoltà del mercato del vino e tanto prodotto ancora da smaltire sul mercato (39,8 milioni di ettolitri di vino in giacenza al 31 luglio, ultimo dato di “Cantina Italia” disponibile, ndr).
“La vendemmia 2025 si preannuncia come un’annata di eccellenza qualitativa, sebbene le quantità prodotte si attestino su valori più bassi rispetto alle previsioni iniziali, in linea con lo scorso anno”, dichiara Cristian Maretti, presidente Legacoop Agroalimentare, nel commentare l’andamento della raccolta di uva, “ormai completata per oltre il 75% a livello nazionale. Grazie alle moderate temperature notturne, che hanno favorito il giusto equilibrio tra gradazione alcolica e acidità, possiamo confermare che la qualità del vino sarà eccezionale”, afferma Maretti. Secondo cui “le stime attuali indicano un quantitativo complessivo di circa 44 milioni di ettolitri, un dato più realistico rispetto alle aspettative pre-vendemmia. Eventi climatici come la siccità in alcune aree del Sud e le piogge al momento della fioritura in altre del Nord hanno influito sui volumi. In particolare, le regioni che avevano registrato produzioni molto abbondanti nel 2024 hanno visto una riduzione tra il 10% e il 20%, contribuendo a un riequilibrio generale tra domanda e offerta e scoraggiando pratiche speculative che puntano a prezzi iniquamente bassi”.
Maretti sottolinea come il minor quantitativo, se confermato anche per Francia e Spagna, possa infatti creare un equilibrio tra domanda ed offerta fondamentale per il mercato. “Questo scenario non lascia spazio a speculazioni, a quegli operatori che lavorano per spuntare prezzi iniquamente bassi, a discapito della valorizzazione della filiera della vite e del vino”, spiega il presidente. Per il quale “Quello del vino è un settore particolarmente sensibile alle mode e ai cambiamenti dei consumi e per questo c’è bisogno di un approccio mirato. È sbagliato e dannoso per tutti parlare della necessità di imporre contrazioni produttive generalizzate. Ogni segmento di mercato ha le proprie specificità e deve essere affrontato con analisi dettagliate, senza scaricare le difficoltà su aree che invece godono di un loro posizionamento remunerativo e in equilibrio. Alcune aree viticole italiane, paradossalmente, assorbono e collocano sul mercato vini di altre zone che, evidentemente, in questi anni hanno effettuato minori investimenti sul fronte organizzativo e commerciale. Siamo comunque favorevoli al blocco temporaneo dell’aumento dell’1% annuo del vigneto italiano”, spiega il presidente di Legacoop Agroalimentare.
Resta fondamentale, però, secondo Maretti, il tema della promozione: “nonostante le incertezze globali legate a guerre e dazi, il sistema cooperativo ha dimostrato cautela e prudenza. Le principali cantine si sono mosse con l’obiettivo di non perdere le posizioni di mercato acquisite riducendo in maniera significativa i propri margini, accollandosi, almeno in questa prima fase, il costo dei dazi per salvaguardare le proprie quote di mercato. Il vigneto Italia ha dato prova della sua resilienza e permette di pensare a un lavoro di “fine tuning” per migliorare ulteriormente nel futuro”, conclude Maretti, che rimarca l’importanza di una promozione orientata a diffondere la cultura enologica nel mondo, promozione basata sui dati reali della produzione.

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