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MERCATI E SCENARI

Wine & spirits, business da record nel 2022. Su la fascia premium, nel vino trainano gli spumanti

L’analisi dell’Iwsr - International Wine & Spirits Research. Ma cala la fiducia dei consumatori, e le previsioni non sono delle migliori
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Wine & spirits, business da record nel 2022. Ma tante incognite sul futuro

Il giro d’affari del business degli alcolici, nella prima metà del 2022, è cresciuto, toccando il suo massimo storico, ben oltre il livello pre-covid, ma i consumi, in quantità, non ancora. Un risultato che si spiega grazie alla combinazione della ripresa post-pandemia che ha visto il comparto beneficiare di una sorta di “revenge spending”, e soprattutto all’aumento dei prezzi. A dirlo l’analisi dell’Iwsr - International Wine & Spirits Research, sui dati di 20 mercati chiave che rappresentano il 75% del consumo mondiale di bevande alcoliche. A trainare, come sempre, il trend della “premiumization”, con i volumi, in questa fascia di prezzo, cresciuti del 7% nei primi 6 mesi 2022 sullo stesso periodo del 2019.
Guardando al vino, in particolare, sono ancora gli spumanti a trainare la crescita, con le bollicine premium che crescono del +8% nel semestre (il raffronto è con il 2021) contro il +1% del vino fermo. Champagne e Prosecco sono le locomotive di questo fenomeno di crescita, in tanti mercati, come Usa, Francia, Giappone ed Italia, ma anche in mercati come India, Messico e Spagna, tra gli altri.
Ma in attesa della chiusura del 2022, che dovrebbe essere nel complesso positiva per il settore, a livello globale, iniziano ad arrivare i primi segnali delle difficoltà che pesano già sulla chiusura dell’anno, e che dovranno essere affrontate nel 2023, anche se non in tutto il mondo le cose sono uguali. Se il continuo aumento del costo della vita fa diminuire la fiducia dei consumatori soprattutto in Europa, ed in particolare nel Regno Unito, in Usa c’è il sentiment è più positivo, ma si predica cautela, soprattutto tra le fasce di reddito medio-basse. Più ottimismo, invece, nell’area Asia-Pacifico, dove i consumatori di India e Cina sono molto più positivi riguardo alla vita e alle finanze (quadro emerso ad ottobre, e da riconsiderare alla luce delle nuove misure restrittive anti-Covid in Cina, con intere città in lockdown, ndr).
E, a quanto pare, in molti mercati si va verso minori consumi di vino e birra, a favore di whisky, tequila, gin e cognac. Ma oltre a questo fenomeno che si registra soprattutto tra le fasce di reddito più basse, un altro trend è la riduzione della quantità per mantenere la qualità di quello che si beve, con una spinta alla moderazione nei consumi guidata sia da aspetti salutistici (come conferma la crescita di interesse per le bevande ed i vini a basso tenore alcolico, o per le varianti analcoliche, soprattutto per la birra, in particolare tra i giovani) che economici. Tra i diversi canali di consumo, l’on-trade cresce di più dell’off-trade, anche se la ripresa del fuori casa, probabilmente, frenerà a causa del contesto economico. Secondo l’Iwsr, infatti, l’aumento del costo della vita spingerà sempre più i consumatori verso il consumo a casa; il settore horeca dovrà concentrarsi sull’offerta di esperienze per poter competere. Le vendite online di alcolici, di contro, continueranno a crescere, anche se a un ritmo più moderato dopo l’impulso dato dalle chiusure per la pandemia (+34% la crescita del valore stimata, fino al 2026, nei mercati chiave).

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