La Toscana del vino è in guerra: la doc, che potrebbe coprire indiscriminatamente tutta la produzione vinicola della regione (escluso il Mugello e poche zone di pianura), alimenta tante ed aspre battaglie tra viticoltori, organizzazioni delle imprese agricole, cantine sociali, istituzioni … L’idea è un po’ questa: sostituire la vecchia igt Toscana (che pochi risultati ha dato) con la doc Toscana, una denominazione di origine controllata sotto la quale potranno essere etichettati anche i famosi Supertuscan, i grandi vini di livello internazionale. Per i consumatori, una garanzia in più (i controlli - con tanto d'analisi organolettica e chimico-fisica - sarebbero non cartacei, come per l’Igt, ma reali) e per i produttori, la possibilità di qualificare la loro produzione e la possibilità di meglio sfruttare il valore aggiunto del marchio “Toscana”, ormai al top nel mondo. Un’idea però che trova la contrarietà di tutti i consorzi docg della Toscana (Brunello di Montalcino, Nobile di Montepulciano, Vernaccia di San Gimignano, Chianti Classico) che all’unisono rispondono: “è una decisione politica, di mercato e di marketing. Dopo che si è lavorato, e bene, per decenni, nella valorizzazione dei piccoli territori ad alta vocazione, ecco una denominazione-ombrello, che vorrebbe raccogliere e trasformare in oro tutta o quasi la produzione vinicola regionale di qualità inferiore. E questo proprio ora che il mercato è in ottima salute ! E’ una doc che punta all’annacquamento … E poi quali controlli saranno mai fatti su un mare di vino toscano ! (più di 1 milione di ettolitri per un valore stimato annuo, a prezzi costanti, sui 300 miliardi di lire, ndr)…” Insomma, nella prima vera battaglia per la doc Toscana, avvenuta ieri a Firenze (in linguaggio tecnico, trattasi di “pubblica audizione”), i due schieramenti si sono affrontati alla pari: da una parte (sebbene con alcuni distinguo), grandi nomi come Frescobaldi ed Antinori (che a riconoscimento ottenuto potrebbero così godere del valore aggiunto conferito all’istituzione della “doc” ai prodotti di minor pregio), ma anche tanti proprietari di vigneto in zone storicamente poco vocate alla viticoltura (destinate oggi a produrre semplice vino da tavola di scarso valore commerciale) e sindaci di comuni che cercano di emergere nel mondo del vino (Sansepolcro, Valdelsa, Montespertoli, Empoli …); dall’altra, la Confagricoltura, i Folonari (Ruffino), San Felice, Contini Bonacossi (Carmignano) e tanti altri imprenditori di aziende famose i consorzi delle docg (Brunello di Montalcino, Nobile di Montepulciano, Vernaccia di San Gimignano, Chianti Classico). Quest’ultimo consorzio, in particolare, per bocca dei suoi vertici Giuseppe Liberatore e Vittorio Pozzesi, ha anche paventato di richiedere l’intervento della Magistratura (“questa doc non è in linea con la legge”). Alla fine dell'“audizione” - una delle tante tappe obbligate dalla legge - ed al tirar delle somme, è difficile capire se e quando questa Doc, di sicuro della discordia, potrà materializzarsi. L'impressione è quella che il processo, partito nel ’93 (quella di ieri era la terza seduta), abbia fatto un passo indietro piuttosto che un passo avanti. Del resto, la proposta di disciplinare presentato al Ministero delle Politiche Agricole dai promotori della doc Toscana perde addirittura firmatari per la strada ...
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