L’inflazione allenta un po’ la morsa, ma si fa ancora sentire, in uno scenario economico molto incerto, e reso ancora più difficile da decifrare per il perdurare delle crisi internazionali, Ucraina-Russia e Israele-Hamas in testa, ma non solo. Ed a Dusseldorf da ProWein 2024 (che chiude domani 12 marzo), dove l’Italia è il Paese più presente, con poco meno di 1.200 espositori (in calo sulle ultime edizioni), sembra confermarsi quel sentiment cautamente positivo emerso dal “ProWein Business Report”, realizzato dall’Università di Gesenheim, con un sondaggio tra oltre 2.000 esperti dell’intera catena di valore del settore, che vedono nell’aumento dei costi vissuto soprattutto nel 2023 uno dei grandi problemi della filiera, perchè mina la redditività (e, di conseguenza, rimanda investimenti e fa rivedere anche le strategie commerciali, portando molti a tagliare la produzione dei vini più entry level). In abbinata ad un calo del potere di acquisto da parte delle famiglie, e di una riduzione di consumi generale che non lascia tranquilli.
Eppure tra i corridoi della fiera tedesca (anche quest’anno, come nel 2023, resa ancora più complicata da diversi scioperi dei trasporti, soprattutto sul traffico aereo, legati a Luftansa in particolare, che hanno complicato gli arrivi e lo stanno facendo anche con i rientri, spia a suo modo di una Germania meno solida, economicamente e politicamente che in passato) si respira un po’ di aria fresca, ma senza fuochi d’artificio e con un mercato lento, ancora all’insegna della grande prudenza degli operatori. Ma, comunque, con un tentativo e di inversione di tendenza, dopo un periodo non certo semplice e che, probabilmente, arriverà nella seconda metà dell’anno.
In fiera i buyer importanti ci sono, da tutta Europa (in particolare, dal Nord e dal Nord Est, compresa Russia) ed anche dagli Stati Uniti e dal Nord America in genere, mentre è, di fatto, assente tutta l’area asiatica (anche a testimonianza delle difficoltà del mercato del vino in Giappone, Cina e non solo). In fiera si lavora molto su agenda, mentre il contatto “occasionale”, anche a causa di un afflusso meno intenso che in passato, è praticamente un miraggio, dicono i più. E se tra costi aumentati a dismisura, disservizi delle infrastrutture e così via, sottolineati da molti, c’è già chi dichiara che la 2024 sarà la sua ultima ProWein, non di meno, per altri, parlare di un abbandono di Dusseldorf a favore della rampante Wine Paris & Vinexpo, è decisamente prematuro, perchè la fiera tedesca, per ora, resta comunque un riferimento storico e stabile per produttori ed operatori.
A cambiare, invece, a detta di tutti sono i mercati, e soprattutto i consumatori. E se un elemento che emerge è il concentrarsi delle richieste sempre più sulle fasce premium, magari con meno quantità, con un relativo abbandono dei prodotti più entry level (complice, dicono alcuni, anche di una presenza molto più internazionale che puramente tedesca in fiera, con la Germania che, come noto, è mercato molto sensibile al prezzo e molto orientato su prodotti economici che passano soprattutto per la Gdo, come raccontato qui), un altro aspetto sempre più pressante, che, da tendenza, sta diventando trend, è quello della richiesta di vini con qualche grado alcolico in meno (anche no e low alcol, ma non solo), soprattutto per i vini bianchi, ma anche per i rossi, con uno sforzo di ammodernamento complessivo, a livello produttivo, ma anche comunicativo, che chi sta sul mercato chiede in maniera palese, soprattutto per riagganciare le fasce di consumatori più giovani, che un po’ in tutto il mondo stanno cambiando il loro approccio al vino e alle bevande alcoliche in generale.
E non sono pochi quelli che dicono che oggi tutti i segnali e tutti i trend che nascono vanno ascoltati, analizzati e se possibile anticipati, ma di certo non ignorati. E che, senza perdere identità, vocazionalità e anima, si debba cercare di andare incontro ai mercati che cambiano, valutando aspetti e dialogando con interlocutori che fino ad oggi, a volte anche con un po’ di superficialità, sono stati ignorati.
Intanto, però, qualche notizia più positiva arriva proprio dal mercato di Germania, come ricordato dal presidente Ice, Matteo Zoppas: “il mondo del vino sta manifestando importanti segnali di rallentamento, specialmente nell’ultima parte del 2023. Non abbiamo informazioni di una inversione di tendenza per i primi mesi 2024. Nonostante questo scenario, l’Italia, con un export del vino che nel 2023 ha superato 1 miliardo di euro, ha consolidato la posizione di primo partner commerciale della Germania. L’apprezzamento da parte del mercato tedesco nei confronti del vino made in Italy ci ha permesso di mantenere una quota di mercato del 39,6% con un andamento positivo per le esportazioni di vini spumanti, che sono aumentate del 6,8%, raggiungendo i 125 milioni di euro”.
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