Il guru dell’enogastronomia italiana, Luigi Veronelli, torna sui suoi passi e riconferma in pieno che "il passaggio del vino nel carato o barrique (piccola botte di legno di 250 litri) è fondamentale per realizzare grandi vini. Ma è necessario che la vigna venga lavorata con delle rese basse e non alte per ottenere una buona materia prima di partenza. In altri termini, una vigna con 200 quintali per ettaro darà vita a delle uve povere e quindi ad un vino debole che, una volta immesso in barrique, ne prenderà passivamente solo gli aromi e profumi, dando luogo al purtroppo famoso “vino da bara”; una vigna a resa bassa, invece, intorno ai 35 quintali per ettaro, darà vita ad uve ricche di qualità e, quindi, ad un vino forte, materia prima eccellente per realizzare quel magico scambio di aromi e tannini che porta a parlare di “elevazione” del vino in barrique". Luigi Moio, docente all’Università di Foggia ha precisato che c’è differenza di trattamento tra bianchi e rossi: i primi possono iniziare il processo di fermentazione in barrique; i rossi devono essere posti in barrique solo dopo la fermentazione e in questo caso si parlerà di “affinamento” in barrique.
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