Fatturati come se fosse Natale per la grande distribuzione italiana, crescente preoccupazione in Uk e Usa, minor turisti cinesi in Australia, calma apparente in Brasile e Sudafrica: sono solo alcune delle indicazioni dell’indagine di Wine Intelligence, che ha chiesto ai propri esperti in giro per il mondo di descrivere il comportamento dei consumatori e di prevedere l’impatto che può avere il Coronavirus, ormai problema planetario, nel mondo del vino.
Partendo dall’Italia, il primo e più eclatante evento da segnalare è stato l’assalto (ingiustificato) ai supermercati con carrelli riempiti di pasta, sughi, acqua minerale e altre merci per paura di rimanere a secco.
“Il direttore di un importante gruppo italiano di wine & spirits, che aveva recentemente parlato con il responsabile di una catena di vendita al dettaglio - racconta il corrispondente italiano di Wine Intelligence, Pierpaolo Penco - mi ha confermato come nelle ultime settimane i punti vendita della grande distribuzione abbiano realizzato un fatturato vicino a quello di Natale”. Per l’industria del turismo il periodo di crisi è iniziato due settimane fa, con una media dell’80% delle cancellazioni (soprattutto di turisti stranieri), che ha portato molti alberghi a chiudere temporaneamente. In generale, il settore Horeca (canale on-trade) soffre (ed è arrivata anche la chiusura totale di bar e ristoranti, ad eccezione dell’asporto, da parte del Governo, da oggi al 25 marzo, ndr). Per il mondo del vino “sarà il periodo più difficile dallo scandalo del metanolo del 1985”, continua Penco. Una volta risolta l’emergenza il consumatore italiano riprenderà la sua storia d’amore con gli aperitivi e le varie occasioni di socializzazione ma “fino ad allora prevedo alcune difficoltà per le aziende vinicole, soprattutto quelle di piccole dimensioni, che hanno concentrato una parte importante delle loro vendite dirette in cantina, e si sono affidate sempre più ai turisti internazionali”.
Negli Stati Uniti ristoranti e bar sentono già l’impatto del Coronavirus. La gente esce meno e tende ad ordinare da casa, con ottimi risvolti per servizi di ordinazione online. La grande domanda senza risposta degli americani è quanto sarà forte l’epidemia. “Stiamo perdendo fiducia nella rispostGa del overno che sembra molto lenta - dice Linda Crisman di Jackson Family Wines - e chissà quanti casi confermati avremo quando i test del virus arriveranno a un numero ragionevole. Quando eventi come Indian Wells (Master 1000 di tennis, ndr) vengono cancellati, ci sembra di vedere solo la punta dell’iceberg”.
l momento non sembrano esserci grandi cambiamenti nel Regno Unito. La metropolitana di Londra nell’ora di punta è gremita e quasi nessuno indossa mascherine. Per adesso il Governo si oppone all’imposizione di restrizioni al pubblico ma la situazione cambierà presto, fa sapere Wine Intelligence, perché gli esperti medici si aspettano il picco di infezioni tra 6-8 settimane. I supermercati andranno benissimo mentre si stima che le aziende on-premise, gli hotel e le società organizzatrici di eventi subiranno una perdita di circa il 15% delle loro vendite annuali, che non sarà recuperata in questo anno solare. “Non abbiamo ancora visto cambiare nulla dal punto di vista delle vendite al dettaglio - aggiunge Simon Lawson, direttore generale di Casella Family Brands - ma abbiamo già visto un calo nel Travel Retail (traghetti, aeroporti)”.
In Spagna “dobbiamo ancora vedere gli effetti peggiori - interviene il corrispondente di Wine Intelligence Juan Park - ma l’estate si avvicinerà velocemente e contribuirà a ridurre le condizioni che favoriscono il contagio. Il grande interrogativo è se i turisti si presenteranno con il loro numero normale”.
Tra i Paesi più colpiti dal Covid-19 c’è la Corea del Sud, dove il danno alla fiducia dei consumatori, anche se non quantificabile, è rilevante. Le persone evitano di vedersi faccia a faccia, di incontrarsi per parlare di affari, di muoversi per strada anche con le auto. “Le aziende del settore prevedono un calo delle vendite del 20-30% - spiega Gregory Do di Amorim Korea - in Corea non possiamo ancora vendere vino online, ma sappiamo che il governo lo permetterà temporaneamente, magari già ad aprile. Sarà solo un “click-and-collect”, non una consegna completa, almeno non ancora. Ma è un buon inizio. Mi aspetto che, prima o poi, forse entro i prossimi due anni, il mercato del vino online venga aperto”.
Il comportamento più evidente registrato in Australia, invece, è il calo delle vendite dirette delle aziende e dell’affluenza di turisti cinesi. Sembrano tenere, al momento, le vendite on-premise. “Gli effetti dureranno a lungo dopo che il virus avrà raggiunto il suo apice - commenta la corrispondente australiana di Wine Intelligence Emma Sciara - i consumatori spenderanno con più cautela sia a livello nazionale che nei principali mercati di esportazione. Il settore del turismo si sta ancora occupando delle conseguenze degli incendi, quindi ci vorrà ancora un po’ prima di vedere un ritorno alla normalità. Dal punto di vista delle esportazioni, speriamo che parte dell’offerta in eccesso in Cina venga venduta nel periodo del Mid-Autumn Festival. Le previsioni di Abares (National Commodity Forecaster) prevedono un’annata al di sotto della media che contribuirà a compensare il calo della domanda”.
Troppo presto per sbilanciarsi ma per adesso nessun grande cambiamento nei comportamenti dei consumatori del Sudafrica. “L’enoturismo sta soffrendo, avrà un impatto sulla vendita del vino in cantina e richiederà un po’ di tempo per riprendersi - racconta il corrispondente Dimitri Coutras - perché i viaggi di piacere in Sud Africa sono spesso pianificati con molto anticipo, e potremmo non vedere la piena portata dell'effetto per un anno o più”.
Infine, chiudiamo con il Brasile, che ha già festeggiato due settimane fa il Carnevale senza grandi preoccupazioni. “La gente normale non sembra cambiare abitudini a parte qualche persona che indossa maschere per strada e alcune aziende stanno prendendo misure per isolare i dipendenti”, dice Rodrigo Lanari di Wine Intelligence Brazil.
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