Sempre più spesso, in giro per il mondo, quando si compra vino, non si torna a casa con una bordolese: sono sempre di più i produttori ed i marchi che esplorano packaging alternativi, sia per distinguersi che per presentare un’immagine più ecosostenibile. Ecco quindi le lattine simil-bibite gassate della cantina di Francis Ford Coppola (con tanto di cannuccia) o bottiglie di alluminio o ceramica, passando per il Tetra Pak ed il Bag-in-box. Il packaging del vino ha preso in prestito anche una delle soluzioni tipiche della birra in Gdo, con i mini-barili in plastica della cantina californiana “Red Truck”, ma l’esempio più stravagante rimane quello delle “AstraPouch”: sacche da 1,5 litri di plastica multistrato, con maniglia e valvola di erogazione, la cui impronta carbonica - sottolinea la casa produttrice - è dell’80% inferiore a quella delle bottiglie in vetro. Senza dimenticare il “Tulip”, un bicchiere di plastica antiurto, monouso e già riempito da 187 ml che la britannica “Wine Innovations” ha fatto sbarcare sugli scaffali di “Marks & Spencer”, e che sta avendo grande successo tra pendolari e lavoratori in pausa pranzo nonostante un cospicuo sovrapprezzo. Un viaggio nel packaging alternativo dell’eno-blog Usa www.snooth.com.
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