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VINO E SALUTE? LA “VERITÀ” NEI 10 PUNTI DELLA CARTA DELL’“INTERNATIONAL SCIENTIFIC WORKSHOP”, IL SIMPOSIO DEGLI ESPERTI INTERNAZIONALI, CHE FA IL PUNTO SU CONOSCENZE E FUTURO DELLA RICERCA E DELLA PREVENZIONE

1. Il vino è da sempre parte della vita dell’uomo; 2. Il vino è oggi apprezzato da un numero sempre più ampio di Paesi e ambiti culturali diversi; 3. Il vino è parte della dieta mediterranea: inizia così il “Consensus Statement”, la carta dell’International Scientific Workshop “The truth about wine-La verità sul vino”, il simposio di esperti ed illustri esponenti del mondo accademico internazionale, promosso dall’Osservatorio nazionale sul consumo consapevole del vino, all’Enoteca regionale del Piemonte al Castello di Grinzane Cavour, per fare il punto sullo “stato dell’arte” delle conoscenze e per tracciare le linee programmatiche e gli obiettivi strategici del futuro della ricerca vitivinicola e della prevenzione, per la difesa della salute.
Il documento finale è fatto di 10 punti: 4. Il vino è un prodotto naturale ottenuto dalla fermentazione di uve pigiate e i suoi componenti includono numerosi composti bio-attivi, in particolare i polifenoli, quali il resveratrolo, gli antociani e i tannini; 5. Queste sostanze contribuiscono alle qualità sensoriali e al gusto e rendono ogni vino unico e un ideale complemento al cibo. Per quanto riguarda la salute, nella carta si legge: 6. Negli ultimi decenni la ricerca scientifica ha dimostrato che il consumo moderato di vino si associa a benefici rilevanti per la salute, promuovendo la longevità e riducendo il rischio di molte malattie da invecchiamento. Queste patologie includono le coronaropatie, l’ictus, la demenza senile e il diabete; 7. I meccanismi responsabili di questi effetti benefici sulla salute includono le attività antiossidanti e anti-infiammatorie di un ampio numero di composti bioattivi, così come l’effetto favorevole sull’aggregazione piastrinica e sulla composizione dei lipidi nel sangue; 8. L’alcol derivato dalla fermentazione delle uve, unitamente a questi composti bioattivi, ha effetti favorevoli sulla salute quando il vino viene consumato in quantità moderata, ma presenta effetti dannosi se consumato in quantità eccessiva o in modo inappropriato. Dal punto di vista della ricerca e dei programmi di educazione, infine, il documento sancisce che: 9. Gli enti governativi e le istituzioni private dovrebbero: (a) sostenere la ricerca sugli effetti del consumo moderato di vino sulla salute; (b) promuovere programmi di educazione al consumo moderato di vino; 10. I programmi educazionali saranno volti a prevenire l’abuso di alcolici, in particolare fra i giovani, e dovranno includere informazioni su: (a) l’esistenza di una variabilità individuale nella tolleranza alcolica; (b) i rischi di un consumo scorretto di alcolici, con inclusione del bere compulsivo; (c) l’aumento del rischio di incidenti stradali quando vengono superati i limiti consentiti dalla legge.
Parte del documento è dedicata anche alle interazioni fra la genetica della vite e dell’ambiente: il sequenziamento del genoma della vite, infatti, ha permesso l’accumulo di informazioni che consentono ora di affrontare in modo mirato i problemi principali della viticoltura moderna, come la riduzione dell’uso dei pesticidi e il miglioramento della qualità dei vini. Il concetto di qualità del vino è cambiato nel corso del tempo, grazie allo sviluppo delle conoscenze enologiche e alla comprensione dei composti chimici responsabili degli aromi e delle proprietà salutistiche. Secondo la carta, un ulteriore miglioramento della qualità può essere raggiunto utilizzando la ricchezza del patrimonio di vitigni esistenti in natura, perché la genomica fornisce informazioni per la comprensione dei meccanismi di sintesi dei composti responsabili dell’aroma e degli effetti salutistici del vino, e ad esempio, la viticoltura a basso impatto ambientale richiede l’impiego di vitigni che possiedono una resistenza naturale alle principali malattie della vite. “Il concetto di terroir, legato alla storia, alla tradizione e alla cultura del territorio - si legge nel documento - deve essere preservato e valorizzato, anche grazie all’applicazione della genetica al miglioramento della viticoltura. L’uomo ha ereditato geni per metabolizzare l’etanolo verosimilmente presente nei vegetali fermentati che erano parte della sua dieta. C’è necessità di ampliare le conoscenze sul controllo genetico della variabilità umana nella percezione del sapore dei cibi e bevande, come i componenti del vino interagiscono tra loro così come con i farmaci”.

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