Se spesso è la bellezza dei luoghi e dei territori a testimoniarne la storia, è l'operosità e l'ingegno di uomini e donne che in quei luoghi e territori hanno vissuto e vivono, hanno messo e mettono in pratica progetti, idee ed intuizioni, a plasmarli e fargli grandi. Come successo a Barbaresco, una delle capitali del vino delle Langhe patrimonio Unesco, dove alcuni dei più importanti nomi di ieri e di oggi del celebre rosso vengono celebrati con un’esposizione permanente di immagini in grande formato dei produttori del Comune di Barbaresco stampate su materiali che sfidano il tempo, come le blasonate etichette del Barbaresco Docg. Un percorso fra ritratti ambientati e personaggi al lavoro in vigna e in cantina; e che gira intorno al monumento simbolo del Paese, la Torre medievale di Barbaresco. È la mostra fotografica “Volti di Barbaresco”, un percorso per immagini in bianco e nero, en plein air ha come protagonisti 39 Volti del Barbaresco Docg, produttori che hanno reso grande e famoso nel mondo enologico questo piccolo paese delle Langhe, in provincia di Cuneo – di soli 600 abitanti e 41 cantine - e che dà il nome a un’intera denominazione di origine controllata e garantita (abbraccia anche Treiso, Neive e una frazione di Alba).
Da Angelo Gaja ad Alessandro, Federico, Lisa e Roberta Ceretto, da Carlo Giacosa a Carlo Boffa, da Mauro Bianco a Dave Fletcher, da Paolo Veglio a Franco Bianco, da Pier Carlo Cortese a Marco Viglino e Swantje Rausch, da Marziano Abbona a Valentina e Davide Abbona, da Piercarlo e Martina Culasso ad Emanuele Musso, da Roberto Bianco a Gualtiero e Pietropaolo Berutti, da Rosella Balocco a Giovanna Rizzolio e Italo Sobrino, da Guido Rivella a Giuseppe Marengo, da Daniela e Filippo Rigo con Andrea Salatin a Danilo Quazzolo, da Olek Bondonio a Michele e Rino Varaldo, da Alberto Cisa Asinari di Grésy e Casasco a Paolo e Valter Anfosso, da Daniela, Monica e Paola Rocca a Pino Taliano, da Sergio Minuto a Matteo Rocca, da Teobaldo Rivella a Bruno Rocca, da Romano e Paola Marengo a Massimo Rattalino, da Marco Piacentino a Giancarlo Rocca, da Luca Roagna a Roberto Minuto, fino ai Produttori del Barbaresco.
Il progetto voluto dal Comune di Barbaresco è stato realizzato tra dicembre e maggio 2021 da Max Rella, giornalista e fotografo di viaggi, enoturismo, vino e gastronomia. Un progetto articolato fotografico che nasce per dare un volto ai produttori, spesso sconosciuti ai più nonostante la notorietà di tante cantine e di alcune etichette: una raccolta di ritratti, ambientati e non, e personaggi all’opera mentre lavorano, tra le vigne, le botti e gli altri strumenti del mestiere.
Un progetto che riapre la stagione culturale della Torre di Barbaresco e del Museo Cavazza; presentato anche il catalogo in bianco e nero “Volti di Barbaresco” e la raccolta di video-pillole “Un’Annata a Barbaresco”. Sono 39 immagini stampate su pvc adesivo polimerico plastificato, che resiste qualche anno alle intemperie (sole, pioggia, umidità, etc), riproducendo il più fedelmente possibile la resa del bianco e nero. E sono accompagnate da altre 39 piccole immagini in B&N e da un testo di massimo 150 caratteri in italiano e inglese, riferito a ciascun protagonista. Le targhette esplicative comprendono anche il QR code che rimanda al sito di ogni singola cantina. La mostra prosegue poi all’interno della Torre di Barbaresco negli spazi del Museo Cavazza, ma con altre immagini degli stessi produttori proiettate a colori sulle pareti interne di pietra e mattoncini. Completa la rassegna la raccolta di video pillole - di nuovo in bianco e nero - in cui ciascun produttore racconta in libertà Un’Annata a Barbaresco: dalla più lontana alla più recente, dalla più favorevole alla più difficile; ma anche un’annata in cui è avvenuto un fatto bello e importante per la vita del produttore, come la nascita di un figlio, un matrimonio o addirittura la vittoria dell’Italia ai mondiali di calcio.
Tutto questo in un luogo simbolico del paese, la sua antica Torre medievale, uno sito impregnato di storia ed energia: una “stele” squadrata di 30 metri d’altezza e 9 metri per lato, conficcata in un basamento d’arenaria, che dall’XI secolo svetta sulle dolci colline delle Langhe - oggi Patrimonio Unesco - guardando e sorvegliando la valle del Tanaro. Caduta per lungo tempo in abbandono nell’estate di sette anni fa è stata recuperata e oggi è diventata potente veicolo culturale ed enoturistico: il suo museo interno nel 2019 ha accolto oltre 30mila visitatori (+ 40% sull’anno prima) e incassato 130mila euro di biglietti d’ingresso, risorse reinvestite in personale, progetti culturali e migliorie. Un progetto a lieto fine realizzato dal Comune di Barbaresco, che allora era guidato dall’ex sindaco Alberto Bianco, oggi vicesindaco e anche ideatore della mostra Volti di Barbaresco; progetto questo elaborato e sviluppato insieme all’autore Max Rella.
La mostra è infine accompagnata dal catalogo in bianco e nero Volti di Barbaresco, curato e realizzato da Edizioni Pubblicità Italiana, la casa editrice modenese specializzata nel mondo dell’enogastronomia (edita le riviste Premiata Salumeria Italiana, Il Pesce, Eurocarni). A firmarne la prefazione Sergio Miravalle, noto giornalista enogastronomico di lungo corso, per anni al quotidiano La Stampa e oggi direttore del trimestrale di cultura e territorio Astigiani. Il volume completa il progetto fotografico con altre immagini degli stessi produttori e del territorio ed è stato realizzato con il supporto di enti e agenzie di promozione del territorio: Ente Turismo Langhe Monferrato Roero; Fondazione Crc; Agenzia Wine Experience.
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