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LO SCENARIO

Vino e fiere: per gli italiani Vinitaly è la certezza. Ma tra WineParis e Prowein si dovrà scegliere

L’inchiesta “Civiltà del Bere”: le fiere uno strumento che deve evolvere, ma ancora decisamente importante per il business delle cantine
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Le fiere del vino nell’inchiesta di “Civiltà del Bere”

Le grandi fiere del vino sono sempre in discussione. Eppure, sebbene siano per molti “obsolete” nella formula, che deve evolvere in generale verso una maggiore professionalizzazione e targettizzazione, restano uno strumento importante per il business. In Italia e nel mondo. Anche se è sempre più palpabile la sensazione che Vinexpo Wine Paris, la Prowein di Dussedorf e Vinitaly, tutte concentrate nella prima parte dell’anno, siano troppe, mentre resta un po’ sullo sfondo la London Wine Fair, di scena a maggio, a Londra, poco partecipata dai produttori italiani. E se Vinitaly, a Verona, non sembra essere in discussione da parte della stragrande maggioranza delle cantine, sebbene durata e costi elevati rappresentino delle criticità a cui prestare attenzione, tra i due grandi competitor internazionali, se la fiera di Dusseldorf ad oggi è partecipata molto di più rispetto a quella di Parigi, l’evento tedesco, un po’ a sorpresa sul recente passato, appare un pò in declino e sembra quello più a rischio “abbandono” da parte di produttori italiani, che lamentano infrastrutture peggiorate, costi elevati ed una percepita scarsa partecipazione del trade, mentre quello francese pare avere il vento in poppa, sia per il posizionamento (è la prima grande fiera del vino, in calendario a febbraio), che per internazionalità ed infrastrutture della città, che per i costi. È il sentiment che, da tempo, si respira nel settore, per chi è quotidianamente a contatto con tante imprese del vino, e che ora è messo nero su bianco dalla interessante inchiesta firmata dalla storica rivista “Civiltà del Bere”, diretta da Alessandro Torcoli, presentata a “VinoVip al Forte”, a Forte dei Marmi, in Versilia, oggi, evento che, come avviene, in inverno, tra le vette di Cortina, segna una piccola “pausa lavoro” che fa incontrare i “vip” dell’Italia del vino, oltre 50 delle più importanti cantine italiane, per analizzare insieme trend e mercati e riflettere sul futuro del settore.
L’indagine ha preso in esame le risposte di 207 cantine del Belpaese, rappresentative di un campione che è grosso modo il 5% dei 4.000 espositori di Vinitaly 2023.
Ebbene, a livello di partecipazione, spiegano i dati, Vinitaly è stata presidiata dal 78,7% delle aziende, la Prowein dal 53,6% (e quella italo-tedesca ad oggi è l’abbinata più gettonata), mentre a Parigi è andato solo l’11,6% del campione, a Londra il 5,8%, mentre un 13% non ha preso parte a nessuna fiera, e il 14% ha partecipato anche ad altri eventi più piccoli come VinNatur e RawWine, Millesime Bio, Merano Wine Festival, Mercato Fivi, Slow Wine Fair, Golosaria, Simply the best Milano e così via. Guardando al livello di soddisfazione, la svolta sempre più business di Vinitaly sembra premiante: l’indice di gradimento della fiera veronese quest’anno è molto alto, a parte due critiche ricorrenti: in primis, i costi e, in secundis, l’eccessiva durata (dal 2 al 5 aprile, 4 giorni interi, con il preambolo di OperaWine si arriva a 5). Ma su una scala da 0 a 5 sull’esito della partecipazione all’evento, l’87,9% delle risposte per Vinitaly si colloca tra 3 e 5, cioè da soddisfatto a completamente soddisfatto, sull’80,7% di Parigi e il 72,9% di Düsseldorf.
In ogni caso, la richiesta che arriva dal mondo produttivo, e quindi dagli espositori, a quello delle fiere, è di tenere conto delle tempistiche e degli intervalli tra una fiera e l’altra. E se il 2023 è stato davvero impegnativo, con date ravvicinatissime (nell’ordine, Wine Paris, dal 13 al 15 febbraio; ProWein, dal 19 al 21 marzo; Vinitaly, dal 2 al 5 aprile), il 2024 sarà un buon banco di prova in questo senso, con quasi un mese di distanza tra una fiera e l’altra, con Vinitaly che di scena dal 14 al 17 aprile, due settimane dopo Pasqua, ProWein dal 10 al 12 marzo (due settimane prima di Pasqua) e Vinexpo Paris che aprirà le danze commerciali dal 12 al 14 febbraio.
Il futuro? Sul fronte della partecipazione, il 76% è certo di prendere parte a Vinitaly, contro un 12% di indecisi ed un 12% che non lo farà (soprattutto piccole realtà, per questione di costi), Prowein è “garantito” per il 59%, con un 24% di indecisi, Vinexpo Paris vede un 46,7% di sicuri di tornare ed un 40% che ci sta pensando, ma propende per andare, mentre Londra, che cade a maggio, quando i giochi commerciali sono in gran parte già fatti, mancherà sicuramente nell’agenda del 78,2% del campione.

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