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DOSSIER “CORRIERE VINICOLO”

Vino, cosa dicono i bilanci? Nel 2023 fatturati a +1,5%, ma deflazionati calano del 3,8% in valore

L’indagine su 800 aziende tra il 2019 e il 2023. L’autore Luca Castagnetti, a WineNews: “l’esposizione finanziaria appesantisce le attività”
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Dossier “Corriere Vinicolo” sui bilanci di 800 aziende per 13,5 miliardi di fatturato

Che il mercato del vino italiano in questi anni non stia attraversando una fase così brillante è un po’ il sentiment comune, ma cosa dicono i bilanci delle aziende? WineNews lo ha chiesto direttamente a Luca Castagnetti (l’intervista audio qui), di Studio Impresa, che ha condotto un’indagine sui numeri di 800 aziende vinicole italiane, che complessivamente registrano ricavi per 13,5 miliardi di euro, realizzando un ampio Dossier, che analizza il quinquennio 2019-2023, pubblicato sul “Corriere Vinicolo” (il settimanale di Unione Italiana Vini - Uiv) uscito, oggi, con il titolo-copertina “Bilanci 2023, governare l’incertezza”. E che restituisce un quadro di un settore storicamente sano, in grado di produrre valore anche nel 2023, ma che sconta contraccolpi pesanti determinati da fattori esogeni e dai mutamenti del mercato.
“I fatturati a livello assoluto hanno avuto un piccolissimo incremento di poco più dell’1% (+1,5% sul 2022 e +23,5 sul 2019, ndr), ma dobbiamo tener conto dell’effetto dell’inflazione - ci ha detto Castagnetti da “Wine2Wine”, il business forum by Veronafiere e Vinitaly, di scena, oggi e domani, a Verona - ma se noi andiamo a deflazionare questi risultati, vediamo un calo intorno al 3,5-3,8% in termini di valore. Quindi, i ricavi sono oggettivamente diminuiti, ma se analizziamo la redditività, nel 2023 queste 800 aziende, a livello generale, registrano un piccolo miglioramento”.
È il Veneto la regione che realizza il fatturato più elevato, superando i 4,7 miliardi di euro, con una crescita del 28,08% nel quinquennio. Altre quattro regioni, Emilia Romagna, Toscana, Trentino e Piemonte, superano il miliardo di euro e mostrano buoni tassi di crescita sul 2019. Tuttavia, il 2023 è stato un anno difficile per la maggior parte di queste, tranne che per l’Emilia-Romagna, dove i ricavi delle imprese sono aumentati del 4,5%. Il Veneto ha registrato una leggera flessione dello -0,12%, mentre le altre importanti regioni produttrici hanno avuto una crescita inferiore alla media nazionale.
In fase di indagine sono stati analizzati anche gli oneri finanziari, che con l’impennata dei tassi di interesse hanno contribuito a ingrigire il quadro del settore. Per il professore questi ultimi sono uno degli “elementi che maggiormente ha caratterizzato il 2023” perché “l’incidenza sui ricavi è raddoppiata, andando a superare quasi l’1,8% sul totale dei ricavi - dice - che significa che quel valore prodotto che dicevamo prima, che un po’ è migliorato quest’anno, al momento in cui andiamo a togliere gli oneri finanziari, mostra meno miglioramento (Ebit in miglioramento del 3,5% sul 2022, da 4,86% a 5,03%, ma in peggioramento del -6,3% sul 2019). Quindi le aziende hanno perso un flusso di cassa e questo si vede nelle posizioni finanziarie, perché da un punto di vista globale l’indebitamento del sistema di queste 800 aziende è peggiorato dal 2019 ad oggi del 48%. Molto”. Riassumendo: “l’organismo funziona perché è capace di produrre reddito, ma lo sta facendo con un appesantimento costante e continuo della posizione finanziaria netta, che era migliorata nel 2019-2021, mentre nel 2022-2023 sta peggiorando in maniera importante”. Il -24,7% della Pfn (Posizione finanziaria netta) dello scorso anno si aggiunge infatti al -28,05% del 2022.
E se la parola chiave per identificare lo stato di salute del settore per Castagnetti è “incertezza”, può essere utile individuare quei tipi di impresa vinicola che hanno più “certezze” rispetto ad altre. “A livello di vendita le aziende che fanno più di 50 milioni di euro di fatturato hanno incrementato del 46%, mentre hanno perso del 6% le piccole - spiega l’esperto - quindi evidentemente oggi il mercato lo fanno le aziende più grandi, però queste chiaramente non sono quelle che producono i maggiori valori perché ad oggi le piccole ancora hanno una capacità di produrre un valore maggiore. Ed in particolare sono le aziende di filiera agricole, che hanno una redditività mediamente doppia rispetto alle altre”. Nel 2023 l’Ebitda delle agricole è del 22,71% contro il 9,85% delle industriali.
La filiera del settore vitivinicolo non comprende, però, solo i privati, ci sono anche le cooperative alle prese con le medesime difficoltà economiche. Sono 262 quelle analizzate dallo studio e per Castagnetti il problema in questo caso sta nella governance troppo complessa: “un’azienda privata rende conto a una compagine societaria molto ristretta e in un momento turbolento e pieno di incertezza come quello attuale le cooperative fanno più fatica. L’incertezza va governata anticipando le decisioni e nel mondo cooperativo, più di altre aziende, si fa fatica a prendere decisioni veloci che in questo momento sono necessarie”.
E anche per il 2024 il quadro complessivo previsto non è, ancora una volta, esattamente brillante. Per le aziende del settore, ad ogni livello, peggiora l’esposizione finanziaria, che appesantisce le attività: “c’è un dato, i consumi nei prossimi anni sicuramente non cresceranno. Anzi, caleranno - dice Castagnetti - quindi gli imprenditori dovranno imparare a fare impresa in un mercato che cala, che è cosa diversa da fare imprese in un mercato che cresce perché quando il mercato cresce c’è posto per tutti, anche per l’improvvisazione, ma quando il mercato cala invece bisogna assolutamente fare la differenza rispetto agli altri e spesso la differenza la si potrà fare andando magari ad esaltare delle realtà, delle capacità e delle azioni che in questi anni magari sono state meno curate, parlo soprattutto di alcuni aspetti legati alla gestione aziendale. Mi capita molto spetto di ritrovarmi in aziende che non conoscono i loro numeri e di conseguenza non conoscendo i loro numeri viaggiano necessariamente sull’istinto dell’imprenditore. Che è fantastico e molto spesso ha portato le aziende a grandi successi, ma in un momento come questo fa la differenza nel prendere e nell’anticipare una decisione ad oggi invece di posticiparla domani per l’istinto. Quando però tutti prenderanno decisioni d’istinto la vera differenza sarà tra chi saprà anticipare oggi le decisioni perché siamo in un contesto di incertezza e l’unica modalità per far fronte all’incertezza è anticipare le decisioni oggi in maniera tale da rendere l’azienda più forte qualsiasi cosa accada”.
Per il direttore del “Corriere Vinicolo”, Giulio Somma, infine, analizzando il Dossier, “diventa determinante l’esigenza di lavorare sulla promozione internazionale per allargare la domanda, con i programmi Ocm che si fanno più che mai essenziali per lo sviluppo delle aziende nei mercati chiave esteri”.

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