Per tutti quelli che “la produzione domestica ti fa risparmiare”. Ci siamo divertiti a fare due conti per vedere quanto spende chi, per esempio, si ritrova 1000 metri quadrati (un decimo di ettaro) di vigneto per fare vino per il consumo domestico, pratica diffusissima in ogni parte d’Italia, mantenuta in vita soprattutto da tanti anziani, un tempo contadini. Un appezzamento da cui, con tecniche di allevamento non professionali, ma amatoriali o comunque dettate dall’esperienza, si ricavano non più di 7-8 quintali di uva, che in media possono dare 450-500 litri di vino. Risultato?
Se uno lo fa per passione, fa benissimo a farlo, ma le passioni, di solito, a livello economico, sono “a rimessa”. E a conti fatti, prodursi il vino per tutto l’anno piuttosto che comprarsi una comoda bottiglia di vino “quotidiano” da 4-5 euro, economicamente, sembra che non convenga proprio. Vediamo perché.
Per quanto piccolo come appezzamento di terreno, quello che abbiamo preso a esempio, lavorarlo a mano non è cosa semplice, quindi, per quanto economico, servirà almeno un piccolo trattore. Per una macchina nuova, adatta alle nostre esigenze, si parte da minimo 10000 euro. Certo, fatto l’investimento iniziale, la spesa poi si ammortizza naturalmente negli anni, ma intanto va messa in conto. Poi, per i trattamenti del caso, che nella maggior parte dei casi si limitano allo zolfo e al ramato: un’operazione che, per un fazzoletto di terra come quello preso in esame, di solito, si fa a mano, utilizzando le due pompe del caso: nuove, complessivamente, si possono acquistare con circa 200 euro. Poi, naturalmente, serve una macchina per macinare l’uva, uno strettoio o torchio, un tino per la prima fermentazione, e le botti. Per la macinatrice a mano servono circa 80 euro. Per un torchio da 220 litri di capienza si va dai circa 600 euro per la versione a mano, agli oltre 900 per quello idraulico. Per un tino in acciaio da 500 litri si spendono invece 300 euro. Per le botti poi, in legno, da circa 220 litri, per intenderci delle dimensioni di una barrique, si parte da 500 euro l’una, per salire anche a 7-800. Se mettiamo nel conto anche fobici, panieri e casse per le operazioni di vendemmia, si spendono all’incirca altri 500 euro.
Tirando le somme, l’attrezzatura iniziale viene a costare, mediamente, circa 13000 euro. Ipotizzando di spalmare il costo in 20 anni, salvo rotture e riparazioni, praticamente si spendono 650 euro all’anno. A questo costo va naturalmente aggiunto quello della manodopera: anche se uno impiega il suo tempo, lo utilizza a scapito di un’altra attività. Cercando di monetizzarlo, abbiamo considerato il costo di un’ora di lavoro come quello di un voucher per i lavori stagionali, a 10 euro.
Ragionevolmente, si può considerare che per curare 1000 metri di vigneto servano circa 100 ore di lavoro, comprese le operazioni di vendemmia e vinificazione, e quindi una spesa di altri 1000 euro all’anno. Quindi, fatto salvo che uno si trovi un vigneto già costruito e produttivo, tra lavoro e spese per gli strumenti necessari spende circa 1700 euro all’anno per produrre circa 450 litri di vino “amatoriale”, molto probabilmente genuino, ma sulla cui qualità è lecito nutrire più di qualche dubbio. E che, commercialmente, se venduto al vicino di casa o ai parenti, perché anche questa è una realtà, di certo non può spuntare, nel migliore dei casi, più di un euro al litro. Quindi, tradotto, si spendono circa 1700 euro per ricavarne un valore di 450.
E infine un ultima considerazione: il consumo medio pro capite di vino in Italia è stimato in circa 45 litri (stime Oiv, aggiornate al 2005). Quindi, posto che una buona bottiglia di vino “quotidiano” si trova anche a 4-5 euro, per 45 litri, ovvero 60 bottiglie di vino, una persona spenderebbe dai 240 ai 300 euro all’anno.
Quindi, se uno vuol fare vino in casa sua per passione, ha tutto il diritto di farlo. Ma se lo fa per risparmiare, allora, è meglio che si faccia due conti in tasca.
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