Dopo le cattive notizie arrivate dagli Stati Uniti, mercato straniero n. 1 per il vino italiano, dove nei primi 2 mesi 2015 le nostre esportazioni hanno registrato un calo in quantità ed in valore rispettivamente dello 0,5% e 4,5%, sullo stesso periodo 2014, il “consuntivo” del primo trimestre pare essere leggermente più positivo, quantomeno sul fronte dei volumi, ma non certo in su quello dei valori. La fonte è sempre la stessa, l’Italian Wine & Food Institute, (http://iwfinews.com) guidato da Lucio Caputo, secondo cui nei primi tre mesi dell’anno la quantità delle esportazioni italiane verso gli States è cresciuto dell’1,3%, mentre il valore è diminuito del 6,3%.
Guardando solo ai volumi, il dato assai positivo, come sottolinea lo stesso Caputo, se si considera che nel complesso le importazioni totali in quantità da parte degli Usa sono diminuite del 9,5%, con i competitor principali che hanno subito, in alcuni casi, veri e propri crolli: -26,1% l’Argentina, -20,7% l’Australia; -15,5% Cile, -1,4% la Spagna.
“A determinare queste drastiche riduzioni - spiega l’Italiana Wine & Food Institute - hanno contribuito in maniera determinante le notevolissime contrazioni delle esportazioni di vini sfusi da parte di Australia (-42,8%), Argentina (-42,4%) e Cile (-26,1 %)”, che secondo Caputo denotano una riduzione nelle vendite americane di quei vini che utilizzano i vini sfusi importati. Alla disfatta dei principali paesi concorrenti dell’Italia si è sottratta solo la Francia che ha registrato un aumento in controtendenza del 6,9% nel volume delle sue esportazioni verso gli Usa.
Evidentemente più complessa, invece, secondo il presidente dell’Italian Wine & Food Institute, la situazione sul fronte del valore. “Per la prima volta, nell’ultimo periodo, si è registrata una generalizzata contrazione che, per i Paesi europei, è conseguente al variato rapporto di cambio Euro-Dollaro - spiega Caputo - di cui si è principalmente avvantaggiata la Francia. Riduzione in valore, che essendo conseguente alla variazione del rapporto di cambio, non produce negative conseguenze per le case esportatrici. Per i Paesi extra europei, la riduzione è invece principalmente conseguente alla notevole contrazione registratasi nel volume delle loro esportazioni verso gli Usa”.
Guardando più in dettaglio i numeri, l’Italia è passata dagli 568.710 ettolitri, per un valore di 316.229.000 dollari, del primo trimestre del 2014, ai 575.970 ettolitri, per un valore di 296.224.000 dollari, del primo trimestre dell’anno in corso.
La quota di mercato dei vini importati dall’Italia è del 27,7% in quantità e al 33,5% in valore, con il Belpaese ancora saldamente leader assoluto, mentre quella dell’Australia è risultata rispettivamente del 19,2% in quantità e del 11,1% in valore. Capitolo a parte, come sempre, quello degli spumanti italiani, cresciuti del 36,2% in quantità e del 16,6% in valore, con una quota di mercato del 59,4% in volume e al 31,8% in valore.
Nel complesso, le importazioni statunitensi sono ammontate a 2.080.760 ettolitri per 883.043.000 euro, contro i 2.299.040, ettolitri per 913.568.000 dollari, con una riduzione del 9,5% in quantità e del 3,3% in valore.
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