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VOLA IL CONSUMO DI PASTA NEL MONDO: GLI ITALIANI I MAGGIORI CONSUMATORI

Correva l'anno 1954 quando Alberto Sordi pronunciava una frase destinata a diventare un tormentone ("maccherone m'hai sfidato e mo me te magno") in una scena della pellicola "Un americano a Roma", simbolo del rinnegamento del mito americano a favore di un piatto di spaghetti e di uno stile di vita nazionalpopolare. Proprio a partire dal 1954, con la ripresa economica, si può raccontare la storia nazionale di questo alimento, poiché nel corso di quell'anno i consumi di pasta arrivarono a toccare i 28 kg pro capite annui.

Vale a dire la stessa cifra che ancora oggi colloca l'Italia al primo posto assoluto nei consumi mondiali. Più di sessant'anni dopo il mito italiano della pasta resiste e si è diffuso nel mondo come "vessillo della cucina italiana nel mondo", stando a una definizione dell'Accademia italiana della cucina. E' il simbolo della dieta mediterranea, celebrata dai nutrizionisti a scapito delle diete "low carb", in cui "il dimagrimento si può definire fittizio - spiega Michele Giampietro, specialista in scienza dell'Alimentazione - perché dovuto soprattutto alla perdita di acqua nei muscoli".

La pasta e la dieta mediterranea "restano la migliore proposta dietetica", asserisce il nutrizionista Giorgio Calabrese. Ma la pasta può anche rappresentare un antidoto contro il malumore.
"Il consumo preferenziale dei carboidrati - afferma Giacinto Miggiano, direttore del Centro Ricerche Nutrizione Umana dell'Università Cattolica di Roma - può migliorare l'umore delle persone, in quanto il glucosio che si libera dall'amido della pasta favorisce - indirettamente la sintesi a livello cerebrale della serotonina, l'ormone della gioia e della contentezza".

Benedizioni dalla scienza e dati economici positivi, dunque, per l'industria delle paste alimentari che, secondo le stime Istat e AC Nielsen, ha chiuso il 2004 in attivo, con un incremento dell'1,8% dei volumi complessivamente prodotti. Il trend positivo è stato sostenuto anche dalla ripresa sul fronte delle esportazioni (+2,5% in quantità e +2,6% in valore). A guardare in dettaglio, i "numeri" della pasta sono da capogiro: ogni anno ne vengono prodotti e consumati nel mondo oltre 11 milioni di tonnellate. E l'Italia, con oltre 3,1 milioni di tonnellate prodotte, figura come il Paese leader indiscusso di questa produzione. Il prodotto italiano è anche saldamente presente sulle tavole di ogni longitudine e latitudine. Ogni 10 piatti di pasta, infatti, ben 3 sono realizzati con pasta italiana.

Produzione, consumo e diffusione saranno solo alcuni dei temi al centro del 3° Congresso Mondiale della Pasta che si terrà a Barcellona dal 23 al 26 ottobre, in concomitanza con il "World Pasta Day" 2005, fissato per il 25 ottobre: all'incontro parteciperanno i rappresentanti di 33 tra i principali Paesi produttori e gli esperti della filiera; attesa la proposta del presidente dell'Unafpa e dell'Unipi (rispettivamente, Unione delle Associazioni degli Industriali Pastai Europei e Unione Industriali Pastai Italiani), Mario Rummo, per l'istituzione di una "International Pasta Organization", una sorta di Onu della pasta.

"Un organismo simile - spiega Rummo - sarebbe l'icona della cultura della pasta nel mondo". Nel mondo, gli italiani si collocano come i maggiori "mangiatori di pasta", con 28 kg di consumo pro capite annuo, seguono i venezuelani, con 13 chili l anno, i tunisini (11,7 kg), svizzeri (10,1 kg), statunitensi (9 kg) e greci (8,7 kg). Sul suolo nazionale, però, esistono delle differenze di consumo tra il Sud che orgogliosamente sposta in avanti le medie di consumo, rappresentando il 40% dei 'pastaioli' nazionali, seguito dal Centro (23%), dal Nord Ovest (23%) e infine il Nord Est (14%). Sul fronte delle porzioni, invece, si registra qualche sorpresa. Sono gli abitanti del Centro, con 90 grammi a testa, quelli che concepiscono un piatto più abbondante. Contro gli 85 grammi del Nord e gli 80 del Sud e delle Isole.

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