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ATTUALITÀ

Vino, frena il mercato nel 2025. Uiv: “export extra Ue in calo di quasi il 9% nel primo trimestre”

Va giù nonostante il +4% degli Usa, stabile il valore delle esportazioni (-0,1%). Il presidente Frescobaldi: “i consumi finali sono in calo”

Dazi, incertezze, potere di acquisto in calo, scelte che cambiano da parte dei consumatori. Che il 2025 per il mondo del vino potesse trasformarsi in un anno difficile lo si era intuito da tempo e, adesso, anche i numeri sembrano tratteggiare uno scenario, al momento, non incoraggiante. E questo al netto anche di dati positivi, ma sempre da interpretare, come quello di febbraio 2025 relativo all’export per il vino italiano che resta positivo anche se la frenata su gennaio è stata netta, come analizzato da WineNews. Criticità per il settore evidenziate anche dall’Osservatorio di Unione Italiana Vini (Uiv) che rileva come il “mercato globale del vino italiano” è “in forte contrazione nel primo trimestre dell’anno. Una spirale negativa già da tempo evidente negli outlook relativi ai consumi reali che oggi si riflette anche nei dati export, fin qui dopati dalla corsa statunitense alle scorte pre-dazi”. Per l’Uiv, “l’export verso i Paesi extra-Ue ha chiuso il primo trimestre con volumi in calo tendenziale di quasi il 9% (-0,1% il valore) nonostante il +4% degli Usa (che, però, chiude marzo in frenata). Senza la performance nel Paese a stelle e strisce, il calo presso i mercati che, secondo alcuni, dovrebbero fare da contraltare alle chiusure commerciali d’oltreoceano sfiorerebbe il -17%”.
Per il presidente Unione Italiana Vini (Uiv), Lamberto Frescobaldi
, “negli ultimi sei mesi abbiamo assistito ad un apparente paradosso: le spedizioni italiane verso gli Stati Uniti sembravano reggere o addirittura crescere in alcuni comparti, ma i dati reali sui consumi raccontano un’altra storia, ben più preoccupante. La corsa pre-dazi ha illuso i mercati ma la situazione è diversa: i consumi finali sono in calo o nella migliore delle ipotesi stagnanti. È quindi fondamentale non confondere le uscite (export) con il consumo reale, perché la vera analisi deve concentrarsi sul comportamento del consumatore finale, non solo sui dati doganali. Il rischio è quello di una falsa percezione di solidità del mercato che può portare a decisioni errate lungo tutta la filiera”.
Uno squilibrio tra spedito e consumato che, ha riportato l’Uiv, “dal mese di marzo sta riscontrando un riallineamento. Per la prima volta, complice la minaccia dei dazi a metà mese, si riscontra infatti un’inversione di tendenza (volumi a -3,5%) delle esportazioni verso il mercato americano”. E il futuro, in regime di dazi, viene prospettato come complesso: “la fascia superpremium - da 15 euro/litro alla cantina - rappresenta solo il 2% dei volumi e l’8% dei valori del nostro vino negli Usa - ha detto il segretario generale Unione Italiana Vini (Uiv), Paolo Castelletti - sarebbe pericoloso aggrapparsi alla tesi dell’insostituibilità in virtù di un posizionamento alto dei nostri prodotti. L’export made in Italy si fonda infatti su un centrato rapporto qualità prezzo. Serve quanto prima un confronto con istituzioni per attivare una difesa reale del settore”.
Lato consumi, le elaborazioni dell’Osservatorio Unione Italiana Vini (Uiv), su base Nielsen, nella grande distribuzione e retail, nei primi 3 mercati al mondo (Usa, Germania e Uk), “registrano nel trimestre cali tendenziali a volume dell’8% (-5,5% a valore), con Stati Uniti a -5,4%, Germania a -11,8% e Uk a -6,4%. In difficoltà, ad eccezione del Prosecco, quasi tutte le principali denominazioni: dal Pinot Grigio delle Venezie al Chianti, dal Lambrusco ai rossi piemontesi ai bianchi siciliani. Fase difficile anche in Italia: in Gdo nel trimestre volumi in calo del 4% ma si prevedono decrementi ancora maggiori nella ristorazione”.

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