Come evidenziato da diverse ricerche, dopo la pandemia di Coronavirus, negli italiani è rimasto un senso patriottico nel carrello, accentuando un trend già in via di sviluppo, quello dell’attenzione all’origine dei prodotti che finiscono sulla tavola, preferendo acquistare quelli Made in Italy. E, in questo senso, arriva il via libera dall’Unione Europea per un’ulteriore tutela del marchio tricolore, questa volta sui salumi. Il provvedimento interministeriale, che ha visto lavorare insieme il Ministero delle Politiche Agricole, della Salute e dello Sviluppo Economico, ha passato il cosiddetto termine di “stand still”, i 90 giorni entro cui la Commissione avrebbe potuto fare opposizione: così, è ufficiale l’etichetta Made in Italy sui tanti salami, prosciutti, mortadella e altri salumi del Belpaese, imporante per salvare i tanti allevamenti italiani, in crisi per il Coronavirus e per la concorrenza sleale. Si stima, secondo la Coldiretti, che 3 prosciutti su 4 venduti in Italia siano in realtà ottenuti da carni straniere, senza che questo sia stato fino ad ora esplicitato in etichetta. Secondo un’analisi Coldiretti, poi, dall’inizio dell’emergenza sanitaria le quotazioni dei maiali tricolori sono quasi dimezzate e scese a poco più di un euro al chilo, mettendo a rischio le imprese e, con esse, la prestigiosa norcineria Made in Italy, che ha un valore di 20 miliardi di euro, a partire dai 12,5 milioni di prosciutti a denominazione di origine (Dop) Parma e San Daniele prodotti in Italia. A preoccupare è l’invasione dei salumi dall’estero per una quantità media di 56 milioni di “pezzi”, che ogni anno si riversano nel nostro Paese per ottenere prosciutti da spacciare come Made in Italy.
Non appena il decreto sarà pubblicato in Gazzetta Ufficiale, quindi, si troveranno nuove etichette sulle confezioni di carne: quando proviene da suini nati, allevati e macellati nello stesso paese, l’indicazione dell’origine può apparire nella forma “Origine: (nome del paese)”; quando invece la carne proviene da suini nati, allevati e macellati in uno o più Stati membri dell’Unione europea o extra europea, l’indicazione dell’origine può apparire nella forma “Origine: UE”, “Origine: extra UE”, “Origine: Ue e extra UE”. La dicitura “100% italiano” è utilizzabile dunque solo quando la carne è proveniente da suini nati, allevati, macellati e trasformati in Italia.
“In un momento difficile per l’economia - ha detto il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini - dobbiamo portare sul mercato il valore aggiunto della trasparenza con l’obbligo di indicare in etichetta l’origine di tutti gli alimenti per combattere la concorrenza sleale al Made in Italy. L’Italia ha la responsabilità di svolgere un ruolo di apripista in Europa, anche sfruttando le opportunità offerte dalla storica apertura dell’Ue all’obbligo dell’origine con l’indicazione dello Stato membro, con la nuova Strategia Farm to Fork nell’ambito del Green New Deal”.
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