Se in Italia si inizia a pensare alla vendemmia, che avverrà, presumibilmente, a partire dalla fine dell’estate, dall’altra parte del mondo è già tempo di primi bilanci. Nell’emisfero sud i campionamenti dei vini della vendemmia 2025 sono in pieno svolgimento e la buona notizia, come riporta il “Global Market Report” (giugno 2025) by Ciatti, tra i più grandi broker di vino sfuso al mondo, riguarda la qualità, che è stata valutata molto positivamente un po’ ovunque. Ma nonostante ciò il mercato risponde con cautela a dimostrazione di una fase di stallo che continua a preoccupare e che è diffusa in tutto il mondo, Italia compresa. A livello quantitativo, solo Cile e Nuova Zelanda hanno registrato raccolti di dimensioni non medie ma in modo contrastante: quello cileno è stato inferiore fino al 25%, mentre per quello neozelandese la previsione, in attesa dei dati finali, è che sia stato “molto abbondante” nonostante alcuni grappoli non siano stati raccolti proprio tenendo conto delle abbondanti scorte. La scarsità del raccolto cileno, riporta ancora il report by Ciatti, ha innescato un rapido campionamento precoce da parte degli acquirenti internazionali e l’acquisizione di lotti da parte degli acquirenti nazionali. Anche in questo contesto, tuttavia, la mancanza di nuovi affari internazionali è stata evidente.
E nell’emisfero settentrionale ? I mercati del vino sfuso hanno registrato un andamento costante ma le criticità vanno avanti. Mentre le vendite di vino stagnanti o in calo nei supermercati nordamericani ed europei, e in alcuni Paesi siamo ormai al quarto anno, stanno portando alla razionalizzazione delle referenze di vino ed a liberare spazio sugli scaffali in favore delle bevande concorrenti. Come afferma il Ciatti California Report di giugno, “molti acquirenti sembrano tenere d’occhio le proprie spese discrezionali, mentre prosegue la lunga coda del boom dell’inflazione post-pandemica. Nel frattempo, le fasce demografiche più giovani come la Generazione Z (che comprende tutti i bevitori di età inferiore ai 28 anni) sono apparentemente meno sensibili alla cultura del vino”. La questione è che, come viene riportato, finché le vendite di vino, il nucleo fondamentale, non torneranno in attivo, il mercato dello sfuso continuerà a zoppicare. L’Organizzazione della Vigna e del Vino (Oiv) ha stimato provvisoriamente che il consumo globale di vino nel 2024 sia stato inferiore di 22 milioni di ettolitri sul 2019, parliamo della metà di una tipica vendemmia italiana o di un intero raccolto in California. Un calo dei consumi ma anche un cambiamento della domanda che guarda sempre di più ad i vini bianchi e agli stili più “leggeri”. L’Argentina sta ricevendo offerte dalla Scandinavia anche per rosati, bianchi e spumanti, ad esempio. Cresce l’interesse per i prodotti a basso contenuto alcolico e per i vini analcolici, due segmenti ancora piccoli ma in espansione, spinti dalle tendenze salutistiche dei consumatori (e nel Regno Unito, da un nuovo regime di accise sugli alcolici che incentiva i vini a basso contenuto alcolico).
Nell’emisfero nord i vigneti appaiono in buona salute. Allo stato attuale, spiega il report, l’intervento umano inciderà sulle dimensioni del raccolto più di quanto non faccia madre natura: alcuni viticoltori, in difficoltà economiche, stanno risparmiando sui trattamenti, mentre in California si sta procedendo al diradamento dei grappoli nel tentativo di mantenere l’offerta in linea con la domanda. La speranza è che, quando i rossi tardivi dell’emisfero settentrionale dell’annata 2025 saranno completamente maturi, all’inizio del 2026, le vendite saranno finalmente tornate in attivo considerato anche un rapporto qualità-prezzo del vino sfuso attualmente molto favorevole per il consumatore.
Venendo all’Italia, maggio è stato caratterizzato da una crescente incertezza sul mercato dello sfuso. Il mercato statunitense, che resta di gran lunga quello leader, è fonte di reale preoccupazione, data la questione dei dazi (al 10% fino al 9 luglio, ma per il dopo ci sono le incognite) e l’indebolimento del dollaro statunitense. I consumi in Europa, nel frattempo, rimangono lenti, le esportazioni verso Germania e Regno Unito soffrono. Il mercato asiatico è leggermente più attivo rispetto a Stati Uniti ed Europa, ma i volumi italiani sono relativamente limitati. In tutti i mercati, la concorrenza interna ed esterna è intensa, con un impatto negativo sui profitti e si parla di un numero crescente di aziende in gravi difficoltà finanziarie. I problemi strutturali del settore vinicolo, in Italia e nel mondo, spiega il report, non sembrano destinati a finire presto, ed è probabile che l’incertezza diventi la nuova normalità per un certo periodo. Il Prosecco e il Pinot Grigio, che tradizionalmente hanno dato una forte spinta all’export, hanno entrambi visto gli imbottigliamenti scendere del 6% a maggio sullo stesso mese del 2024, secondo Ciatti. Un fatto “attribuibile principalmente al rallentamento delle spedizioni verso gli Stati Uniti” dopo l’imposizione dei dazi ad aprile. Le spedizioni verso gli Stati Uniti erano state robuste fino ad aprile, con le scorte che si accumulavano nei magazzini doganali, il cui numero è proliferato negli Usa, un fenomeno accentuato dall’incertezza causata dai dazi,sottolinea ancora il report. Che spiega anche come i prezzi del mercato italiano all’ingrosso siano stabili rispetto al mese scorso e, in termini di scorte, l’Italia probabilmente arriverà alla vendemmia 2025 con un quantitativo limitato di vino bianco. L’offerta di vino rosso sembra tuttavia destinata a normalizzarsi, poiché il calo dei consumi, anche sul mercato interno, compensa l’effetto delle vendemmie scarse del 2023 e del 2024. Secondo il monitoraggio di Ciatti, per quanto riguarda la maturazione dell’uva, questa sarebbe in media di dieci giorni in ritardo rispetto al dato degli ultimi anni. “Le condizioni meteorologiche sono state generalmente buone in tutta la penisola nell’ultimo mese, sebbene la potenziale siccità in Puglia e Sicilia rappresenti una preoccupazione”.
Più in generale, le scorte di vino sfuso rimangono invece elevate nel sud della Francia dove la debolezza della domanda compensa ampiamente il calo del 17% del raccolto 2024. La disponibilità rimane invariata, solo il Pinot Nero e il rosé premium 2024 sono più difficili da reperire. I prezzi sono quindi bassi, potenzialmente competitivi rispetto a Spagna e Italia, e negoziabili, soprattutto se il carico può essere effettuato prima della vendemmia 2025. La regione del Cognac continua ad essere considerata come quella “emergente” e potenzialmente altamente competitiva per quanto riguarda i vini bianchi generici, se il raccolto 2025 sarà abbondante. L’estate, intanto, è iniziata calda e umida dopo una primavera piovosa con i vigneti che appaiono in buone condizioni. Ma quest’anno, più che mai, le preoccupazioni della mondo del vino sono molto più rivolte al mercato che alla vigna.
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